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Iniziano le avventure di Auriel nel Wild Wild West
Qui verran vergate le parole e le gesta di Auriel, che venne nel West colle sue sorelle a cercar fortuna, la prima Hannah approdò per prima dalla natia Inghilterra, sapeva scrivere alati versi e delicate poesie, soleva dedicarle agli amici che incontrava nel West, era amica di tutti quelli che incontrava, non credeva ne alla malvagità assoluta, ne al male, nelle sue lettere ci narrava che trovava questa terra magnifica, selvaggia e passionale ad un tempo, ci raccontava della città che aveva fondato dei suoi amici, delle sue avventure e dei suoi viaggi, naturalmente, scriveva ai miei genitori, che da stretti osservanti qual erano, nel leggercele le correggevano un bel po’, specialmente dove parlava dei suoi amici nel West, ma a me non la contavan per nulla, magari alla mia gemella sì, credulona come poche, ed imbevuta del loro stesso perbenismo, la davano a bere, ma io non riuscivo a credere conoscendola, che fosse solo così aulica e perbenista in fondo era stata la prima ad andarsene e non certo per gentile concessione dei nostri genitori, strettamente osservanti, anzi da quel che rammento di quei giorni, tirava un’aria cosi spessa da tagliarsi col coltello, in casa non si sentiva volare una mosca, del resto non è che ce ne fossero molte in giro, in quella casa, solo noi e la gente che secondo mio padre faceva parte della famiglia, secondo me, erano dei poveracci che non avevano trovato un buon lavoro e che erano abbastanza simili a domestici , ma erano della famiglia, una bella grande famiglia, padre, madre un sacco di figlie e nessun figlio, credo che a mio padre un pò dispiacesse, in ogni caso ci pensavo io a movimentare la casa, assieme ad Hannah prima che partisse per la nuova Terra, poi ci stavano le mie gemelle, e pensate che fantasia, ci hanno chiamate tutte e tre Auriel, per distinguerci aggiungevano Prima, Seconda e Terza, io ero la Seconda, una vera peste da appena nata a dir loro, a parere mio, non mi facevo mettere in testa i piedi da nessuno, ne dai miei genitori ne dalle mie sorelle, ma torniamo a noi.
Dicevo che non credevo alla versione delle lettere di Hannah propinateci dai miei, e col coltellino che mi aveva lasciato prima di partire per non so dove, ben presto sono riuscita ad aprire il cassetto dove conservavano quelle lettere e me le son letta tutte, una ad una, volevo sapere perché Hannah se ne era andata, e lo scopersi ben presto, come maggiore fra noi, avrebbe dovuto sposare, un tizio scelto da nostro padre, che a lei non piaceva per nulla, era un buon giovane di elevata famiglia come la nostra, religiosa come non mai, e di una noia mortale, insomma la vita che si preparava per il mio idolo Hannah equivaleva a far sì che divenisse l’orgoglio della casa, mentre per lei equivaleva al seppellirsi ancora viva in un mausoleo, simile a quello in cui vivevamo, ma con molti minor privilegi e tantissimi doveri, Hannah preferì imbarcarsi per il nuovo mondo, fuggendo prima che si compisse il suo destino, ma per spiegare questo aveva lasciato una lettera sullo scrittoio di mio padre prima di andarsene.
Lessi quelle lettere più e più volte, avevo sempre ammirato Hannah per il suo spirito libero e temerario e dopo il suo gesto ancora di più, lei si che sapeva mettersi in gioco, non come quelle sciocche ragazze della sua età, che svenivano per un nonnulla, anche per il volo di una zanzara, naturalmente ho sempre cercato di emularne le gesta, non c’era monello da strada con cui non facessi amicizia, con cui passare ore piene di avventure, bastava che vedessi un animale malconcio o ferito che lo portavo a casa per curarlo, colla disperazione dello stalliere che doveva nasconderli e dargli da mangiare, io lo curavo per come potevo, quando riuscivo a sgattaiolare via dalla sorveglianza di mia madre ed Auriel Prima, che ne divenne presto lo specchio.
