Il diario di Auriel

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secondo me tra poco arriva colombatio che e il fratello scemo di ricciotto
io parlavo della lazio lui si pensava, parole di forte , al hazio
a malinconia cosa hai fatto che mad non è mai sazio

quandìè che Auriel viene a romm???

su su che a felsina non avete il nostro brunello
e manco qlc bello
pane e tavernello
in piu abbiamo il budello della ww vestita da pompiere
sorride e fa i lavori senza ridere


Avessi capito 1 parola!!
Se scrivevi in aramaico antico forse capivo di più!!
 

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Solo un secondo per comprendere che a volte basta poco, tanto così a far perdere ciò che di prezioso si ha al mondo, un istante che può esser più lungo di intere ore, che fa riflettere e capire, fa sentire la paura, il terrore per sé o per altri, qualcosa che sfugge al tuo controllo, che ti pone in balia di altri, sottoposta al volere di chi non ha un motivo al mondo per amarti, anzi che approfitta della tua debolezza per farne scempio, una frazione di un tempo che sfugge alla tua vita e che ti fa capire quanto questa sia preziosa ed unica e sola, in quei breve lasso di tempo ti chiedi, ho vissuto, ho amato ma adesso son io e sola, sola con me stessa, colla paura, colla percezione netta di non esser più io a decidere per me, ma solo una cosa chiamata destino.

Solo un momento per decidere ciò che fare, mi divincolo un poco, per raggiungere il mio coltellino che è appena fuori la portata delle mie dita lo sento è lì, ma non riesco ad arrivarci, anche se mi allungo più che posso all’improvviso un rumore di cavalli, voci di uomini, ancora, a questo punto mi fermo, non faccio più alcun rumore, resto solo in attento ascolto di quello che sta per succedere, i cavalli ora son fermi sento solo le voci, non distinguo quello che dicono, ma non sembrano alterate, sento che ridono, che mentre si muovono parlano, ora che son più vicini ne distinguo anche le parole, commentano il disastro che si è abbattuto lì, ridono, sono allegri mentre si chiedono cosa sia successo, io piango lacrime silenziose, al pensiero di quella distruzione, ma sono anche contenta che sia successo mentre ero sola e nessuno dei miei cari amici sia rimasto coinvolto, non avrei sopportato il pensiero che qualcosa di male potesse succedere alla dolce Oliviuli, anche se so che avremmo lottato come due leonesse, e che gli uomini avrebbero certo opposto una strenua resistenza, ma credo che la lezione mi sia bastata, nessuno più mi ridurrà alla sua mercè, non lo permetterò ancora, ma ecco che ora le voci son vicinissime.

Si stupiscono che sia ancora integra quella capanna, mentre tutto intorno è distrutto e si chiedo no se questa sia una trappola, ora non ridono, son diventati sospettosi e prudenti, se non mi trovassi in quelle condizioni lo troverei quasi umoristico, in realtà penso di essere più in pericolo di prima, non so che reazione avranno al vedermi legata come un salamino , cerco di appoggiarmi il più possibile al muro di legno, poco altro posso fare che sperare di non essere notata nel buio poche speranze, ma meglio di nulla, ecco che la porta si spalanca, aperta con un calcio da uno dei due, accecata dal sole socchiudo gli occhi, solo due ombre vedo stagliarsi nel riquadro luminoso della porta che si apre.

In compenso mi vedono subito, uno dei due dice solo “guarda, guarda” mi preparo, non avranno vita facile se intendono approfittare della situazione, nel frattempo muovendomi ero riuscita finalmente a prendere il mio fido coltello, sarà solo un pungiglione, come diceva il mio soldato Aglio, ma al punto giusto fa male un bel po’, ora che i miei occhi si son adeguati alla luce, li distinguo meglio, un soldato ed un cercatore di tesori, si avvicinano piano, hanno notato il mio ritrarmi, il soldato mi dice di star calma mentre il cercatore di tesori mi chiede cosa sia successo lì, mentre il soldato inizia a sciogliere i legacci che mi stringono, racconto loro la storia di quello che è accaduto, l'avventuriero mi guarda perplesso, di certo mille domande gli attraversano la mente, ma conosce la prima legge del West, - farsi i fatti propri - e non interviene per ora, intanto il soldato mi ha slegata.

Per prima cosa tiro su le ginocchia e le abbraccio, cercando di calmare il tremito ed il dolore che mi era piombato addosso all’improvviso, il soldato lo capisce e seguita a parlarmi per trasmettermi la sua calma ed il suo equilibrio, mi dice il suo nome Malinconia e quello del suo amico Kublyck stavano rientrando alla loro città la ROOM-339 per raccontare agli altri le notizie scoperte in quel viaggio, adesso riesco a guardarlo meglio, credo di aver già detto sa qualche parte che non mi piace essere vista non al meglio di me e loro sicuramente hanno visto il peggio, scarmigliata e legata come un salamotto, mi stupisce che si siano anche solo avvicinati, poi adesso che si riattiva la circolazione si mette in marcia una marea di formichine che mordono la pelle, riallungo le gambe e mi giro a sedere vicino al soldato che ancora cerca di tranquillizzarmi, gli sono veramente grata per questa premura.

Intanto l’avventuriero Kublyck mi fa una domanda, mi chiede cosa cercassero a parte l’ovvio, la mia dolce personcina, ha notato che nell’accampamento pare esser passato un tornado, beh perspicace il tipo, ma dato che la lezione è ancora ben fresca, sono un pochetto restia a spiattellare tutto come mio solito, glisso elegantemente sulla risposta, dicendo che magari speravano di trovare chissà quali tesori, ma visto il risultato, il nulla, si devono essere infuriati un bel po’, noto un luccichio sospetto nei suoi occhi, si dice che un cercator di tesori ne fiuti uno a miglia di distanza e lì non ci son miglia bastanti ed il suo fiuto deve essere ottimo, mentre cerco colle mani di aggiustare un poco quella che una volta era una serie di onde di seta nera lucente ed ora una massa inidentificata, ringrazio il soldato Maliconia con uno sguardo dolce e pieno di calore, per il modo di fare e per la sua premura.

Cerco di alzarmi, ma non ce la faccio e ricado seduta, nel frattempo le formichine si danno un bel pò da fare, a dare l’assalto ai miei muscoletti, pungono e morsicano, lo so devo aver pazienza i muscoli devono riattivarsi dopo l’immobilità, i piedi nemmeno più li sento, Malinconia ha notato il mio gesto e si alza tendendomi la mano per aiutarmi ad alzarmi, la prendo e stavolta riesco ad alzarmi, il tempo di fare appena tre passi e se non ci stava Kublyk a sorreggermi ecco che finivo ancora per terra, a questo punto sono costretta ad appoggiare il mio braccio al loro per uscire da quella capanna, che dire mi sento quasi una regina con due angeli custodi al fianco, un pò male in arnese ma datemi il tempo di rimettermi a posto e vedrete che cambiamento, intanto usciamo dalla capanna, a vedere quello spettacolo mi escono due lacrime che vanno a rigare il mio visino d’angelo, Malinconia e Kublyk mi accompagnano, a quello che era il resto del piccolo fuoco mi siedo sono ancora molto debole mentre, riattizzano il fuoco e mettono a bollire il caffè decido di raccontar loro la storia completa, stavolta non tralasciando nulla, e confermando così il luccichio divertito degli occhi di Kublyk, di un tesoro che i banditi non erano riusciti a trovare.

Malinconia mi guardava attento ai particolari … della banda di fuorilegge per sapere se poteva averli già incontrati, che dire il caffè ha il suo potere rinvigorente, appena mi sento più in forze accompagno Malinconia e Kublyk, dove ho lasciato le pietre che avevo raccolto, in quella rientranza, una specie di piccola grotta nascosta dai rami fronzuti, mentre loro si occupano, di radunare le pietre sia quelle gialline che quelle colorate che avevo nascosto lì, ne approfitto per sistemarmi un pochetto, un po’ di toilette, messa a punto dei capelli, ne vado molto fiera del resto, l’acqua come sempre fa il suo dovere, non ci sta nulla di meglio, forse solo ….un bicchiere di latte fresco al saloon, beh per il resto della mattina abbiamo tutti da fare, ci si ritrova al campo per il mezzodì, qualcosa si riesce a rimediare e lo stufato presto inizia a bollire piano, quella sarà la cena, per il pranzo ci accontentiamo di gallette e carne secca, ma adesso va molto meglio, mi sento tornata ad esser me stessa, e a questo punto anche grazie a loro non mi faccio prendere dallo sconforto, naturalmente le occhiate che mi lanciano sono più che eloquenti, ma si resta sullo scherzo, i commenti sul… tesoro nascosto si sprecano.

Dopo un bel po’ di risate ci rimettiamo al lavoro, loro finiscono di sistemare le pietre in sacchetti facili da trasportare, io recupero il salvabile, alcune pelli son da buttare, altre le arrotolo per poterle agevolmente portare, per fortuna il pacco con l’abito donatomi da Oliviuli è integro e posso portarlo con me, i ricordi sono al sicuro nel mio cuore e nella mia mente, ed ecco che arriva il tramonto, il profumo dello stufato richiama tutti attorno al fuoco, le ciotole son lì accanto pronte ad essere usate, un mestolo ciascuno e si cena, poi le storie da narrare accanto al fuoco acceso, i due uomini hanno i loro beveraggi io il mio caffè e si fa a gara nel narrare storie, io dei sobborghi di Londra, loro della città dove vivono ROOM-339 , per loro Londra è una fiaba lontana e che sa di elegante e raffinato, li sentissero i miei li taccerebbero di un sacco di cose sgradevoli, a me la loro città da l’impressione di un posto dove ci si diverte parecchio almeno a sentirle narrare, ma il concetto di divertimento è quanto mai labile, intanto la serata è perfetta, le stelle, la prateria, i coyotes che cantano la loro canzone d’amore alla luna, si sentono in lontananza.
 
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>>segue Il salvataggio

La notte è colma di magia, quella magia che prende al cuore, quella magia che lascia parlare la natura e ne dispiega la bellezza selvaggia, le fiamme danzano alte, noi tre seduti accanto al fuoco, a parlare, parlare, parlare, mi raccontano che nella loro città è più facile andar sdraiati a terra, svenuti che alzarsi la mattina, i duelli son all’ordine del giorno, che sono una banda di uomini che han tirato su una città a loro misura, birra e whisky e tequila scorrono a fiumi, il saloon è fornitissimo, il vecchio Henry, li conosce tutti come le sue tasche, …ma tutti i baristi si chiamano così nel West? Una piccola domanda che mi è venuta in mente, ma non importa poi molto, le risse al saloon si sprecano, basta mezza parola di troppo, ed è molto facile coglierla anche sussurrata a mezza voce, insomma dei bravi ragazzi.
Ecco che naturalmente compare un banjo e da lì iniziamo a cantare come tre usignoli, a dire il vero l’unico usignolo son io, gli altri due piu che usignoli sembrano ….va beh diciamo aquile va, ma non so se cantan di notte, però se cantassero di sicuro farebbero così…iniziamo con un classico

La su in cima al Monte Nero
C'è una piccola caverna
Ci son dodici briganti
Al chiaror di una lanterna
Caramba beviamo del whisky yuhuu
Caramba beviamo del gin del gin
E tu non dar retta al cuore
Che tutto passerà
Mentre tutti son festanti uno solo resta muto
Ha il bicchiere ancora pieno perché mai non ha bevuto?
Ma non puoi dimenticare il brigante e la sua bella
I suoi occhi come il mare la sua bocca tanto bella
(canzoni del campo)

A seguire

Scende già la sera su di noi
tutto quanto tace e l'acqua e poi...
resta sol la brace della giornata,
restiamo in silenzio ad ascoltar...
Le stelle, la luna, le lucciole,
l'amico che sempre incontrerai.
Sentiamo lontana la città:
la campagna vive le sue ore con noi...
la stagione calda riempie l'aria
forte col suo odore di umiltà...
(canzoni del campo)

