La nascita di Red Dream

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Il seguente racconto narrà in maniera romanzata i fatti realmente acaduti che portarono alla nascita di una delle tante città nel Mondo 2 di The West.
Ovviamente, alcuni personaggi sono realmente esistenti in Game o lo sono stati, anche se per motivi di trama ho dovuto modificarne il nome per non farlo suonare troppo buffo (non credo possa esistere davvero qualcuno che si chiami z27z!:rolleyes:).

Nota: l'universo in cui la storia prende vita è diverso dal nostro.
I vari mondi di gioco sono semplicemente delle parti di un continente più vasto, non universi paralleli.
L'ambientazione è Western, ma non è il nostro West storico reale, ma alternativo, in cui le città e le guerre sono principalmente quelle fatte dai giocatori.
 
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Era una fredda giornata di fine Estate quando Zed, ancora mezzo addormentato, scese dalla nave sul molo di New York. Il lungo viaggio sulla Ferdinando per raggiungere il Nuovo Mondo era stato tutt'altro che comodo, a differenza di quello gli era stato garantito alla partenza.

Si era ritrovato a dover dividere la cabina per l'intera durata del viaggio con altre otto persone, di cui due bambini eccessivamente vivaci, un frate che aveva fatto voto di non lavarsi fino alla morte e un vecchietto affetto da dissenteria. La stessa cabina era in pratica un grande ripostiglio con un solo oblo ermeticamente chiuso e alcune brande polverose sistemate alla meglio.
A parte questo, il viaggio era stato abbastanza tranquillo e monotono, in confronto alle condizioni dei passeggeri più sfortunati.

Camminando lentamente, Zed inspirò profondamente: l'aria fresca mattutina era così dolce che per un attimo ne fu quasi estasiato, tanto che rischiò di cadere dal pontile in mare.
Solo i riflessi di un marinaio nerboruto lo salvarono da un bagno gelato.
Zed avrebbe voluto respirare ancora un po' di aria fresca, ma il marinaio non era dello stesso parere. Lo portò all'entrata di un grande edificio grigio davanti al molo e, con estrema gentilezza, lo lanciò nel gruppo di passeggeri appena sbarcati dalle altre navi.
La folla ricambio la cortesia con una serie di improperi e commenti sulle grandi virtù delle madri dei due, ma Zed si rialzò sorridendo a tutti e abbozzando scuse. Poi, girandosi verso il marinaio, fece per estrarre la pistola che teneva sotto la camicia, ma all'ultimo si trattenne: non era ancora il momento di uccidere; era ancora troppo presto.
 
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Piano piano la folla tornò tranquilla, mentre le guardie portuali iniziarono a smistare i passeggeri delle navi in due file: stranieri a sinistra; cittadini dell'unione a destra. Zed fortunatamente proveniva dal Vecchio mondo e i controlli e la burocrazia portuale sarebbero stati più veloci. O almeno così sperava.
Subito si preoccupò di controllare i bagagli, ma sorrise: a parte la sacca dei viveri, gli abiti sgualciti e stropicciati che indossava e la fidata Colt, non aveva altro.
Ma che gli era passato per la testa? Partire così, di punto in bianco per un luogo che quasi non aveva mai sentito nominare?
Mentre la fila avanzava lentamente verso l'ufficio dell'immigrazione, Zed venne colto da uno sciame di ricordi e immagini del passato che cominciarono a pungerlo.
Si dice che ricordare eventi dolorosi sia come riaprire vecchie ferite.
Ma le ferite di Zed erano reali: un'abrasione al braccio sinistra fatta da un indiano ubriaco, un foro di pallottola alla spalla sinistra di un duello con un soldato di cavalleria, uno graffio sulla tempia di un coltello da lancio di una scaltra duellante, una palla di moschetto che lo aveva colpito di striscio al fianco destro in una battaglia per un forte mesi prima... e molto altro.
A fatica Zed scacciò lo sciame di dolore: come non era il momento di estrarre la Colt, così non era neppure il momento di ricordare. Per entrambe le cose, pensò fra sé, c'era un luogo ben preciso che lo stava aspettando. E, tra l'altro, era venuto il suo turno di entrare nell'ufficio portuale.
 
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L'ufficio era arredato in modo scarno: una scrivania, un paio di archivi dietro di essa e due guardie immobili dallo sguardo severo.
Seduto dietro alla scrivania, un impiegato brizzolato con un paio di occhiali sembrava affaccendato a mettere in ordine fogli e documenti. Dietro di esso, una porta che probabilmente dava accesso ad ulteriori uffici, mentre di fronte all'ingresso da cui Zed era entrato c'era l'uscita dall'edificio e una finestra.