Le volevo bene certo come ad Auriel Terza, ma era troppo diversa da me e cercavo di proteggere quest’ultima, dai castighi che regolarmente prendeva, alcuni, anzi molti, a causa mia, il metodo di punizione, consisteva nel leggere e commentare, brani scelti dal Libro dei Salmi, ovviamente brani che discettavano sulla sottomissione, l’obbedienza ed argomenti similari, per Auriel Prima, queste ore passate in meditazione e preghiera erano un balsamo per lo spirito, per me e per Auriel terza, una tortura infinita, e dimostravo il mio affetto per Auriel Prima, facendole dispetti vari con l’aiuto di Terza... una volta le abbiamo messo un topolino nel letto, era piccolo grigio e carino e molto amichevole per giunta, ma dalle urla di Prima, sembrava avesse visto un leone, che esagerata…..quella volta ci punirono per bene, chiuse in camera per tre giorni, ci venivano portati i pasti, che all’inizio non toccavamo, poi dopo un po’ la fame era tanta ed abbiamo iniziato a mangiare, poi debitamente pentite siamo state riaccolte, in seno alla famiglia, ovvio che Prima la pagò cogli interessi, ma ci eravamo fatte furbe e cercavano sempre di coprire i nostri dispetti con la casualità e scusandoci per prime dell’accaduto, ad esempio, per caso mi è capitato di macchiare il suo fazzoletto migliore, con dell’inchiostro, son corsa da mamma piangente autoaccusandomi del malfatto, adducendo come scusante, che si era versato mentre stavo scrivendo le Meditazioni Giornaliere e Mamma mi diceva di non preoccuparmi, perché era solo stato un incidente, assicurandomi che Prima non se la sarebbe certo presa per una cosa così materiale come un fazzoletto, dopo qualche giorno era il turno di Terza, e così via, non così spesso da apparire eclatante, ma abbastanza da far sorgere il dubbio a Prima, che tuttavia non esprimeva a Mamma i suoi sospetti per non farle pensare che fosse attaccata ai beni materiali.
Così la mia vita scorreva più o meno beatamente, quando riuscivo ad uscire per conto mio, beh mi ero fatta una certa fama fra i miei coetanei, non era il caso che qualcuno si azzardasse a fare dello spirito gratuito sul fatto che fossi una ragazza, ero diventata piuttosto rapida a lanciare il mio coltello, stavo ben attenta a non ferire nessuno sia chiaro, ma a nessuno fa piacere sentir sibilare un coltello vicinissimo, a poche spanne dalle…..orecchie, ma un giorno tornando a casa, per caso ho sentito una conversazione molto interessante provenire dallo studio di mio Padre, si parlava di un grande viaggio li a breve che ci avrebbe portati nella Nuova Terra e che dovevamo essere pronti quanto prima, ogni maggiorente, doveva provvedere a far sì che i familiari fossero pronti a partire per il sei settembre, ed eravamo oltre la metà di agosto, naturalmente lui s’era ben guardato dall’avvertirci, a me non piaceva proprio l’idea di dover andare e lasciare i miei amici, pensai bene di informare Prima e Terza, erano le persone a me più care, Padre e re erano due figure troppo distanti e sospettavo che fossero d’accordo, la reazione di Prima mi deluse molto, fu subito chiaro che la volontà dei Genitori era legge e noi dovevamo obbedienza e rispetto come degne loro figlie, terza era combattuta, meno volitiva di me si lasciava convincere troppo facilmente e poi, dopo ho saputo che Prima era stata promessa da mio Padre al medesimo uomo designato per Hannah, non importava che fosse più grande di lei, e quella sciocca aveva accettato per il dovere di obbedienza filiale, ma al momento non lo sapevo, e non volendo rischiare di mettere nell’ennesimo pasticcio Terza, finsi di accondiscendere, anche se con riluttanza, prima si rallegrò molto della mia supposta maturità e non sollevai più il discorso, feci solo i preparativi per la mia fuga, volevo emulare Hannah, scegliendo la mia vita, purtroppo per me, ero ancora troppo giovane ed inesperta, Prima riferì puntualmente tutto, non ero riuscita a convincerla, anzi la mia accettazione l’aveva resa ancora più sospettosa, al punto da mettere in guardia i nostri Genitori, che iniziarono a sorvegliarmi attentamente, non facendosene accorgere.