E come potrebbe mancare

Oh Susanna!
verro' dall'alabama
e il mio banjo
avro' con me
andro' nella louisiana
per rivedere te
il giorno che ti salutai
la pioggia ci bagno'
ma l'ultimo sorriso tuo
il cuore mi scaldo'
oh susanna
non piangere perche'
verro' dall'alabama
e il mio banjo
avro' con me
il giorno che ti salutai
la pioggia ci bagno'
ma l'utimo sorriso tuo
il cuore mi scaldo'.

e solo l'altra notte che
ho visto in sogno te
avevi il pianto
agli occhi che
venivi incontro a me
un bianco fazzoletto
in mano avevi tu
ti dissi oh mia susanna no
non devi piangere piu'
oh susanna
non piangere perche'
verroÆ dall'alabama
e il mio banjo
avro' con me
un bianco fazzoletto
in mano avevi tu
ti dissi
oh mia susanna no
non devi piangere piu'

saro' presto a new orleans
e la ti cerchero'
sta certa mia susanna che
mai piu' ti lascero'
e di dolore morirei
se non trovassi te
ma tu dolce susanna no
non piangere per me
oh susanna
non piangere perche'
verro' dall'alabama
e il mio banjo
avro' con me
e di dolore morirei
se non trovassi te
ma tu dolce susanna no
non piangere per me.
musica
saro' presto a new orleans
e la ti cerchero'
sta certa mia susanna che
mai piu' ti lascero'
e di dolore morirei
se non trovassi te
ma tu dolce susanna no
non piangere per me
oh susanna
non piangere perche'
verro' dall'alabama
e il mio banjo
avro' con me
e di dolore morirei
se non trovassi te
ma tu dolce susanna no
non piangere per me.
(canzone Western]

Narra tu che racconto io, cantiamo a turno ed insieme, le ore passano liete, fra poco anche la luna va a dormire, e noi ancora lì a parlare, nessuno pare stanco, nessuno vuole che la magia di quella notte finisca, le tenebre si fan più fitte, anche il fuoco ora sbadiglia, solo le stelle nel cielo a brillar per l’ora più buia della notte, ora davvero è giunto il tempo di riposare prima della venuta del nuovo giorno, copriamo il fuoco ed i due gentiluomini mi lasciano la capanna, per loro …per coperta il cielo trapunto di stelle e la sella per cuscino, ma lascio loro delle pelli con cui coprirsi per non prendere freddo, a turno alimenteranno il fuoco a che l’indomani sia pronto, un ultimo saluto e li lascio per entrare nella capanna, li sento ancora parlare e non so di cosa, le palpebre mi si chiudono da sole, ancora un secondo… e buonanotte a me.
 

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Ancora insieme

Un nuovo giorno s’appresta a nascere ed il profumo del caffè arriva grato a solleticarmi le nari, ma che avranno i signori contro un sano poltrire? …Va beh accettiamo quel che porta il destino, un po’ di rimessa a punto non guasta, i bagordi notturni son belli ed intensi, ma lasciano tracce sul viso, un po’ di occhiaie e cosette del genere, ma per fortuna si risolvono presto, i miei due angeli, sveglissimi e pimpanti, dove la prenderanno tutta questa energia lo san solo loro, esco dalla capanna e trovo Malinconia e Kublyk sorridenti accanto al fuoco ad attendere che il caffè sia pronto, mi unisco a loro e decidiamo il programma del giorno, Kublyk vuol provare a cercare qualche bella pietruzza, ed invita Malinconia ad andare con lui, noto il suo sguardo indagatore rivolto all’amico, in fondo è un soldato e credo ne sappia quanto me di cercar pietre o oro, ma tant’è, dopo una bella tazza fumante di caffè nero, bollente, se ne vanno al fiume, io in teoria dovrei spignattare un pochetto, in pratica non è proprio la mia aspirazione, ma se lo meritano in fondo per stavolta.

Credo proprio che per questa volta supererò me stessa, comincio a tagliare piccoli pezzi di verdura e di carne secca con pancetta, mettendoli poi nella pentola a sobbollire piano per lo stufato, poi con la farina di grano ed acqua fresca con un poco di sale, preparo delle piccole schiacciate da cuocere sulle pietre roventi e per dessert frutta secca cotta in un po’ di acqua e zucchero, un banchetto degno del miglior ristorante e che mi porta via quasi tutta la mattina, ma il risultato di tanto lavoro si diffonde ben presto nell’aria ed ha il potere di richiamare dal limbo dove erano scomparsi i due uomini, che si affrettano al bivacco, li guardo venire con un sorriso, ….beh che volete, un po’ mi sono mancati… sì va bene un po’ tanto, non mi sento ancora sicura, del resto non si sa mai… nel Wild Wild West.

Fanno appena in tempo a sedersi che iniziano a mangiare a quattro palmenti… o sono un’ottima cuoca io, modestamente, o il lavoro mette fame, un bel po’, ma è un piacere vederli mangiare e l’acqua per il caffè già borbotta sul fuoco, l’atmosfera è rilassata è il tempo dei racconti adesso, mi parlano ancora della loro città, una città che a loro dire accoglie i disprezzati del West, i senza onore e senza patria, i reietti, quelli che han terminato i sogni e nulla più han da sognare, quelli che han troppo visto e vissuto, quelli per cui non ci sta più una casa o un focolare, ma son le loro parole, in realtà nei loro occhi ancora il sogno vive, nei loro cuori la canzone del West canta fiera e forte, nessuno mai potrà domarli, sono feroci e fieri, ma sanno leggere in quel codice senza parole che sta scritto nel cuore e nell’anima di ogni uomo e donna nel West, quel codice che parla di libertà e di una strada da percorrere soli, a testa e fronte alta, un giorno una pallottola troverà il loro cuore, ma non si fermeranno per questo, la loro leggenda vivrà ancora e sempre nel fiero orgoglio di chi non riconosce padroni oltre se stesso.

Potranno esser chiamati ladri e bugiardi, beoni e assassini, ma solo chi sa leggere in quegli occhi cupi e fieri leggerà la verità, sono solo uomini e donne che delusi da amici corrotti, da imbelli che han fatto carriera sulla pelle di altri si ritrovano soli a difendere la loro unica risorsa il loro valore, il loro onore, il loro orgoglio, e loro son fieri di appartenere all’avamposto degli uomini liberi dove ogni finzione tace, dove ogni cuore pavido muore, dove i vigliacchi han paura di mostrare il loro volto, ed io li ascolto attenta, percepisco il fuoco che arde nelle loro parole, la fiamma che vibra nei loro cuori, sì son uomini veri, uomini che guardano in faccia la morte ogni giorno e se ne fanno beffe, rispondono solo al loro codice, quel codice che si chiama cowboy, che li spinge alla ricerca di un sogno, un sogno che inseguono da sempre, quello in cui possano chiamarsi uomini liberi in terra libera.

Li ascolto attenta tentando di immaginar quelle vie di quella città che vive nel loro cuore la ROOM-339, una città dove non abbassare mai la guardia, dove non far capire che sei debole, dove le pistole cantano la loro canzone di morte e le pallottole fischiano all’orecchio dell’incauto che per ventura vi capiti, ma se in te riconoscono quella stessa forza che in essi si trova, la stessa foga la stessa disperazione, allora ti accettano diventi loro fratello, allora sei parte di loro e loro son parte di te, potranno sfotterti a sangue, fare a pugni con te ma se mai qualcuno ti toccasse non avrebbe da lottare con uno ma con venti leoni, venti irriducibili guerrieri, che farebbero a brandelli, chiunque si frapponesse, e la loro vendetta sarebbe terribile, sarebbe solo la punizione divina.

Poi è il mio turno di narrare, e penso di narrar loro una delle storie che mia sorella Hannah aveva scritto a noi, quella su cui preferivo sognare, che parlava di spazi aperte erba verde e cieli pieni d’azzurro dove cavalcava l’eroe solitario di nome Pecos Bill, in sella al suo cavallo Turbine, l’indomabile che solo a lui rispondeva, il mustang selvaggio che divorava miglia su miglia al galoppo serrato, alla velocità del pensiero, il cavaliere senza macchia e senza paura che difendeva i deboli, che viveva nel Texas, il paese della salvia in fiore e del sangue caldo e dalle passioni violente, dove le stelle son alte e splendenti, illuminano la notte di bagliori dorati immersi nella pozza scura del cielo, da cui una luna d’argento splende su quelle praterie d’erba alta, e dai giorni dove le ombre son poche e la parola ha un solo valore, quello di un uomo solo, di fronte all’ignoto che lo piega al suo volere, di quando prese al lazo un ciclone, cavalcandolo finchè questi stanco non si sciolse creando così il Grand Canyon, ma ancor prima dette segno di essere speciale, alla stessa sua nascita, fu svezzato dopo tre giorni ed allevato a whisky stravecchio del Kentucky, ad un anno mentre si trasferivano verso Ovest, cadde dal carro nelle verdi pianure del Llano Estacado dove venne allevato dai coyotes, quando venne trovato da un vaccaio e riportato al viver civile inventò la Sei colpi, con cui assaltava i treni che percorrevano la railway, faceva a morsi coi serpenti a sonagli, e col suo destriero percorreva la prateria al grido “YYYPPPPYYYYAJEEEEEE”.

Ma ecco che l’imbrunire s’avvicina le ore son trascorse veloci, è ora di ravvivare il fuoco che alza le sue fiamme danzanti, il vento notturno accarezza i tre attorno al fuoco, fa danzare i miei riccioli neri e i loro capelli portando il profumo dell’erba e la magia del frinir dei grilli, mentre le stelle iniziano piano ad accendersi, dapprima poche poi tante ad illuminare la magia senza tempo di quel luogo incantato, le voci si abbassano un poco diventano più dolci quasi carezzevoli, le storie diventano meno violente, più dolci, ora parlano delle storie che custodiscono segrete nel cuore quelle storie che ognuno di loro ha vissuto, quelle che narrano di sogni interrotti, di storie mai nate e che potevano essere storie speciali, di amori unici, di uomini fieri, di donne che conoscevano il fuoco che s’accendeva in loro, che parlano dei misteri della notte, di quelle magiche notti del West, dove lo Spirito grida alto, dove l’anima vola alle altezze che sol le aquile osano, e di lì guarda quei tre attorno al fuoco che si donano la cosa più preziosa che esiste, l’amicizia che ognuno di loro prova nei confronti dell’altro, e la notte prosegue il suo corso, ora anche la luna va a dormire, ma i tre continuano a narrarsi le loro storie di umana saggezza folle.
 
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è uno dei thread che si leggono con piacere.

bel linguaggio corretto e fluido, altrochè le solite 3 battute rifritte con mille k buttate lì a caso. brava auriel!
 

DeletedUser4838

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Complimenti. La tua scrittura è ben articolata, talvolta risulta una lettura impegnativa, ma è scritto molto bene!
 

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Un nuovo incontro

Anche le stelle iniziano a spegnersi, ma per noi tre non è passato che poco tempo, intenti come siamo a scambiarci le nostre storie, la notte ritira i suoi veli neri piano piano ed il giorno avanza colle sue luci rosate, ma non siamo stanchi per nulla, anzi abbiamo energia e forza, del resto per dei tipi solitari come ne crea il West, la compagnia migliore sono i propri simili, in quei rari momenti che il duro lavoro di tutti i giorni lascia, per guardare dentro se stessi, ma a volte la nostra compagnia non ci piace e cerchiamo quella altrui, o quella del fondo di una bottiglia o quella di una colt, ma stanotte siamo stati in un’altra dimensione, quella che fa parlare anche sconosciuti fra loro, con una confidenza che non avrebbero con chi vedono da una vita, e qui esce l’uomo o la donna che sì è, senza veli e senza specchi che rifrangono in mille immagini fino a perdere quella unica che si possedeva all’inizio del cammino, di un cammino a volte aspro, a volte troppo duro, dietro un cinico di solito vive un eroe deluso e provato, ma io cercherò sempre di non diventare, un “bandolero stanco” , il mio cammino potrò essere scosceso ed arduo, ma cercherò sempre di vedere la luce negli occhi di una altro e se la troverò saprò che di fronte a me ci sta ancora uno spirito libero, forte e fiero.