Zed si portò di fronte alla scrivania, mentre l'impiegato, con fare annoiato, gli disse <<Prego: nome della nave e nome di battesimo>>.
<<Ferdinando e Zed T. Shevenz>>
L'impiegato lo guardò storto. Zed pensò che forse si aspettava che gli dicesse il nome di battesimo per intero, ma non aveva mai portato particolare simpatia per il suo secondo nome e ignorò lo sguardo dell'uomo sorridendo.
Scrollando le spalle, l'impiegato si piegò in avanti e aprì il libro dell'elenco dei passeggeri della nave.
<<Documenti e bagaglio>> disse imperiosamente.
Zed posò sulla scrivania la sacca dei viveri ed estrasse la pistola. Una delle guardie fece per muoversi verso il viaggiatore, ma si fermò subito non appena l'arma fu posata lentamente vicino alla sacca.
Da una tasca dei pantaloni Zed tirò fuori alcuni pezzi di carta macchiati di caffè e inchiostro e li porse all'impiegato.
La guardia iniziò a rovistare nella sacca dei viveri mentre l'impiegato, scartando alcuni documenti con evidente disgusto e tenendone altri, riempiva dei moduli con un pennino.
Dopo pochi minuti l'impiegato restitui le carte a Zed e iniziò a fargli delle domande:
dove era nato, l'età, il nome del padre e della madre... tutte informazioni che aveva appena letto nei documenti e a cui, era ovvio, non credeva minimamente.
<<Quello che non mi è chiaro>> disse l'impiegato <<è cosa fa lei nella vita? O cosa ha fatto?>>
Zed restò in silenzio per qualche istante, mentre l'impiegato e le guardie lo fissavano incuriositi.
Poi rispose, sempre sorridendo: <<Collaboratore di giustizia>>.
L'impiegato trasalì. <<Che cosa intendete?>> chiese.
<<Quello che ho detto. Do una mano alla giustizia>>. Rispose serafico Zed.
<<Ah!>> Esclamò l'impiegato. <<siete stato sceriffo?>>
<<Non esattamente>> ghignò Zed. <<Non mi fermo mai per troppo tempo nello stesso posto>>
<<Ma allora avete prestato servizio nell'esercito?>>. L'impiegato stava innervosendosi.
<<No, anche se ammetto che l'esercito qualche volta mi ha pagato>>.
<<Insomma!>> gli fece spazientito l'impiegato. <<Si decida a dire che lavoro ha svolto!>>
<<Lasciate che vi mostri qualcosa che metterà a tacere ogni dubbio>>. Dicendo questo, Zed estrasse dal taschino della camicia un foglietto di carta ingiallito piegato in quattro. Prima che qualcuno potesse dire o fare qualcosa, lo lanciò sulla scrivania con un movimento quasi impercettibile della mano.
L'impiegato prese il foglio, lo aprì... e sobbalzò sulla sedia.
Il foglietto non era altro che un manifesto di un ricercato, tale Sam lo Sfregiato, capo di una banda di predoni, assassini e stupratori. Il manifesto era talmente rovinato che la taglia era illeggibile, ma si potevano ancora distinguere chiaramente le parole “Vivo o Morto”. Sopra alla parola “Morto” era stata disegnata una linea di un rosso così intenso che lasciava pochi dubbi sull'inchiostro usato.
L'impiegato alzò la testa dal manifesto.
Zed lo fissava.
La barba incolta nascondeva a stento un ghigno sinistro, da cui si intravedevano i canini di un coyote. Gli occhi azzurri, diventati improvvisamente spettrali, sembravano aver catturato quelli dell'impiegato, che iniziò a sentire dei brividi lungo la schiena.
Per dieci interminabili secondi, nulla sembrò muoversi all'interno dell'ufficio.
Perfino il respiro delle guardie sembrò essersi fermato di colpo, lasciando come unico suono udibile l'ululato del vento all'esterno.
Poi l'impiegato sussurrò <<questo... è...?>>
<<Si. E' con quello che ho pagato il mio biglietto di imbarco>> rispose tranquillamente Zed.
L'impiegato dimenticò che l'uomo che aveva di fronte era disarmato e iniziò a sudare freddo.
 