I miei goffi tentativi, anche se allora li ritenevo furbissimi, non passarono quindi inosservati, la mia fuga durò solo poche ore, fui riacciuffata ignominiosamente da parenti che mio padre aveva allertato e ricondotta a casa, da quel momento fino all’imbarco, il 6 settembre del 1660, rimasi chiusa in camera mia, ne strilli ne pianti servirono a nulla, nessuna mia protesta fu ascoltata e neppure il mio silenzio ed giunto il fatidico giorno, sotto scorta, dei cugini e degli zii, fui gentilmente accompagnata a bordo della Mayflower, a Plymouth, un imponente galeone a tre alberi, così appariva ai miei occhi, ma in realtà poi scoprii poco più di una bagnarola, alla cui guida erano i Padri Carver e Brewster, tentai di sfuggire loro, ma non vi era modo possibile a farsi, ci imbarcammo diretti alla Nuova Terra, se magari non fossi stata costretta a quel modo, sia il viaggio che la destinazione, avrei potuto accettarli, ma non così, il viaggio fu lungo e pericoloso, molti si ammalarono di stenti e di freddo, alcuni morirono, venti gelidi e tempeste spazzavano la tolda della nave, le notti erano lunghe ed interminabili, il gelo penetrava ovunque, per riscaldarci un poco, dovevamo stringersi assieme, non perdonerò mai i miei per averci fatto patire così per il loro egoismo, specialmente quando ho visto Terza tremare violentemente ardendo di febbre ed io la abbracciavo per impedirle di farsi male e tenerla al caldo, mentre Prima, anche lei insieme a me, biascicava preghiere, raccomandandosi a Colui che protegge, ma ecco che il viaggio dopo due mesi d’inferno ebbe termine, in una baia deserta e ventosa, la Baia di Cape Cod, in quella landa desolata che era il Massachussets…..ma non finisce qui….
Qui verran vergate le parole e le gesta di Auriel, che venne nel West colle sue sorelle a cercar fortuna, la prima Hannah approdò per prima dalla natia Inghilterra, sapeva scrivere alati versi e delicate poesie, soleva dedicarle agli amici che incontrava nel West, era amica di tutti quelli che incontrava, non credeva ne alla malvagità assoluta, ne al male, nelle sue lettere ci narrava che trovava questa terra magnifica, selvaggia e passionale ad un tempo, ci raccontava della città che aveva fondato dei suoi amici, delle sue avventure e dei suoi viaggi, naturalmente, scriveva ai miei genitori, che da stretti osservanti qual erano, nel leggercele le correggevano un bel po’, specialmente dove parlava dei suoi amici nel West, ma a me non la contavan per nulla, magari alla mia gemella sì, credulona come poche, ed imbevuta del loro stesso perbenismo, la davano a bere, ma io non riuscivo a credere conoscendola, che fosse solo così aulica e perbenista in fondo era stata la prima ad andarsene e non certo per gentile concessione dei nostri genitori, strettamente osservanti, anzi da quel che rammento di quei giorni, tirava un’aria cosi spessa da tagliarsi col coltello, in casa non si sentiva volare una mosca, del resto non è che ce ne fossero molte in giro, in quella casa, solo noi e la gente che secondo mio padre faceva parte della famiglia, secondo me, erano dei poveracci che non avevano trovato un buon lavoro e che erano abbastanza simili a domestici , ma erano della famiglia, una bella grande famiglia, padre, madre un sacco di figlie e nessun figlio, credo che a mio padre un pò dispiacesse, in ogni caso ci pensavo io a movimentare la casa, assieme ad Hannah prima che partisse per la nuova Terra, poi ci stavano le mie gemelle, e pensate che fantasia, ci hanno chiamate tutte e tre Auriel, per distinguerci aggiungevano Prima, Seconda e Terza, io ero la Seconda, una vera peste da appena nata a dir loro, a parere mio, non mi facevo mettere in testa i piedi da nessuno, ne dai miei genitori ne dalle mie sorelle, ma torniamo a noi.