Ma ecco che il giorno avanza a grandi passi mettiamo su il caffè, l’acqua è rimasta calda, nel bollitore e ben presto il profumo del caffè aleggia ad un nuovo giorno, un nuovo giorno che si mostra glorioso all’orizzonte, tinto di rosa ed oro, con ancora barlumi violacei della notte drappeggiati nel cielo mattutino, dopo una bella tazza di caffe, Malinconia e Kublyk tornano al lavoro del giorno precedente, allontanandosi dal bivacco, ma dicendomi “non siamo lontani” io ricomincio a far la cernita di quello che ancora è utilizzabile e soprattutto portabile e tante troppe cose dovrò lasciare dietro me, sono intenta a sistemare le cose a cui tengo di più, quando all’orizzonte si intravede la solita nuvola di polvere, che si avvicina rapidamente, la reazione istintiva indovinate quale sia… ma certo… avvicinarmi al fuoco a preparare il caffe, che ci vogliamo fare…sono ospitale di natura… non imparerò mai, ma stavolta aspetto che dalla nube di polvere esca qualcosa di più distinguibile di un vortice indistinto, ed ecco che si avvicina al gran galoppo, pare inseguito dai demoni stessi dell’inferno, e per quanto ne so forse è pure così, ma vediamo che succederà ora, man mano che si avvicina e la polvere si dirada distinguo un cavaliere, pare un solitario anche lui del West e memore della legge dei cow boy, che un amico puo essere la differenza tra la morte e la vita nella selvaggia prateria, accosto il bollitore al fuoco, ecco che ora è vicino e ferma il cavallo che appare stanco e sudato, del resto il tipo che lo cavalca non è certo messo meglio, ma sospendiamo ogni giudizio.

Si avvicina e bofonchia qualcosa attraverso il fazzoletto che gli copre il naso e la bocca, non riesco ancora a capire se sia amico o nemico, ma ecco che ben presto il dilemma si spiega, la cua voce beffarda esce da sotto il fazzoletto a pallini che ne ricopre la faccia, “ guarda guarda che bella sorpresa, che fai tutta sola nel West?” chiaramente sta indagando se sia sola o con qualcuno ma se non è del tutto cieco avrà di sicuro notato le ciotole ancora da sistemare, ben più di una, ma adesso li son sola, al solito prima di lanciare l’allarme come mi hanno detto di fare, cerco di far fronte da sola alla situazione, che volete… ho sempre fatto di testa mia e non comincerò certo ora a far di testa degli altri, anche se li considero ormai veri e cari amici, gli rispondo con angelica calma, che di solito e non capisco il perchè ottiene lo scopo di far imbufalire l’interlocutore, “di stare attendendo i miei, ma non vedo come la cosa possa in alcun modo interessargli” ma credo stavolta di avere un po’ esagerato.

Il tizio anche ora che la polvere non costituisce più un problema continua a tenere il fazzolettone, credo che non voglia far vedere il suo viso, gli abiti sono i classici da cavallo indossa il poncho di Clint e degli stivali eleganti, uno Stetson nero, il suo cavallo un Quarter uno dei più veloci del West, ma chissà per quale motivo inizio a diffidare del tipo, difannti adesso non ha più un tono begffardo ma irritato, “ dai muoviti ho poco tempo e un mucchio di strada da fare, fa la brava e non ti torcerò un capello”…..fa la brava a me, ma che si crede il tipo, e impugno la colt che mi aveva lasciato Aglio, ma non riesco neppure ad iniziare a puntarla che lui più veloce di un serpente a sonagli, già me la punta addosso e dice ora col tono beffardo di prima “ma che piccolina coraggiosa, e pure senza paura, senti adesso facciamo un gioco carino, te appoggi quel cannone piano se no ti fai male, io mi avvicino e ti lego per benino”…. ancora legata… mai.

Neppure faccio mostra di sentirlo, indietreggio solamente ma improvvisamente divento goffa ed inciampo su uno del rami che tengono il focolare del bivacco, tutto cade rovinosamente a terra, facendo un baccano del diavolo, se non sentono adesso i miei angeli dalle ali un pò malmesse son proprio sordi, ma del resto mica mi servono… le ali adesso, mi servono due bravi con la colt, vedo che il tipo davanti a me si irrigidisce… mi sa che mo Auriel non va cosi bene, riesco a vedere i suoi occhi che si fessurizzano, una luce crudele vi si legge, la luce di chi ha deciso che la tua vita vale meno di un dollaro bucato, ma ecco un rumore alle mie spalle… forse ho acquistato un momento, quel momento dove la vita appare preziosa quanto mai e troppo bella da lasciarla al caso, ho quasi deciso di arrendermi, ma ecco che un colpo di pistola va a spiaccicarsi ai piedi del tipo, pare di essere all’OK Corral, ma non son stata io a sparare, Malinconia è l’autore di quel tiro, decisamente il mio eroe, Kublyk poco dopo interpella il tipo che sta davanti a me, usa il linguaggio che una signora non dovrebbe mai sentire, ma al momento non mi pare il caso di tirar sofismi di genere linguistico, solo un pensiero maligno mi passa per la mente, mia sorella Auriel Prima e mia Madre sarebbero svenute a trovarsi nella mia situazione, non ci sta nulla che un bello svenimento non curi, ma naturalmente loro non si sarebbero mai trovate in una situazione del genere.

Un poco meno terrorizzata ora che non sono più sola, mi chiedo perché Malinconia non abbia sparato a ferire od immobilizzare, con la sua mira sarebbe stato facile per lui e perché Kublyk si sia rivolto al tipo con quel linguaggio, che ci sia sotto qualcosa?, mi pare di essere in mezzo a due fuochi, uno di fronte, ed ora anche i miei due angeli, ma cosa diamine sta succedendo, il tipo con la pistola non risponde ne al fuoco di Malinconia ne agli insulti di Kublyk, noto però che il suo braccio non è più così fermo, anzi mo davvero pare di essere fuori da ogni logica che possa conoscere, inizia a ridere e sbellicarsi fragorosamente, seguito a ruota dagli altri due… che abbia perso una puntata di qualcosa che non conosco? …bene… attendo che i tre si calmino un pochino poi chiedo loro gentili spiegazioni, e specifico, che siano soddisfacenti, adesso si avvicinano ancora ilari e beati, e Malinconia mi spiega, fa parte della loro città, la ROOM-339, ma che bella combriccola, mi chiedo se si siano dati appuntamento al bivacco, ma ben presto viene chiarito il tutto, il tipo col fazzolettone era veramente inseguito, ma adesso che si ritrova… per così dire in famiglia pensa bene, di fermarsi per il pranzo e … per il dessert.

Un sospetto mi solletica la mente che abbia preso una cantonata colossale? Ora Kublyk lo invita a farsi conoscere e questi risponde con la voce soffocata dal fazzoletto “Mad Dog Madison, di ROOM-339, Milady, ed ora terminate le presentazioni, presto un caffè”, lo guardo col mio sguardo più dolce, tenero ed angelico, mentre gli rispondo “ Al saloon più vicino saranno lietissimi di offrirvelo, ma non so la distanza, se vi affrettate magari riuscite pure a prenderlo caldo”, Malinconia e Kublyk non sanno più dove voltarsi dal ridere, credo che il colorito del tipo, del caro Mad sia più acceso del fazzolettone che resta al suo posto, due interessanti toni di gradazioni di rosso…quasi ton sur ton…il mio gusto raffinato in fatto di colori è famosissimo, se crede lui di comandare me, si sbaglia e pure di grosso, non ci son riusciti anni di condizionamento, vuol riuscire il bel tipo, bello poi a saperlo, il fazzolettone lo copre tutto solo gli occhi si vedono, bruni, a contrasto col rosso…della pelle, quella poca che si vede.
 
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Non lo degno più di uno sguardo, son gentilissima e glaciale, preparo il pasto per tutti, lo stufato è rovesciato quindi tutti a gallette e carne secca solo il bollitore del caffè, guarda caso è rimasto al suo posto e dopo che tutti lo hanno preso, di solito lo servirei con tutte le cerimonie del caso, ma oggi il bollitore chi lo vuole lo prende e si versa il caffè, però mio malgrado devo ammirare le performances di Mad, riesce a non togliere il fazzolettone neppure per mangiare o bere il caffe, oggi li ascolto parlano ancora della loro città, ma stavolta mi sa che ogni tanto mi astraggo e faccio finta di osservare le verdi distese della prateria di fronte, non che mi scandalizzi, ma non ritengo appropriato un tale sciorinare di fiorite ed auliche frasi in cui la parola più ricorrente si riferisce ad un attributo tipico e peculiare di cui son forniti circa la metà degli esseri umani, ma quando il discorso prende una piega leggermente meno poetica allora la mia attenzione torna integra e completa, narrano ancora di come questo ultimo rifugio di uomini rotti ad ogni esperienza, sia custode ultimo della umanità che loro stessi si negano, quella umanità che li ha rifiutati, quella stessa che li ha resi selvaggi e ribelli, riottosi a tutte le regole e fedeli solo a se stessi, ma ecco che l’imbrunire arriva a grandi passi, stasera nessuna canzone accanto al fuoco, sono solo molto stanca e mi ritiro nella capanna, lasciandoli ai loro bagordi, che sento anche dall’interno, vorrei tornare da loro ma a volte gli uomini debbono star soli…

Adesso si che i coyotes hanno dei concorrenti validi per cantare alla luna che stasera splende alta nel cielo pieno di stelle, mi chiedo quasi oziosamente dove siano riusciti a trovare quello che stanno bevendo, che abbia a che fare colla sparizione giornaliera di Malinconia e di Kublyk, ma domani se ne avrò voglia indagherò, non che disapprovi del sano divertimento fra uomini, ma tre uomini aggiungendo anche Mad non in pieno possesso delle loro sottigliezze mentali, possono anche farsene venire di altre, non credo che serva ma il mio coltello stà accanto a me… fidarsi è bene, ma stare attenti è molto molto meglio… buonanotte a me..
 

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Assalto al bivacco

Il giorno arriva accarezzandomi dolcemente il viso, solo il suo tocco gentile, il calor di un bacio lieve, mi stiracchio, sciolgo le giunture, legate dal sonno della notte, con movimenti lenti quasi da gatta, poi mi siedo sul lettuccio, mi pettino in lunghi riccioli neri… già detto che son la mia passione? Fino a renderli morbidi e lucenti come seta nera per poi fermarli con un lento lacciolo di cuoio, stranamente nessun rumore dall’esterno ed ora che ci penso nessun profumo di caffè, che mai sarà successo? A questo punto mi affretto fuori per vedere la causa di questo silenzio, innaturale, la prima cosa che faccio è guardare attorno al bivacco, ed eccoli lì, ma non sono certo silenziosi, il legno attutiva il rumore di ….sonori ronfate… eccoli i tre belli addormentati.

Mi avvicino facendo più rumore possibile, ma niente, dormono meglio e più di prima, un odoraccio colpisce il mio nasino, dove avran preso quella robaccia che li ha resi così inerti? Magari un regalino del nuovo venuto Mad, è proprio vero quel che diceva mia nonna, *la notte leoni, la mattina… tontoloni*, piccola correzione all’ultimo minuto, la nonna era molto più esplicita di così.
Ecco che ravvivo il fuoco che lentamente covava sotto le ceneri, e metto su l’acqua a bollire per il caffè, come risvegliare i tre dormienti, questo il problema al momento, penso a varie soluzioni, acqua fredda in faccia, no escluso, non vorrei che poi si arrabbiassero troppo, son sempre tre ed io una sola, un urlo da far accapponare la pelle? Ne sono in grado, ma non conviene mai svegliare così uno colla pistola, il rischio e che parta un colpo prima che si rendano conto di dove sono, dopo un po’… trovato… altra pentola sul fuoco, con acqua e sassi, appena bolle inizia il concerto, i piccoli sassi fanno un baccano notevole, e qualche minuto poi alcune fessure iniziano a comparire in quei occhioni ancora addormentati, un barlume di luce inizia a filtrare, ed il caffe inizia a far sentire il suo profumo consueto.