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Fuori dagli uffici portuali, Zed potè finalmente respirare a pieni polmoni l'aria di città, un misto tra polvere e sterco di cavallo. Era al settimo cielo!
Si stiracchiò la schiena, fece qualche passo lungo la strada... e scoppiò a ridere.
E rise fino a quando la pancia gli fece male, mentre la gente lo guardava come se fosse matto.
Doveva essere stato il cielo a fargli incontrare un simile cacasotto!
Dopo avergli mostrato il manifesto, l'impiegato si era messo perfino a tremare e balbettare!
Alla fine lo aveva lasciato andare senza altre perdite di tempo.
Che esagerato! Effettivamente era vero che era stato un Cacciatore di taglie, ma non era certo tra quelli più spaventosi. E chi se lo aspettava che sarebbe bastata una faccia un po' truce per metterlo in difficoltà?

Mentre rifletteva su quanto fosse bello il mondo pieno di vigliacchi, si rese conto che era quasi mezzogiorno e non aveva ancora pranzato.
Si guardò intorno: New York era simile a tutte le altre New York, piccola e pidocchiosa, ma abbastanza confortevole.
Come da tradizione, tutte le prime città marittime nelle quali giungevano immigrati e viaggiatori portavano lo stesso nome in tutti i mondi ed erano edificate nella stessa maniera.
New York, come le altre sue "sorelle", avrebbe potuto diventare una grande metropoli se solo i suoi cittadini non fossero stati più interessati a spostarsi nella prateria che a starsene a casa.
Zed voleva dirigersi verso il più vicino Saloon per mettere qualcosa in pancia e fare una visita di cortesia a una “donnina per bene”, due bisogni che sentiva essergli di vitale importanza, ma ovviamente aveva solo degli spiccioli in tasca.
 
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Cercando lungo la via principale ed evitando mendicanti e cercatori d'oro tanto ubriachi quanto sudici, scovò un piccolo emporio che sembrava fare al caso suo.
Non appena entrato, fu subito assalito dai sensi di colpa per quello che stava per fare: erano anni che non faceva più cose del genere, ma la situazione in cui si trovava non ammetteva alcuno scrupolo.
Il commerciante dall'altro lato del banco lo saluto calorosamente fregandosi le mani.
Ma non ebbe il tempo di fare nient'altro perchè subito si ritrovo una Colt puntata in mezzo agli occhi.
<<Allora>> disse Zed con sguardo serio <<quanto mi dà?>>
Il commerciante era bianco come un lenzuolo. <<Tutto...quello che vuole!>> sussurrò.
Zed sorrise tristemente e, con un movimento che parve del tutto naturale, rovesciò la pistola e porse il calcio al commerciante.
<<Intendevo: quanto mi dà per la pistola?>> e strizzò amichevolmente l'occhio all'uomo spavento.

:eek:-----Fine Prima Parte-----:eek:
 
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bellissima!!!!!!!!!!!!! però a me viene difficile separarmi dalla mia pistola.... quando mi sono separato dal mio asino occhiodibue non mi è piaciuto molto....
bellissima storia! 10!
 

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Eh, anche per Zed è stato molto difficile dover vendere la pistola... ma per sapere davvero il perchè di questo dovrete aspettare la prossima puntata!;)
 

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Per fortuna, il commerciante aveva il senso dell'umorismo.
Zed soffriva al semplice pensiero di doversi separare dalla sua bambina: lo aveva sempre servito bene ed era come se lui la tradisse, abbandonandola nelle mani di sconosciuti.
Si ripromise a sé stesso che sarebbe tornato a riprenderla non appena avesse fatto fortuna da qualche parte... Bè, certo, c'era sempre la possibilità che ne trovasse una migliore, ma preferì non starci a pensare.
Il commerciante valutò attentamente l'arma e alla fine accettò di prenderla per meno della metà del prezzo originario più quello che definì un “fantastico” set del colono (cinque razioni di carne secca, una borraccia vuota, una cartina delle terre esplorate, una coperta, acciarino, pietra focaia e una piccola lanterna). Zed accettò l'offerta con un nodo alla gola. Non solo aveva venduto la sua bambina, ma addirittura lo aveva fatto per così poco!
Sospirò profondamente e fece per uscire dal negozio, ma la sua attenzione fu catturata da un martello particolarmente massiccio, probabilmente l'utensile per un fabbro, esposto vicino alla porta.
Zed lo prese in mano, ne valutò la bilanciatura e lo fece roteare in aria.
Era abbastanza pesante e maneggevole da spaccare qualche testa senza troppi problemi e al tempo stesso abbastanza comune da non destare sospetti.
Il commerciante tossicchio.
<<Ah! Mi scusi!>> gli fece Zed. <<Lo prendo>>.
 