Dicevo che non credevo alla versione delle lettere di Hannah propinateci dai miei, e col coltellino che mi aveva lasciato prima di partire per non so dove, ben presto sono riuscita ad aprire il cassetto dove conservavano quelle lettere e me le son letta tutte, una ad una, volevo sapere perché Hannah se ne era andata, e lo scopersi ben presto, come maggiore fra noi, avrebbe dovuto sposare, un tizio scelto da nostro padre, che a lei non piaceva per nulla, era un buon giovane di elevata famiglia come la nostra, religiosa come non mai, e di una noia mortale, insomma la vita che si preparava per il mio idolo Hannah equivaleva a far sì che divenisse l’orgoglio della casa, mentre per lei equivaleva al seppellirsi ancora viva in un mausoleo, simile a quello in cui vivevamo, ma con molti minor privilegi e tantissimi doveri, Hannah preferì imbarcarsi per il nuovo mondo, fuggendo prima che si compisse il suo destino, ma per spiegare questo aveva lasciato una lettera sullo scrittoio di mio padre prima di andarsene.
Lessi quelle lettere più e più volte, avevo sempre ammirato Hannah per il suo spirito libero e temerario e dopo il suo gesto ancora di più, lei si che sapeva mettersi in gioco, non come quelle sciocche ragazze della sua età, che svenivano per un nonnulla, anche per il volo di una zanzara, naturalmente ho sempre cercato di emularne le gesta, non c’era monello da strada con cui non facessi amicizia, con cui passare ore piene di avventure, bastava che vedessi un animale malconcio o ferito che lo portavo a casa per curarlo, colla disperazione dello stalliere che doveva nasconderli e dargli da mangiare, io lo curavo per come potevo, quando riuscivo a sgattaiolare via dalla sorveglianza di mia madre ed Auriel Prima, che ne divenne presto lo specchio.
Le volevo bene certo come ad Auriel Terza, ma era troppo diversa da me e cercavo di proteggere quest’ultima, dai castighi che regolarmente prendeva, alcuni, anzi molti, a causa mia, il metodo di punizione, consisteva nel leggere e commentare, brani scelti dal Libro dei Salmi, ovviamente brani che discettavano sulla sottomissione, l’obbedienza ed argomenti similari, per Auriel Prima, queste ore passate in meditazione e preghiera erano un balsamo per lo spirito, per me e per Auriel terza, una tortura infinita, e dimostravo il mio affetto per Auriel Prima, facendole dispetti vari con l’aiuto di Terza... una volta le abbiamo messo un topolino nel letto, era piccolo grigio e carino e molto amichevole per giunta, ma dalle urla di Prima, sembrava avesse visto un leone, che esagerata…..quella volta ci punirono per bene, chiuse in camera per tre giorni, ci venivano portati i pasti, che all’inizio non toccavamo, poi dopo un po’ la fame era tanta ed abbiamo iniziato a mangiare, poi debitamente pentite siamo state riaccolte, in seno alla famiglia, ovvio che Prima la pagò cogli interessi, ma ci eravamo fatte furbe e cercavano sempre di coprire i nostri dispetti con la casualità e scusandoci per prime dell’accaduto, ad esempio, per caso mi è capitato di macchiare il suo fazzoletto migliore, con dell’inchiostro, son corsa da mamma piangente autoaccusandomi del malfatto, adducendo come scusante, che si era versato mentre stavo scrivendo le Meditazioni Giornaliere e Mamma mi diceva di non preoccuparmi, perché era solo stato un incidente, assicurandomi che Prima non se la sarebbe certo presa per una cosa così materiale come un fazzoletto, dopo qualche giorno era il turno di Terza, e così via, non così spesso da apparire eclatante, ma abbastanza da far sorgere il dubbio a Prima, che tuttavia non esprimeva a Mamma i suoi sospetti per non farle pensare che fosse attaccata ai beni materiali.