Per riacquistare il dono della parola e della disperse facoltà mentali, i tre un poco ci mettono, bello però assistere al ritorno di una coscienza dopo una notte di bagordi a sfondo alcoolico, si inizia, con delle parole indistinte bofonchiate a tono più o meno elevato, lo sguardo inizialmente perso nella contemplazione del vuoto, inizia a focalizzarsi, le mani vanno alla testa per cercare di tenerla ferma e la sete pare inestinguibile, una tazza di caffè pare riassestare un poco, le pietre che tintinnano nell’acqua che bolle fanno un allegro concerto che però non viene punto apprezzato, in fondo sono buona e tolgo la fonte di tanto disagio, fan quasi tenerezza a vedere, tre uomini grandi e grossi ridursi così dopo una notte di sfrenate bevute, ma come ho sempre sostenuto i gusti son gusti, i miei non prevedono questa forma di diversivo, ma di sicuro non fo la predicatrice, ognuno fa quel che crede, se hanno deciso di conservare i loro organi sotto spirito chi son io per dire che non fa certo bene a lungo ed a breve andare.

Ora che più o meno siamo tutti svegli e belli pimpanti …si fa per dire, si cerca di decidere che si fa, ma non è facile a dirsi, l’aria che circola è quasi di fiacca totale, non un briciolo di energia dai tre, fra un poco davvero uso l’acqua gelida, un sano schock termico fa sempre il suo bell’effetto, appena inizio a pensarci in maniera più seria ed approfondita ecco che all’orizzonte la solita nuvoletta di polvere ha il potere di catalizzare l’attenzione di tutti, ora siamo curiosi di saper chi ancora s’avventuri per quella via, ed ecco che man mano si avvicina inizio a sentire una specie di disagio, una agitazione che non riesco a spiegarmi, finche il tipo non si avvicina ancora ed ecco che ora si distingue bene, è proprio il mio carissimo amico Murdridge, mi scanso indietro e la mia mano va al coltello, so usar meglio quello che la pistola, anche se ci sta anche quella, stavolta il primo ad accorgersi del mio ritrarmi stranamente è Mad, che però non dice niente, Malinconia e Kublyk aspettano in silenzio che il tipo arrivi fin lì.

Appena smonta da cavallo si precipita da me a chiedermi scusa, che non poteva fare a meno, che era stato costretto colla forza, che aveva la sicurezza che non mi avrebbero mai fatto del male, scuse degne del più viscido fra gli esseri umani, di cui non credo neppure a mezza parola, spiego brevemente a Mad, Malinconia e Kublyk chi fosse il tipo, e vedo che iniziano a rabbuiarsi, Mad molto meno, ma non posso pretendere d’esser simpatica a tutto il mondo, al che vedendo la mala parata, il viscido Murdridge prende dalla sella del suo cavallo una fiasca grande con del rum, vedo gli occhi degli uomini brillare di gioia, magari è pure riuscito a convincerli con quella marea di scuse proferita, la fiasca inizia a passare fra gli uomini che guarda caso ora stan molto meglio di prima, io mi limito al caffè preparato da me, un’altra mattinata, passa fra racconti e risa, il mio barometro personale tende al basso, tempesta in preparazione, ma non voglio far la guastafeste, il pranzo si rimedia, non ho nessuna voglia di far da cameriera a quattro sbevazzoni, di gallette e carne secca ce ne sta più che a sufficienza.

Tanto a loro più che il mangiare interessa il bere. le fiasche di rhum girano come acqua fresca, neppure provo a dire di andarci piano, la mia voce parlerebbe al deserto, aspetto solo di vedere che accade, e… come un copione già visto ecco ancora stavolta un nuvolone di polvere, grido loro adesso di stare attenti e di mettersi al riparo, rapidamente, Murdridge cerca di smorzare le polveri bagnandole con ulteriore giro di bevute, ma Malinconia e Kublyk si mettono subito a rovesciar legna per fare un rudimentale riparo, Mad è un po’ più lento, magari ci pensa pure sopra da che parte mettersi, ma poi si unisce anche lui a preparare quella specie di riparo improvvisato, anche Murdridge si unisce ma con una lentezza al cui paragone una tartaruga diventa una campionessa di velocità, non riesco però a capire cosa avrà in mente.

Non aspettiamo che si avvicinino ancora e si inizia a sparare, le munizioni non mancano certo, ed ecco che vista l’accoglienza anche loro visto che l’elemento sorpresa è scomparso, cominciano a sparare, i proiettili volano da tutte le parti come cavallette impazzite, non ci sta tempo per parlare, non ci sta tempo neppure per respirare, scie roventi seminano le pallottole, un inferno di fuoco si scatena violento, ora nessun pensiero solo l’azione, colla coda dell’occhio osservo Murdridge, non è che si impegni granchè solo uno sparo ogni tanto, ormai ho capito che il suo era l’ennesimo inganno, ma non capisco il perché, avevano già preso tutto quello che era prendibile, la mia perplessità dura molto poco purtroppo, ad un tratto un colpo alla spalla destra, per fortuna mi sono spostata di poco e mi ferisce al braccio, lì per li non mi rendo conto di cosa sia stato sol un morso infuocato che mi fa cadere la pistola mi lascio scivolare a terra, Mad ,Malinconia e Kublick seguitano a sparare, ancora non si sono accorti di nulla, nel frattempo Murdridge si è defilato, io riesco solo a tenermi la ferita colla mancina, ecco cosa doveva fare, terminare un lavoro non finito, ma visto lo svolgersi diverso, ha provato a finir me.

Mi tengo stretta la spalla per cercare di fermare un poco il sangue, almeno stagnarlo un poco, ma questo filtra tra le dita, il dolore è forte, bruciante, mi mordo le labbra a sangue per non distrarre gli uomini che ancora sparano, ma pare un po’ diminuire l’intensità del fuoco, forse Murdridge li ha raggiunti e gli ha riferito di aver svolto la missione, da un tipo viscido come lui questo ed altro, ancora un poco e gli spari cessano, ora si congratulano felici, non ci sta nulla come una sparatoria per far felici gli uomini, ma adesso si voltano verso di me e mi vedono col sangue scorrere rosso brillante, non riesco a far molta presa e sento che la forza diminuisce, magari non sarà mortale, ma fa un male boia, mi sento diventar leggera leggera, li vedo venire verso di me, ma i loro visi si confondono diventano uno, le voci mi giungono da lontano, anche il dolore, pare ovattarsi ed una nebbia scende ad avvolgermi colla sua coltre bianca e lucente…
 
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Una gita forzata

Mi risveglio piano, sento un fastidio iniziale che man mano diventa dolore, porto la mano dove avverto il dolore, ma si muove piano non risponde bene, si muove come al rallentatore, strano non par neppure la mia mano, , i miei occhi si aprono lentamente in un posto che non conosco, mano a mano che riprendo conoscenza e coscienza mi rendo conto che ….non so dove sono, tento di capire dove sia ma non è facile, so solo di trovarmi in una stanza su un letto vero, giro la testa lentamente, poggia su un cuscino candido, credo, ma al campo non avevo cuscini, e… dove sono adesso… trovarsi con la testa fasciata d’ovatta non è il massimo, provo a tossire per schiarirmi la gola, ma fo peggio, la bocca è impastata ed ho una sete terribile, neanche avessi tutta la sabbia del deserto in gola, ma ecco un’ombra che si avvicina, mi chiede come sto, strano sento distorta anche la voce e non riconosco chi sia, dopo un poco entra nel mio raggio visivo, adesso che si è avvicinato lo vedo meglio anche se son strane le proporzioni, mi scappa una mezza risatina quando riconosco Malinconia, e subito dopo la voce di Kublyk che giunge dalle profondità abissali, di un posto che non conosco, ha pure l’eco o così mi pare… strano però.

Mano a mano torno ad assomigliare a me stessa, lo sguardo si fa più lucido ed attento ed ecco che vedo anche Mad Dog Madison, al solito non è molto loquace, ma che ci fanno in quella stanza con me? credo che la cosa migliore sia chiederglielo direttamente, e ci provo, ma la mia voce di solito argentina e gradevole, almeno per come la percepisco e per come mi dice chi la sente, pare il gracchiare di una cornacchia stonata, se un tale esempio può esser calzante, ma ecco che mentre cerco ci alzare la testa, mica facile come pare, Malinconia mi sorregge e mi tiene la testa, mentre Kublyk mi sistema i cuscini per farmi appoggiare meglio, al solito Mad Dog Madison, se ne sta a guardar le stelle, adesso che son seduta sul letto e più o meno lucida chiedo loro di raccontarmi cosa sia accaduto.

Stranamente stavolta è Mad a parlare, mi racconta che finito l’attacco, hanno visto che ero ferita, e hanno controllato quanto fosse grave o profonda, ma nessuno di loro era barbiere o medico ed hanno pensato bene di portarmi alla loro città ROOM-339, dopo aver tamponato il sangue, solo che non sapendo come trasportarmi, hanno fatto un po’ per uno, il mio cavallo portava i bagagli di un po’ tutti e loro si dividevano il mio dolce peso, però… ad esser cosciente magari era un bel po’ più carino, ma non sempre si può scegliere, e dato che ogni tanto mi lamentavo, anche da incosciente, l’unico rimedio era darmi del whisky ogni volta che a parere loro ne sentissi il bisogno, e valutavano il bisogno dal loro punto di vista, non dal mio che non bevo, per cui quando sono giunti in città riuscivo anche a cantare, prima di svenire ancora.

Appena arrivati mi hanno portato all’unico albergo, della città nella miglior stanza che avessero libera, non per criticare ma quelli che stavano a casa mia, erano alloggiati in maniera molto più confortevole, però non ero in grado al momento di far troppo la schizzinosa, dopo aver chiamato l’unico cerusico della città che lì aveva il suo bel da fare, gli hanno fatto controllare come stessi, a queste parole mi accorgo improvvisamente che son vestita con una camicia da uomo, senza maniche, credo sia meglio non indagare su chi mi abbia conciato cosi, meglio ascoltare ancora Mad che parla con la sua voce, profonda, non credo d’avervi detto che ancora non lo ho visto senza fazzolettone, roba da non credersi, ma andiamo avanti.

Seguita il racconto, a più voci ora, e già la testa mi sembrava un alveare pieno di api, non vi dico dopo, a sentire tre racconti che si sovrappongono, se fossi solo 5 minuti più lucida sarebbe molto carino riuscire a capire quello che di uguale, ci sia nei racconti, a prima vista paiono completamente diversi, ma il morale della favola era che malgrado la disinfezione interna ed esterna col whisky, poverini non avevano altro da utilizzare, la ferita si era infettata, la pallottola la aveva estratta il cerusico, con me che allegrissima ero tenuta ben ferma dai tre omaccioni, a ben vedere credo sia molto meglio per me non ricordare nulla, ridacchiavano un po’ troppo nel raccontarlo, credo sia meglio elegantemente glissare sui particolari, poi avevo passato giorni febbricitante, mentre il cerusico si stringeva nelle spalle come a dire non so, intanto seguitava la cura interna ed esterna a base alcoolica, per cui o possiedo una forte fibra o l’alcool è il rimedio supremo, valido per tutto e ad ogni uso possibile.

A tale proposito sembra che sia arrivata l’ora della medicina, ma sanno solo dare whisky da queste parti? Solo l’odore mi disgusta, provo a girare la testa, ma con tre energumeni convinti che sia la cura giusta e non al massimo delle mie forze, provate voi a resistere, e ben presto fra mille smorfie le mie tre affezionate nurses convinte ed entusiaste riescono ad aver ragione della mia naturale ritrosia, usano il metodo dolce, uno mi immobilizza, l’altro tiene ferma la testa ed il terzo me lo fa ingollare di forza, ma appena sarà possibile, avranno loro una medicina ad hoc, se non fossi io lì a subire credo che magari potrei anche apprezzare, da spettatrice, ma non certo da attrice principale, subito dopo tornano ad essere i gentiluomini che sono, a guardare bene bene bene in fondo, dopo aver in qualche modo ripreso il mio colorito naturale delicato e niveo da rosso peperone che era diventato e calmato l’accesso di tosse conseguente, gli prometto mari e monti di fuoco, vendette terribili e pongo dubbi estremi sulle loro origini e sul loro lignaggio, credo che la assidua frequentazione stia lentamente deteriorando il mio solito linguaggio, dovrò rapidamente porvi rimedio.

Per finire in bellezza la serata, arriva il cerusico a medicare la ferita, inizia a togliere la fasciatura ma ora son ben cosciente, beh più o meno dopo il beverone forzato, e la camicia resta ben abbottonata al suo posto, del resto le maniche tagliate son abbastanza larghe e comode per farlo lavorare a modino, inizia a sfasciare la ferita ed eco che i baldi giovani, iniziano a voltarsi, ma come son divenuti ben educati di botto, che sia il fazzolettone bianco aperto sul letto con una serie di cosi lucenti più o meno appuntiti a far quest’effetto, invece la mia curiosità si risveglia, mentre il cerusico sbenda delicatamente il braccio, il cui solo muoverlo mi fa stringere i denti, ma quando voglio e sono in me, all’incirca, so resistere bene al dolore e guardo la sua opera, decisamente ci sa fare bene, ancora vi versa su quel dannatissimo liquido innominabile ed il suo odore mi fa girare la testa, poi torno ad osservare mentre medica e pulisce la ferita coi suoi attrezzi lucenti ed appuntiti, il suo tocco è delicato fermo, e preciso quanto basta, a dir suo la ferita è parecchio migliorata, e decreta attentamente che da quel momento posso provvedere da sola, poi termina la medicazione e se ne torna da dovunque sia venuto, a quel punto caccio dalla stanza i mei angeli custodi, Mad Dog Madison, Malinconia e Kublyk, e cerco di dormire un poco, mentre l’imbrunire cala velocemente, devo dire che son davvero molto stanca, ma domani è un altro giorno, come suol dirsi in questa terra selvaggia e bellissima.
 

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Una tranquilla passeggiata a ROOM-339

La mattina ha l’oro in bocca, mai stata d’accordo su questo modo di dire, la mattina serve solo ai galli per far venire il mal di testa a chi li sente, e questo è un assioma, ma tant’è ormai sono sveglia e provvedo alla mia medicazione, approfittando del fatto di essere sola, dato che non so quanto tempo trascorrerà prima che vengano a vedermi, i miei tre custodi, inizio a sbendare la ferita, che brutta però, spero solo che non lasci una cicatrice troppo grande e troppo rilevata, il medicamento universale a base di whisky sembra far bene e lo applico con una pezza bianca imbevuta, ….auff una stretta di denti e via, il bruciore è fortissimo, ma se fa bene fa bene, i piagnistei a dopo, poi rifascio la ferita e mi rivesto come piace a me, frugando nel mio fagotto che ho ritrovato su una sedia, camicetta da donna, colle frange alle maniche, e gonna abbastanza lunga solo gli stivaletti si vedono, rimetto in ordine i miei bei riccioli, lo Stetson marrone a cader sulle spalle, ecco adesso mi sento a mio agio, finalmente posso specchiarmi in una superficie non ondulata ed il risultato di quel che vedo mi piace, davvero niente male, non credo di aver bisogno della colt, mi sa che in quella città son tutti molto più veloci di me sia ad estrarla che a far fuoco, ma il mio coltellino è discreto e servizievole può sempre servire ed eccomi pronta ad iniziare il nuovo giorno, ormai il sole è alto, i mei angeli custodi non dovrebbero tardare molto ormai.

Un udibile risuonar di stivali li preannuncia, poi un lieve bussare, probabilmente credono che ancora dorma, vado ad aprire ed i loro occhi si aprono, lieta di averli sorpresi, ma ecco che i miei occhioni verde smeraldo si sgranano, …non ci credo …non può essere, … Mad Dog Madison ha tolto il fazzolettone, devo dire che il suo aspetto migliora parecchio senza quel lenzuolo sulla faccia, sembra quasi umano, i suoi lineamenti sono duri e mascolini quasi squadrati ma che colpiscono e ha lo sguardo penetrante, Malinconia e Kublyk ridacchiano divertiti, mi chiedono come ho passato la notte ed io rispondo che è trascorsa benissimo e che finalmente volevo vedere la città di cui mi avevano così tanto narrato e che immaginavo come l’ultimo avamposto di uomini liberi sulla faccia del Wild Old West.

Non li vedo molto convinti anzi noto una leggera perplessità nello sguardo che si scambiano, la loro non è una città da donne, l’unica che ci sta è una vecchia pazza che loro a malapena vedono come donna, credo di essere un po’ più carina, per lo meno più giovane, cercano loro di trovar scuse ed io di demolirle una ad una, mi dicono che non ho ancora preso la medicina, ed io col mio sorriso più dolce ed angelico gli rispondo che il primo che ci si prova si fa male un bel po’, chiacchiera te che rispondo comincia ad esser già oltre metà mattina, devo però dire che se mi impunto so essere molto convincente, a casa mi dicevano sempre che a chiacchiere mandavo avanti un treno e credo che alla fine non reggevano più di sentirmi ed era più semplice di molto accontentarmi, tanto erano in tre e perfettamente in grado di far da balia come dicevano a denti stretti, che volete so usare il mio fascino a volontà se voglio ottenere qualcosa… e di solito la ottengo.

Bene usciamo dall’albergo, il sole quasi alto nel cielo, indica che il mezzodì non dev’essere molto lontano, la citta sembrava assopita sotto il sole rovente che inchiodava a terra le ombre, colle strade senza quasi gente, e solo qualche raro passante che ci degna a malapena di uno sguardo, ma vedo che sono attenti e vigili anche se al solito fan battute da levare la pelle, meglio guardare le case, quasi disperse, in quella città ROOM-339, appena prima della silenziosa solitudine del nulla, quelle case basse tutte ad un piano e l’aria che proviene dal deserto riempie di una foschia di polvere gialla che chiude il cielo e ferisce gli occhi di chi guarda, l’atmosfera che vi si respira è irreale, sembra quasi un viaggio nel nulla, in un nulla che vede spuntare all’orizzonte solo un forestiero col poncho marrone a righe ed il revolver che spunta ad un lato del cinturone, ma lo porta in un modo strano col calcio in avanti e legato alla gamba.

Subito Kublyk e Malinconia mi si parano davanti, lasciando Mad Dog Madison avanzare verso il forestiero, a passo lento, quasi ozioso, ormai sono una di fronte all’altro quasi a 50 metri quando lo straniero appella Mad “ La colombella è mia” sto quasi per partire a dirgliene quattro ma dovrei passare oltre due colonne che si affrettano a fermarmi, ed ecco che Mad ribatte “ se la ritieni tua prendila no”, mi sa che appena finita la discussione devo dire due paroline a Mad, il forestiero sorride di sbieco, non vedo quel che fa Mad, ma è immobile fermo come una statua di sale, ci sta come paragone, mia Madre ed Auriel Prima sarebbero orgogliose del risultato dei miei studi sempre che non giacessero già svenute da qualche parte in deliquio assoluto, vorrei dire a Mad di stare attento, ma credo sia meglio per una volta stare zitta, parlerò poi, all’interessato, ed ecco che come se l’aria si fosse fatta densa, come melassa liquida ed ambrata allo stesso modo.

Il forestiero estrae la colt è rapido, comincio a preoccuparmi, Kublyk e Malinconia, parlano fra loro facendo scommesse sulla velocità dei due, non mi sembra molto di buon gusto ma si vede che da loro usa così, la velocità di reazione di Mad è fulminea, si è appena spento l’eco degli spari e pare che nulla sia cambiato ma ecco che il forestiero lentamente si accascia quasi incredulo, gli è appena spuntato un terzo occhio, rosso e piangente, in mezzo alla fronte, Mad dice solo una frase "Uccidi, magari con sentimento ma uccidine molti" ( cit.da Matalo film), lì per lì non capisco cosa intenda ma sento Kublyk e Malinconia ridere a più non posso, prima o poi mi spiegheranno, ora il corpo giace lì abbandonato, ormai solo carne per i corvi e per il becchino, di colpo mi passa la voglia di ridere, li la morte viene facile ed ancora il giorno ha da passare.

Solo un vecchio guarda la scena, ha i capelli lunghi, grigi, la faccia di mille ed una ruga, guarda ciò che gia mille volte ha visto, il forestiero ha perso, la morte ha avuto il suo primo pasto di quest’oggi e chissà quanti altri vorrà ancora prima dell’imbrunire, ora mi rendo conto del perché della esitazione di Malinconia, Kublyk e Mad Dog Madison, lì non è il posto romantico che credevo, quella è davvero l'ultima frontiera, una terra che non conosce dolcezza o perdono, una città dove cantano solo le Colt, dove fischiano le pallottole ad ogni angolo, come il vento fischia, tra gli incroci delle vie deserte, lì puoi girare solo con chi sappia in quali posti farti vedere, senza che le probabilità di beccarti una pallottola vagante , salgano oltre ogni ragionevole possibilità.

Ecco che riprendiamo a camminare per le vie di quella città la polvere sale alla gola, irrita gli occhi, e credo che una goccia di sale mi scivoli lungo la gota, Mad Dog Madison, ha rischiato grosso, per una sconosciuta, come Malinconia e Kublyk, non credo di poter mai fare qualcosa per loro come loro lo hanno fatto per me, hanno diviso un momento, un attimo della loro vita con me, una donna che a malapena conoscono, non si accorgono di quella lacrima, come potrebbero, sono uomini e non sanno cosa sia il piangere, ed è meglio che non lo sappiamo mai, quanto può essere preziosa una lacrima donata senza nulla chiedere, senza nulla pretendere, luccica quella goccia iridescente di sale liquido, ma solo io so che c’è, solo io conosco quello che vale, un’amicizia come la loro, un sole che riscalda anche quando dentro sta il buio, ma ancora un tratto di strada da percorrere insieme, un piccolo tratto, che porta verso il saloon, da dove già giungono clamori e grida e qualcuno che ne esce barcollante per poi riversarsi a terra o a capofitto nell’abbeveratoio dei cavalli, non c’è che dire, proprio un bello spettacolo, la piccola lacrima scivola via…dai Auriel una nuova avventura sta per nascere, in compagnia di Malinconia, Kublyk e Mad Dog Madison.
 
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Serata al Saloon

Ecco che le porte sono davanti a noi, con un cigolio stridulo, insistente e continuo, le luci, il vociare è continuo, il fumo forma una coltre nebbiosa che inghiotte che vi si avvicini, Mad Dog Madison entra per primo, seguiamo Kublyk, Malinconia ed io, in mezzo ai tre…ragazzi che momento, non so se avete mai provato la sensazione che tutti stiano guardando te, di colpo il vociare si ferma per un attimo, l’attenzione è calamitata verso di te, per una piccola frazione il tempo pare che si fermi, ci dirigiamo verso il bancone, il vecchio Henry si da fare a lustrare il piano costellato da macchie vecchie di secoli, pare, quello è il ritrovo per soldati in libera uscita, cowboy che aspettavano o cercavano ingaggi, trapper che si giocavano l’oro trovato, unica presenza femminile la ballerina che stava accanto al pianista con un codazzo di perditempo a farle corona, indovinate chi fosse la sola altra donna presente… ma certo…moi…

Si apre subito uno spazio libero ed ampio al centro del bancone, se vede che Mad, Kublyk e Malinconia, occupano un posto di rispetto alla ROOM-339, ed il rispetto lì ce lo si procura solo in un modo, essendo i più duri in un mondo di duri, vale a dire, chi morde prima e più forte, ha ragione, certo lì la scelta fra i beveraggi è ampia e pittoresca, succo di tarantola, occhio rosso, vernice per bare, l’acqua di fuoco scorre a fiumi assieme alla birra, magari non era sempre di qualità eccelsa, ma nessuno osava fiatare, né ordinare altro perché un vero uomo doveva essere capace di bere di tutto, naturalmente la birra, anche se tenuta nel retro, al fresco, era sempre a poco più che temperatura ambiente, ma il primo che si mostrasse leggermente schizzinoso, finiva a mollo nell’abbeveratoio dei cavalli ad andar bene.