Così la mia vita scorreva più o meno beatamente, quando riuscivo ad uscire per conto mio, beh mi ero fatta una certa fama fra i miei coetanei, non era il caso che qualcuno si azzardasse a fare dello spirito gratuito sul fatto che fossi una ragazza, ero diventata piuttosto rapida a lanciare il mio coltello, stavo ben attenta a non ferire nessuno sia chiaro, ma a nessuno fa piacere sentir sibilare un coltello vicinissimo, a poche spanne dalle…..orecchie, ma un giorno tornando a casa, per caso ho sentito una conversazione molto interessante provenire dallo studio di mio Padre, si parlava di un grande viaggio li a breve che ci avrebbe portati nella Nuova Terra e che dovevamo essere pronti quanto prima, ogni maggiorente, doveva provvedere a far sì che i familiari fossero pronti a partire per il sei settembre, ed eravamo oltre la metà di agosto, naturalmente lui s’era ben guardato dall’avvertirci, a me non piaceva proprio l’idea di dover andare e lasciare i miei amici, pensai bene di informare Prima e Terza, erano le persone a me più care, Padre e re erano due figure troppo distanti e sospettavo che fossero d’accordo, la reazione di Prima mi deluse molto, fu subito chiaro che la volontà dei Genitori era legge e noi dovevamo obbedienza e rispetto come degne loro figlie, terza era combattuta, meno volitiva di me si lasciava convincere troppo facilmente e poi, dopo ho saputo che Prima era stata promessa da mio Padre al medesimo uomo designato per Hannah, non importava che fosse più grande di lei, e quella sciocca aveva accettato per il dovere di obbedienza filiale, ma al momento non lo sapevo, e non volendo rischiare di mettere nell’ennesimo pasticcio Terza, finsi di accondiscendere, anche se con riluttanza, prima si rallegrò molto della mia supposta maturità e non sollevai più il discorso, feci solo i preparativi per la mia fuga, volevo emulare Hannah, scegliendo la mia vita, purtroppo per me, ero ancora troppo giovane ed inesperta, Prima riferì puntualmente tutto, non ero riuscita a convincerla, anzi la mia accettazione l’aveva resa ancora più sospettosa, al punto da mettere in guardia i nostri Genitori, che iniziarono a sorvegliarmi attentamente, non facendosene accorgere.
I miei goffi tentativi, anche se allora li ritenevo furbissimi, non passarono quindi inosservati, la mia fuga durò solo poche ore, fui riacciuffata ignominiosamente da parenti che mio padre aveva allertato e ricondotta a casa, da quel momento fino all’imbarco, il 6 settembre del 1660, rimasi chiusa in camera mia, ne strilli ne pianti servirono a nulla, nessuna mia protesta fu ascoltata e neppure il mio silenzio ed giunto il fatidico giorno, sotto scorta, dei cugini e degli zii, fui gentilmente accompagnata a bordo della Mayflower, a Plymouth, un imponente galeone a tre alberi, così appariva ai miei occhi, ma in realtà poi scoprii poco più di una bagnarola, alla cui guida erano i Padri Carver e Brewster, tentai di sfuggire loro, ma non vi era modo possibile a farsi, ci imbarcammo diretti alla Nuova Terra, se magari non fossi stata costretta a quel modo, sia il viaggio che la destinazione, avrei potuto accettarli, ma non così, il viaggio fu lungo e pericoloso, molti si ammalarono di stenti e di freddo, alcuni morirono, venti gelidi e tempeste spazzavano la tolda della nave, le notti erano lunghe ed interminabili, il gelo penetrava ovunque, per riscaldarci un poco, dovevamo stringersi assieme, non perdonerò mai i miei per averci fatto patire così per il loro egoismo, specialmente quando ho visto Terza tremare violentemente ardendo di febbre ed io la abbracciavo per impedirle di farsi male e tenerla al caldo, mentre Prima, anche lei insieme a me, biascicava preghiere, raccomandandosi a Colui che protegge, ma ecco che il viaggio dopo due mesi d’inferno ebbe termine, in una baia deserta e ventosa, la Baia di Cape Cod, in quella landa desolata che era il Massachussets…..ma non finisce qui….