In un angolo riparato ci stavano alcuni tavoli pieni, dove usavano trascorrere il loro tempo i “gambiers” in attesa del pollo di turno da spennare, ed ogni tanto per ravvivare l’atmosfera ina piccola sparatoria ci stava proprio bene, naturalmente se non dilagava troppo ognuno si faceva i fatti suoi, del resto molti …polli spennati si guardavano bene dal protestare, qualche dollaro in meno, ma la pelle era il caso di conservarla per quanto possibile, di solito i gambiers erano pistoleri provetti e la colt, era a portata di mano, quel saloon era davvero curato nell’arredamento, corna di animali selle e speroni, appesi qua e là, dietro al bancone di solida e lucida quercia, il ritratto molto sui generis, di una fanciulla in costume adamitico, la mia cutura mi stupisce sempre di più, devo aver assorbito un po’ troppe nozioni del genere, difatti cerco di non guardare troppo, un tocco di rossore appena appena m’imporpora le guance, meglio fissare lo specchio va, molto meno impegnativo.

Dato che bere da soli non era previsto, Mad ordina uno Sturabudella, Kublyk un occhio rosso, e Malinconia vernice per bare, io per quel che mi riguarda e sotto le occhiatacce di tutti chiedo il mio solito bicchiere di latte caldo zuccherato e spumoso, all’occhio perplesso del vecchio Henry, una mia dolce occhiata, i mei occhioni verdi sgranati fanno sempre un certo effetto, sull’altra metà del cielo, beh insomma a farla breve il latte arriva, me lo sorseggio beatamente e tranquillamente, la gente che affolla il saloon è eterogenea e per tutti i gusti, mi guardo intorno…bell’ambientino, gentaglia d’ogni genere, tagliagole, nessuno che dicesse o chiedesse il nome di un altro, si vede da lontano che conoscono il viver civile, ognuno i fatti suoi, se un altro li conosce diventa subito uno di troppo, una bella filosofia che ho sempre apprezzato, la curiosità fa un brutto effetto alla gente, di solito la stende molto rapidamente.

Certo che fra offerte di giri di bevuta e di ricambio, ci sta da stupirsi che durino a restare in piedi, anche se una minima traccia di occhi lucenti da qualche parte si inizia a vedere, i miei tre caballeros, imperturbabili, ingurgitano una quantità di roba che basterebbe a tre cavalli, si vede che le buone maniere prescrivono di buttar giù qualsiasi cosa versata nel bicchiere, e guai a saltare un turno di bevuta, ci stava sempre chi era disposto ad insegnare l’educazione ai pivellini, intanto Maria la saloon girl, intratteneva con le sue canzoni, il codazzo di ammiratori, il pianista la accompagnava, più o meno a tempo, ma per chi ascoltava non aveva poi tutta questa importanza, non lasciava un attimo di ammirare Maria, che oltre alla carrozzeria possedeva anche una voce discreta, ma anche se la sua voce fosse stata quella di una rana gracidante sarebbe stato lo stesso, ho sempre ammirato le ballerine, mi è sempre parsa una gran bella vita, indipendenti, rispettate e cercate da tutti, amiche per un tratto di strada e legate a nessuno, ma in caso ci penserò in futuro.

Adesso siamo qui al bancone, ed un tale inizia a raccontare una storia spergiurando che sia vera, Mad lo guarda e dice ”Colomba, ancora una delle tue?” Malinconia sorseggia il suo beverone e lo guardo con un sorriso, stasera non parla molto, beve come se fosse da solo, ma è lì con noi e questo è importante, stare un poco insieme anche in un sogno che dura poche righe di un diario, Kublyk dal canto suo avvisa Colomba che se si ritrova a dire una cosa non vera, va a finire nell’abbeveratoio dei cavalli, mi pare un nome particolare per un tipo così fuori dalle righe, ma mi guardo bene da fare domande, sempre per la famosa prima legge del West… farsi gli affarucci propri, ed ecco che Colomba inizia la storia.

Nel saloon pieno di gente che beve e gioca a poker ad un tratto entra un pistolero ...tutto vestito di nero che chiede al barista: "Barman ... un whisky". Tremante il barman prende un bicchiere, lo appoggia al bancone e lentamente versa il whisky. Il cowboy allunga la mano per prendere il bicchiere, quando arriva una scimmietta che si lava i …va beh lo sapete, nel whisky e scappa. Il cowboy resta impietrito, si gira, spara qualche colpo, poi, furioso, esce urlando "Ritornero'!". Il giorno dopo la scena si ripete: l'uomo in nero arriva e ordina: "Barman...un whisky". Il barman esegue, impaurito al massimo, riempie il bicchiere e lo lancia al cowboy. Questi lo afferra sicuro e sta per bere, quando arriva la scimmietta che si lava …al solito nel whisky e scappa. Il cowboy non ci vede piu' dalla rabbia, prende il barista per il collo e gli chiede imbracciando le pistole: "Di chi e' la scimmietta?". Il barista fa cenno verso il pianista che volta le spalle al pistolero. Questi sogghigna soddisfatto e si dirige verso il pianista e fa: "Pianista, conosci la scimmietta che si lava i gioielli nel whisky ?". E il pianista tremando: " Mah, ci provo: quellaaa scimmietta chee...si lavaaaaa i cosiddettiiii..." (canticchiando e suonando il piano).

Mad guarda Colomba e dice solo una parola “ fuori” Kublyk lo guarda truce e gli sibila “stavolta hai esagerato una volta di troppo” Malinconia fa spallucce, seguitando a bere “lo sapevamo", e Colomba ridendo ed indietreggiando al di fuori della portata dei tre riprende, “ ma ne so una migliore e successa proprio qui da poco… John O'Reilly sollevò la sua birra e disse:- Brindo affinché possa trascorrere il resto della vita tra le ….affettuosità.. di mia moglie! Questo brindisi gli fece vincere il premio top al saloon per il miglior brindisi della serata! Quando tornò a casa disse a sua moglie:- Mary, ho vinto il premio per il miglior brindisi della serata! E lei disse:- Davvero? E a cosa hai brindato? John, rimuginando, disse:- A che possa passare il resto della mia vita seduto in chiesa accanto a mia moglie...- Oh John, ma è meraviglioso! - Mary disse. Il giorno dopo Mary incontrò per caso uno degli amici di John. L'uomo ridacchiando le disse:- John ha vinto un premio ieri sera grazie ad un brindisi su di te, Mary! E lei rispose:- Oh si, me lo ha detto. Anch'io ero un po' sorpresa. Sai, John è stato lì solo due volte negli ultimi quattro anni. Una volta si è addormentato, e l'altra volta ho dovuto tirarlo per le orecchie per farlo venire!!!” poi Colomba si allontana ridendo, prima che i tre lo prendano per il collo, si vede che si vogliono un bene da matti.
 
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La serata si fa intrigante

Adesso Mad mi stupisce, ordina una cosa che non ho mai sentito nominare, non è che frequenti cosi tanto i saloon, noti luoghi di perdizione e di vizi, ma solo perché troppa folla insieme non mi piace un granchè, ordina uno Shawn O'Farrell, lo guardo curiosa, che roba mai sarà ...il barista fa scivolare sul bancone verso di lui un bicchiere di whisky ed un bicchiere di birra, lo guardo interrogativamente, ma è Malinconia che mi risponde “ è un whisky speciale fatto con trementina, ammoniaca, polvere da sparo e pepe di cayenna macerati in Firewell, acqua di fuoco, prima si beve il liquore poi la birra d’un fiato”, per se invece ordina un Mule Skinner a base di whisky e succo di mora, Kublyk invece ordina un Taos Lightning a base questo di malto o grano, fra tutti riescono ad ingollare un bel po di roba, mi rendo conto di essere fortunata, di solito nei saloon i novellini che non son del posto venivano spesso costretti a bere liquori ad alta gradazione per fargli comprendere la buona qualità del prodotto, magari persuadendoli con una Colt bella spianata.

Del resto sapevo bene dai racconti dei cowboys che di norma i liquori venivano spesso "corretti": i barman per esempio aggiungevano colorante a base di petrolio e trementina. Altri compravano tequila economica e la spacciavano per whisky applicando una finta etichetta sulla bottiglia, il creosote (un'erba messicana molto tossica, chiamata anche "chaparral"), tabacco, ammoniaca, polvere da sparo, corteccia di quercia, pepe di cayenna erano largamente usati per allungare (e peggiorare) il whisky, poi mi son dilettata ad osservare Henry, il principe del Saloon, vestiva come al solito in modo elegante, con una brillante camicia bianca e un panciotto, restando dietro il bancone, da cui non usciva mai, aveva sempre a portata di mano un coltello o uno shotgun, era non solo barman, ma anche paciere, era lui che risolveva e calmava eventuali litigi, faceva questo anche nel suo interesse, specialmente per proteggere e mantenere in buono stato anche la mobilia del locale, data l’intemperanza dei clienti, e la tendenza a fare a pezzi il distruggibile, il loro compito di barman era quello di servire semplicemente da bere, dando al cliente bottiglia e bicchiere, a volte per far scena, la facevano scivolare sul piano del bancone, non esitavano però a mascherare la spesso pessima qualità dei liquori aggiungendo grosse quantità di ghiaccio.

La sera inizia a scendere, mi piace quel saloon per lo meno l’aria che vi si respira, ma ecco che mi accorgo che molti piano piano si accostano ad una stanza sul retro, il mio sospetto che fosse una "back room” si avvicinava molto al vero, e guardo i miei angeli custodi, la loro faccia mi dissuade dal formulare la richiesta che mi era venuta in mente, ma non mi lascio dissuadere facilmente, la serata è ancora lunga e diverrà sempre più movimentata, lo so, aspettiamo il seguito… che arriva ben presto, ecco che rientra Colomba che si avvicina a Mad Dog Madison sussurrando qualcosa a bassa voce, Mad getta uno sguardo a Malinconia e Kublyk, poi guardano tutti e quattro me….cos’è un nuovo giochino… guardare Auriel? Spero proprio di no, perlomeno a me non diverte, ma non credo sia questo, anzi il loro sguardo è quasi perplesso… come se si chiedessero che ci sto a far lì o che cosa secondo loro sarebbe meglio che facessi, al solito non riesco a star zitta neppure se ne andasse della mia vita e chiedo, il più candidamente possibile, “ qualche problema ragazzi?” Mad mi guarda e risponde “no, no, nessuno, volevamo solo chiederti se magari eri stanca e volessi tornare in albergo, Colomba si era offerto di accompagnarti”, credo che se gli sguardi fossero stati pugnali Mad quella sera rischiava grosso, lo guardavamo male in quattro, ognuno per i suoi buoni motivi, al che io rispondo, “ no, no, anzi la notte inizia adesso per me”.

A questo punto, l’accordo era generale e vista la mala parata, la cosa meno dannosa era continuare a fare buon viso a cattivo gioco e Mad lo sapeva far molto bene, non sarebbe stata una delle figure fondamentali della ROOM-339 se non l’avesse saputo fare a meraviglia ed a breve il mistero si spiega, alla back room si stava organizzando qualcosa di grosso, non la semplice solita partitina a poker, ma si preparava il tavolo per una partita di faro, dove si puntava grosso un bel po’, e il rischio era proporzionato alla puntata, era molto facile finire in una bella casetta di legno di noce, monoposto, la cosa che comportava meno rischi in assoluto era restare uniti, del resto assieme a loro non avrei corso eccessivi rischi, anzi a ben guardare la mia presenza poteva costituire un notevole fattore di disturbo, per la concentrazione, del … pollo da spennare, non che fossi completamente d’accordo, ma volevo vedere… il covo del peccato, credo che in quel momento sarei stata la personificazione dell’avverarsi dei timori di mia Madre e di Auriel Prima, credo che il demonio in persona le avrebbe spaventate di meno, che il constatare il mio livello assoluto di immersione nel peccato.

Ecco che entriamo alla back room, i miei angeli, ora 4 si guardano velocemente intorno nessun altro quella sera ha voglia di azzardare grosso, la stanza è deserta, solo il tavolo coperto col panno verde aspetta, le carte sono già sparse sopra il tavolo, ma difficilmente verranno usate quelle, specie se le puntate son ad un livello elevato, ancora il …pollo di cui non conosco il nome ma un generico signor Smith, non si vede, viene da una città, abbastanza lontana, in cui ha sentito dire che alla ROOM-339 ci stava uno dei campioni di quel gioco e voleva vedere fino a che punto fosse bravo, chiedo chi fosse il campione in questione pensando a Mad o Kublyk o Malinconia, mi risponde invece Colomba che è lui, il campione, e sorride di sbieco, poi aggiunge un brontolio poco sommesso, che le donne dovrebbero stare al loro posto, nemmeno rispondo, ad una tale affermazione, puramente gratuita ed ingiustificabile, mi limito a guardarlo, i miei occhioni chiari si accendono di un fuoco verde così intenso che solo pochi hanno avuto l’onore di vedere ed in ancora meno occasioni.

Una di queste occasioni risale a molto tempo prima, ma era una occasione speciale che nulla ha a che vedere con quella attuale, adesso mi limito ad osservare quel sancta sanctorum maschile, l’odore del tabacco è forte, ma non sgradevole come quello di là, questo tabacco sa di buono, come il sentore di cuoio vecchio e legno lucido, anche le sputacchiere sono di ottone lucido a specchio e pulitissime, neppure pare di essere nello stesso saloon, qui si denota raffinata eleganza ma non meno pericolosa della sguaiatezza del locale che sta al di fuori di quella porta chiusa, anzi forse ancor più letale.

Malinconia mi narra una storia che lo ha visto protagonista proprio li, dimostrando chiaramente che il codice di rapida e violenta condotta lì vige sovrano, e che se ne è reso ben conto un bulletto venuto da fuori che nel tentativo di irritarlo e di provocarlo, lui continuava a raccogliere gli scarti e li guardava, sbirciare presso gli scarti era severamente proibito dalle regole del gioco e del saper vivere una violazione che potrebbe costringere il giocatore a rinunciare al piatto, se non a qualcosa di più prezioso ed unico, la vita.
Anche se Malinconia ha avvertito due volte, lo spaccone lo ignorò e sollevò il rigetto di nuovo, questa volta però, Malinconia rastrella il piatto senza mostrare la mano, né dire una parola, il bullo ha portato subito fuori la pistola da sotto il tavolo, ma prima che l'uomo potesse premere il grilletto, la colt di Malinconia ha già cantato e ridotto l'uomo con un buco attraverso lo stomaco, con il sangue sparso dappertutto, il tipo giaceva morto e attraverso la tavola, non so se credergli fino in fondo, ma ho già visto la sua mira ed il suo volto era serio nel raccontarlo, mi sa che quella stanza ha visto numerosi spettacoli del genere, finiti male per una delle parti in causa, di solito per gli estranei che avevano la malaugurata idea di comparire alla ROOM-339.

Adesso è il turno di Kublyk, anche lui ha una sua storia da narrare, ma nel suo caso si trattava di pepite d’oro e di pesi che a parere suo non corrispondevano esattamente, ma il senso dell’umorismo di Kublyk è molto particolare, in quel particolare caso, il malcapitato, sopravvisse ma non dimenticherà facilmente che cercare di imbrogliare un trapper non risulta poi cosi semplice, si era ritrovato ad esser sparato con sale, non credo che si sia divertito molto per un bel po’ e di sicuro ci ripenserà a cercar di fregare un trapper, anche se questi si fa veder calmo e tranquillo, le acque chete affogano di solito, ma credo di averlo già scritto da qualche parte, ed ecco che anche Mad Dog prende a narrare di quella volta che al tavolo verde ci stava una mano da capogiro, e nessuno aveva il coraggio di puntare sopra, alla fine erano rimasti solo in due, il tizio che giocava con Mad dice trionfante “4 assi” Mad tranquillissimo lo guarda e dice pacificamente “ una Smith & Wesson batte sempre 4 assi” il tizio capisce l’antifona e si dichiara subito d’accordo lasciando il tavolo, chi veniva in quel posto o accettava le regole o se ne andava coi piedi in avanti.
 

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Ma ecco che Henry si affaccia e fa un segno, il tipo che doveva arrivare è arrivato, lo fa entrare e… mannaggia non si può avere una pensata decente che tutti te la fregano, anche questo aveva pensato di portarsi dietro una bellona per distrarre i giocatori, una biondona che levati, occhioni blu cielo, parevano due stelle di zaffiro, non la degno neppure d’uno sguardo, una bellezza davvero dozzinale come tante, nulla di speciale veramente, volete mettere una mora con stupendi occhi verdi come smeraldi lucenti di fuoco puro? Tutt’altro genere, molto più fashion, del resto neppure si pone il confronto, so quello che valgo, distanza abissale, poi le stelle son tante… milioni di milioni, di luna ce ne sta una sola, e oscura tutte le stelle e stelline in giro, i sorrisi in compenso si sprecano, mia nonna diceva sempre… mostra i denti per prima, sorridi, ma fai vedere che non hai paura di nessuno, mai e per nessun motivo, sono gli altri a dover avere paura di te, ricordalo sempre…così sorrido alla biondona occhicerulea…il significato è cortese e chiaro…tornatene da dove sei venuta… qui è campo mio… che volete devo difendere il territorio o no? A casa mia l’erbetta la coltivo e la mangio io…

Cominciamo la reciproca conoscenza e poco prima della mezzanotte, dopo giri di bevute e giochetti d'azzardo, per valutarsi reciprocamente, Colomba inizia il gioco vero, è stato un gioco a due mani con questo tizio di nome MacDonald quando la posta in gioco comincia ad aumentare con tutte le carte distribuite, quando la mano è completa e il centro del tavolo colmo di denaro, MacDonald ha mostrato la sua mano, mostrando tre jack, a questo, Colomba risponde: "Ho una casa piena - assi con sei", poi ha gettato il suo volto mano giù sul tavolo, ma quando MacDonald prese la mano di Colomba, esclamò: "Vedo solo due assi e un sei." Senza perdere tempo, Colomba ha la sua sei colpi con la mano destra e rispose: "Ecco le mie altre sei." Poi balenò un coltello Bowie con la mano sinistra, affermando: "Ed ecco il mio posto." MacDonald immediatamente marcia indietro dicendo freddamente: "Questa mano è buona. Prendete il piatto."

Non c’è che dire, il tipo sa incassare con eleganza, non contento Colomba attira a se la biondona occhi di mare, e le stampa un bacio a schiocco sulle vermiglie a cuore, leggermente imbronciate, per dirle poi, “ ora va a far compagnia al barista” io inizio a giocherellare distrattamente col mio coltellino, spero che il messaggio sia chiaro non vorrei davvero dar colpi bassi all’orgoglio maschile, spero davvero che non si facciano prendere da ideine simili, mi spiacerebbe rovinare un’amicizia così bella e composita, Malinconia seduto a cavalcioni su una sedia, Kublyk appoggiato al miro colla pipa puzzolente che fa fumo peggio del Cavallo di Ferro, Mad Dog Madison che osserva la scena soddisfatto, l’unico che pare non apprezzare, lo spirito goliardico diffuso è proprio MacDonald coi due scagnozzi e la biondona, chissà mai perché…

Ma ecco che le ore più oscure della notte si fanno intravedere, quelle ore dove anche il cuore più impavido prova dentro un brivido gelido, il fremito della scura ossessione di chi si sente solo, senza un focolare a cui far ritorno, le voci gia intorno si son smorzate, il pianista neppure strimpella più, Henry apre la posta della back room, l'aria è densa di fumo, intrisa di odori maschili e del profumo della biondona, il mio sentore è lieve e impercepibile, sa di pelle e di freschezza, non amo i profumi accentuati, solo un lievissimo tocco di acqua di rose, ma che in quella cacofonia di odori si perde, un'eco lontana di buono, saliamo al piano di sopra, ognuno la sua stanzuccia e buonanotte, aspettando l'indomani, che forse nuove avventure porterà con se...
 

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Viaggio a sorpresa

Arriva presto l’indomani, un filino troppo presto, mi sembra d’essermi addormentata da pochi minuti quando un ticchettio sordo alla finestra mi sveglia all’improvviso, lì per lì mi ci vuole un minuto per riorientarmi, per capire cosa sia e da dove venga quel rumore anomalo che mi ha svegliato e che tosto si ripete, giro lo sguardo alla direzione del rumore ed ecco una pioggerella si sassolini colpire ancora il vetro della finestra… se volevano risvegliare la mia curiosità ci son riusciti in pieno, mi alzo, mi do una strigliata energica ai capelli colla mia spazzola d’argento, un piccolo tocco di vanità….datemi retta non ci sta nulla di meglio al mattino che prendersi cura di se stessi con un piccolo gesto che dice, *mi voglio bene*, già sono talmente pochi che lo dicono o che sostengono a torto o a ragione il contrario che ricordarselo spesso può far solo bene, tornando a no, mi dò una sistemata veloce e vado a veder chi sia il tipo che ha tutta questa fretta.

Mi avvicino alla finestra ed occhieggio fuori, riparata dal muro, va beh che ancora nessuno mi vuol così male, ma sapete esser l’unica donna o poco meno in una città, maschile, comporta un certo tipo di margine di rischio, va bene che se volevano farmi qualcosa che non avrei approvato si sarebbero guardati bene dal preavvisare, ma un minimo di guardia non ci sta male, ed eccoli vispi e pimpanti i “….quattro dell’Ave Maria”, Mad Dog Madison, Colomba, Malinconia e Kublyk, fo per aprire la finestra e salutarli allegramente, ma mi ricordo dove sono ed di colpo non mi pare più una bella idea, inquadrata dal vano della finestra col sole che gentile accarezza i miei riccioli neri, beh…decisamente un bel bersaglio e la spalla me lo sconsiglia fortemente, ancora a ripensarci fa un bel po’ male, mi limito ad un cenno d’intesa e mi preparo a scendere, è una bella giornata e la mia gonna va proprio bene, a dire il vero son più pantaloni molto larghi più che una gonna, ma è molto adatta a cavalcare e mi fa sentire più a mio agio, soddisfacendo le esigenze primarie per me di eleganza e comodità, la mia camicetta colle frange, lo Stetson ed eccomi pronta a scendere.

Appena esco dall’albergo eccoli subito pronti a partire, hanno portato anche il mio cavallo, chissà che hanno in mente di fare, da quei quattro non mi aspetto nulla di buono per gli sventurati che han colpito la loro fantasia, chiedo dove si va di bello, dopo i convenevoli ridotti al minimo, mi rispondono che una donna che si fa i fatti suoi vive a lungo e tranquilla, rispondo che la vita tranquilla neppure mia nonna la apprezza e vedo un sorriso che spunta per subito sparire, non sia mai che si aprisse in una risata, che magari si possano slogar le mascelle? Poi saliamo a cavallo, un piede sulla staffa, forza sulle braccia, un elegante volteggio ed eccomi in sella, beh non è da ieri che io ed il cavallo ci completiamo a vicenda ed ora pronti alla partenza per chissà dove, partiamo diretti per quel che ne so al nulla.

Per alcune ore galoppiamo a velocità sostenuta, attraversiamo tratti ripidi e scoscesi, praterie e distese senza un ciuffetto d’erba, solo sabbia e qualche rado cactus, il caldo e l’irritazione da cavalcare inizia a farsi sentire ed ecco il segnale di fermata, siamo ancora in mezzo al nulla, ma son grata di quella sosta, rallentiamo fino a fermarci presso un mucchio di rocce, il sole ora picchia forte perpendicolare sulle nostre teste, ma quelle rocce assicurano un poco di ombra, molto gradita ve l’assicuro, l’aria è ardente par sollevarsi e tremolar da sola, subito gli uomini preparano un focherello piccolo giusto per bere qualcosa di caldo e chissà come mai mi eleggono all’unanimità addetta alla preparazione del caffè, mentre loro si occupano dei cavalli, mi sa che ci guadagno, per cui evito di far storie inutili.

Metto accanto alle pietre roventi il bollitore in cui l’acqua inizia ben presto a cantare, vi aggiungo caffe e zucchero e lascio in infusione, poi tolgo dal fuoco e lascio depositare il tutto, il suo profumo si fa strada alle narici degli uomini poco lontano che si affrettano ad accostarsi, ben presto siamo seduto attorno al fuoco, ognuno la sua tazza in mano, ciascuno lo allunga come preferisce, a me piace liscio e caldo, la tazza fumante fra le mani, il suo profumo che lentamente sale diffondendosi a preparar il gusto ad apprezzarlo, per poi sorbirlo a piccoli sorsi, quasi una cerimonia, altri lo mescolano a rhum o a whisky, ma perché rovinare un buon sapore lo sanno solo loro, a me è bastata l’esperienza non voluta col whisky per starne ben lontano, ma credo proprio di non esser fra la maggioranza.

Adesso finalmente i quattro iniziano a parlare di dove si sia diretti, inizia Mad col dire che ha sentito di un grosso accampamento di trapper che sorge sulle sponde dello Snake River, non proprio lì ma nei pressi di un’ansa dei fiumiciattoli che vi si gettano, e vuole andare a vedere di cosa si tratti, prosegue Kublyk, che si dice sicuro esserci un bel quantitativo di pepite e polvere e sa già come prenderne un bel po’, si dimostra sicuro e determinato, Colomba lo sfotte un poco e poi dice che non sarà mai alla sua altezza, Malinconia, annuisce ma mi rivolge un sorriso, sto per chiedere che ci faccio io, ma al veder la faccia soddisfatta dei quattro, ritengo di aver capito il mio ruolo, quattro uomini che si avvicinano possono sembrare dei banditi, pronti ad uccidere e distrugger, ma colla presenza di una donna ecco che non si può più dire una cosa del genere, illusi, non conoscono si vede, alcune donne da cui era bene star molto lontano, ma ascolto attenta il discorso, che prosegue.

Il piano è semplice, avvicinarsi, fare quattro chiacchiere e spennare i polli, ma non colla violenza magari facendoli pure divertire ed io servo a far abbassar la guardia anche ai più sospettosi, inoltre possono prendere a pretesto la mia scarsa resistenza per potersi fermare, a riposare del resto si sa ed è noto che una donna non può per la propria natura, eseguire lavori da uomini, son fragili creature… li ascolto e spero tanto che non credano davvero a certe fole e che le usino al loro scopo altrimenti urge una chiacchierata al più presto con tutti è quattro, ma è meglio aspettare dopo che vedrò come va a finire il piano architettato da loro.

Riprendiamo la nostra cavalcata, dopo aver soffocato il fuoco con acqua e pietre, non è mai il caso di lasciarsi dietro braci accese che possan divorare miglia e miglia, portando distruzione e morte a tutto ciò che nel cammino incontrano, ancora molte ore a cavallo ci attendono, mentre il sole inizia a gettar ombre lunghe volgendosi basso all’orizzonte in un colore rosso che man mano trascolora fino ad assumer le tinte blu viola del tramonto incipiente, ed ecco che le prime baracche si vedono, un ultimo sforzo e ci siamo, pure i cavalli son stanchi e gli uomini pure, un sorrisetto maligno, si fa strada sul mio visino d’angelo, ma non sono così vendicativa da rimarcare sul chi sia più stanco di chi, bene ci avviciniamo al campo e questo diventa sempre più grande, anche se non ha un nome vero e proprio assomiglia ad una piccola città, hanno anche una specie di saloon, smontiamo, leghiamo i cavalli alla staccionata vicino all’abbeveratoio ed entriamo nel saloon, che come tutti a quest’ora è pieno, al solito, richiamo tutti gli sguardi su di me, chissà da quanto tempo non vedono una donna, improvvisamente mi sento grata ai miei angeli custodi, ci avviciniamo al bancone, anche qui lustro e lindo ed anche qui ci sta Henry, sempre pronto a servire i suoi intrugli.

Come in tutti gli avamposti lontano dalla civiltà, son assetati di notizie e novità, ed anche se non son recenti, per loro isolati dal mondo e dal viver civile son nuovissime, chiedono di tutto, da dove veniamo, dove andiamo, se abbiamo notizie di quel paese, di quella persona, di chi siamo i banditi che infestano la regione, un fuoco di fila di domande, condite dal becero umorismo maschile, con ogni tanto una parola di scuse per la bella signora di cui sono la scorta, ed il rispondere di Mad che siamo una famiglia che sta cercando di riportar me a casa, dopo che un malvagio individuo mi aveva rapito all’affetto dei miei, e loro i miei quattro fratelli, mi avevano cercato per ogni dove, trovandomi poi rinchiusa in un posto con altre donne rapite per essere portate poi all’Ovest a subire un destino peggior della morte, offerte al miglior offerente per un’asta delle mogli, quasi quasi ci credeva pure lui, alle fandonie che raccontava, pareva quasi di vedere l’indignazione trapelare dai suoi fieri occhi e lo sdegno condiviso dai miei presunti fratelli era tutt’uno.

Malinconia colla sua divisa, guardava tutti orgogliosamente, disposto a difender sua sorella fino alla morte, Colomba, il meno raccomandabile dei quattro, aveva uno scintillio negli occhi che nulla prometteva di buono a chi avesse messo in dubbio o molestato l’innocenza della sorellina, e Kublyk che sembrava il più posato annuiva, bel teatrino avevano messo su, era da consigliarli di sviluppar quell’arte, chissà a quali risultati poteva portar, per parte mia facevo la santarellina, tenendo gli occhioni bassi, mostrando timidi sorrisi, ma facendo balenar il verde trasparente e lucente delle mie iridi, alzando il viso a mirar fiera i…miei fratelloni, custodi del mio onore, quei trapper a sentir la storia erano profondamente commossi, quei rudi uomini di frontiera partecipavano commossi alle mie traversie, immaginando le pene da me provate, strappata all’affetto di chi mi voleva bene con tanta violenza e destinata a soffrir le pene dell’inferno, ma provvidenzialmente strappata a tal sorte dal coraggio di loro, dei miei affezionati...fratelli, che subendo le ingiurie di un avverso fato erano riusciti a riprendermi per riportarmi alla mia famiglia.
 
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Dopo questo racconto, tutti in quel saloon sarebbero stati disposti a difendermi colla vita, chi mi offriva un tonico per riprendermi dai maltrattamenti, chi chiedeva al pianista di smettere di strimpellar canzonacce e cercar musiche adatte ad una signora, chi si assicurava che stessi comodamente seduta, chi si dichiarava disposto a mettere in campo le sue capacità per vendicarmi di quell’affronto, chi avrebbe cercato per mari e per monti quello spietato individuo per far stivali colla sua pelle, chi voleva donarmi pegni del suo affetto e di stima a risarcirmi del danno morale subito, chi si dichiarava affascinato dal mio contegno caratterizzato dalla modestia e purezza più limpide, chi addirittura chiese la mia mano ai… miei fratelli che se si azzardavano a dire sì, avrebbero visto come la dolce sorellina si mutava in qualcosa di molto meno dolce ed amabile, ma per fortuna nonostante un balenar di divertimento negli occhi, tale evenienza fu prontamente esclusa, mi aspettavano i miei per abbracciarmi, ero l’unica piccola di casa, e sol nostro padre poteva conceder la mia mano a chicchessia.

Poi man mano che la serata proseguiva, per fortuna altri argomenti, seguitavano ad uscire, fino a che qualcuno non propose una partita a Texas Hold’em, non conoscevo quel gioco, non ne avevo mai sentito parlare, ma uno sfolgorio negli occhi di Kublyk, mi disse che aspettava solo questo, tutti accettarono di gran lena ed io mi limitai a guardare da lontano aspettando di vedere l’evoluzione, mentre ero al centro dell’attenzione di alcuni trapper che non avevano nessuna intenzione di giocare, mentre parlavo ad uno e ascoltavo un altro osservavo colla coda dell’occhio i preparativi per quel tavolo da gioco, mentre Malinconia mi restava accanto, pronto ad ogni evenienza, Mad, Colomba e Kublyk, si sedettero al tavolo, con altri, mano dopo mano, giro dopo giro, i dollari si accumulavano davanti ai tre, ma per evitare di attirare troppo l’attenzione ogni tanto si ritiravano per lasciar l’illusione che fossero novelli polli da spenno, alla fine restarono dopo una serie di rilanci, sempre più elevati, solo Kublyk ed un altro pure questo ben fornito di dollari fruscianti, ma a questo punto decisero di cambiare gioco.

I due erano d’accordo, ed iniziarono una partita di poker classico a 5 carte, ancora altri tra cui Mad e Colomba si unirono a questo tavolo e la partita iniziò solito giro di carte e di rilanci a coprire o meno il piatto, ed ecco che rimangono ancora solo Kublyk ed il tipo imbottito di soldi, Kublik è imperturbabile, al suo solito, mentre all’improvviso vediamo il tipo che scopre la sua mano impallidire all’improvviso, anche se il piatto era più che goloso, lancia le carte sul tavolo che cadono sparpagliandosi, lasciando vedere che gli era capitata la mano del Morto (Dead Man’s Hand] due assi neri picche e fiori e due otto neri, una carta cadde coperta ma nessuno ebbe il coraggio di toccarla, narra la storia che con quella mano fu ucciso Wild Bill Hickok, e da allora a chi capita sia condannato a breve, Kublik pare la volpe che ride sotto i baffi, ma solo io che lo conosco riesco a vederlo, per gli altri ha la stessa reazione, ma dato che il tizio si è ritirato, il piatto è suo e nessuno obbietta, raccoglie il denaro e lo mette in un sacchetto, per poi dire ad alta voce “ Questa sarà la dote della mia sorellina, quando andrà in sposa all’uomo giusto per lei” ottenendo il plauso di tutti, con quella decisione par aver tolto il malocchio a quel denaro, lo guardo dolcemente e felice di quella decisione, ma ormai la serata è finita, per fortuna che il saloon ha qualche camera a disposizione, questa notte dormirò sonni tranquilli, una intiera città, veglia a proteggere il mio onore di fanciulla.

Mi riprometto appena sveglia di dire due paroline a Kublyk, nel primo momento in cui saremo soli, ma ecco un cambio di programma quel posto non è poi così isolato, ci passa pure la diligenza, quei furboni avevano già architettato tutto, complimenti all’inventiva, ma anche se ammiro la sagaci, una lezione la meritano di sicuro, specie Kublyk colla sua sparata della dote, scendo pronta alla partenza, non credo che vogliano rimanere lì, solo…dimenticavo un’altra regola del West, fidarsi è bene, ma non farlo è meglio, vedo tutti credo gli abitanti della cittadina alla fermata della diligenza come se aspettassero qualcosa, penso ad un arrivo di qualcuno importante, in realta aspettano una partenza, la mia, i miei… fratelloni sono tutti là in prima fila, Mad solenne, come al suo solito, mi consegna la borsa col denaro, dicendomi “ sorellina, porta questa a papa e mamma, e salutali per noi digli che arriveremo a breve” e mi abbraccia stretta, mentre mi bisbiglia all’orecchio *attenta al denaro, nascondilo bene* ancora mi chiedo che voglia dire, ho solo il tempo di bisbigliare al suo orecchio *d’accordo*.

Quindi Malinconia mi stringe forte a se, dicendomi “saluta mamma” mentre all’orecchio mi sussurra “occhio stella* fo appena in tempo a rispondergli, sempre a sussurri *sta attento a te* che arriva il turno di Colomba, che mi stringe col suo sorrisetto da schiaffi dicendomi “fa buon viaggio” e seppellendo il volto fra i miei capelli mi bisbiglia*…se non fossi mia sorella, avrei un dono per te* al che di rimando gli bisbiglio piano *… se non fossi mio fratello, ne avrei uno speciale solo per te… e non ti piacerebbe molto*, ora fra le braccia forti di Kublyk che ad alta voce mi dice “sono fiero di te sorellina, a presto” ed a bassissima voce mormora *hai fatto un bel lavoro* gli rispondo mormorando in modo che lui solo oda *faremo i conti presto, non ti preoccupare* . poi il rumore della diligenza che arriva, rompe gli indugi, il tempo di salire del resto non ho bagagli solo la borsa col denaro ed un vestito di ricambio in una borsa più grande, ed ecco il postiglione incitare i cavalli perché riprendano la via, mi affaccio al finestrino scostando la tendina, saluto agitando l’affusolata e candida manina, mi risponde il saluto di una città di trapper coi miei... fratelloni in prima fila, resto al finestrino finché non si perdono in lontananza confusi fra la polvere sollevata dalla diligenza e l’orizzonte, poi mi siedo e penso a cosa mai avranno in mente…
 
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