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Ancora una volta in strada, Zed si sentiva nudo con solo un martello nella cintura.
Ma a pensarci bene, era una cosa che avrebbe dovuto fare prima o poi.
Era partito proprio per non doversi più occupare della feccia che la società sfornava continuamente, dei duelli, delle pallottole vaganti, delle vendette, delle urla, degli inseguimenti...
Ovviamente avrebbe potuto organizzare il viaggio un po' meglio, ma quando si ha alle calcagna la banda di Sam lo sfregiato il tempo per pensare è davvero poco.
Comunque, un nuovo mondo, una nuova vita!
...ma quale?
Zed non lo sapeva. Le possibilità per il suo futuro erano così tante che non riusciva a decidersi.
C'erano un paio di città in cui avrebbe potuto trovare ospitalità facilmente, in primis la nuova Quien Sabe, fondata dal prode Camomillo e la coraggiosa Jack Gallino... per non parlare poi del più grande chiacchierone del West, Michael Cappy, o Cap per gli amici.
Si diceva avesse raggiunto (e combattuto su) quasi ogni mondo esistente, anche se le storie sul suo conto erano per la maggior parte una via di mezzo tra leggende e sbruffonate.
Qualunque cosa avesse deciso di fare, l'uomo che era stato non avrebbe mai più influenzato la sua nuova vita. Mai più!
Ciò che è stato è stato, come si dice.
Camminando per la strada illuminata dal sole, sentiva che da quel giorno sarebbe stato finalmente una persona buona e rispettosa della legge (o della maggior parte della legge).
Purtroppo era destinato a scoprire che i suoi propositi non potevano avverarsi.
 
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<<Hey>> Sentì gridare qualcuno alle sue spalle con fare divertito <<Ma lei non è Zed Shevenz di Quien Sabe?>>
Zed si fermò impietrito in mezzo alla strada brulicante di persone.
C'erano solo tre tipi di persone che lo conoscevano e sapevano che era lì:
a) le persone della sua ex città sul Vecchio Mondo poi trasferitesi qui (che però si trovavano ormai a svariate miglia di distanza)
b) Le guardie al porto (ma non erano loro; non si sarebbero scomodate a chiamarlo in quel modo in mezzo alla strada)
c) Qualcuno con dei conti da saldare, come criminali e altri cacciatori di taglie.
La c) era sicuramente la risposta più ovvia tra le tre... e la più spaventosa da affrontare con solo un martello.
Mai come allora desiderò di avere con sé una pistola.
 
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Un bagliore ad una finestra lo colpì. Cecchini. Sicuramente ce n'erano almeno due sui tetti che lo tenevano sotto tiro coi loro fucili.
Dietro invece sentiva dei nitriti di cavallo in lontananza. Calcolò che dovevano essere almeno quattro cavalli, di cui tre bianchi e uno nero. Lo avrebbero ucciso sfruttando la velocità e la sorpresa?
Davanti a lui, la folla gli sembrò particolarmente agitata.
Chi c'era là in fondo? Due pistoleri pronti a bloccargli la via di fuga? No, dovevano essere almeno tre.
<<Hey, Zed>> tuonò la voce, leggermente spazientita <<Fai finta di non sentirmi?!>>
Rumori di passi lenti dietro di lui.
Zed stimò che poteva farcela: doveva solo girarsi, dare un colpo in testa all'uomo, mettersi dietro di lui facendosi scudo col suo corpo e sparare ai cecchini con le pistole che gli avrebbe trovato addosso. Poi...
No, era un piano disperato. Il tempo di girarsi e si sarebbe ritrovato pieno di piombo.
Ma se proprio doveva morire, sicuramente non sarebbe scappato come un codardo.
 
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La folla davanti a lui si diradava.
I cavalli dietro di lui si stavano avvicinando.
Un altro bagliore da una finestra.
In lontananza, le campane di una chiesa suonavano a morto.
Zed guardò alla sua sinistra.
Una donna portava il bucato a stendere cantando una vecchia canzone.
Un soldato in licenza corteggiava una giovane rossa per l'imbarazzo.
Due bambini che si rincorrevano scalzi sulla strada polverosa.
Per un breve attimo della sua vita si era illuso di poter vivere un po' di quella normalità.
Ma le illusioni sono fatte solo per soffrire.
Lentamente, portò la mano al martello infilato nella cintura, così come aveva fatto decine, centinaia di volte in passato con la Colt.
Che ironia! Fino ad ora aveva sempre ammazzato sparando con la sinistra!
Ora invece avrebbe concluso la sua vita stringendo un martello nella sua mano ancora innocente.
 

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I passi si fermarono. L'uomo era proprio dietro di lui.
<<Allora?!>> La voce gli parve anche troppo acuta per un killer. Probabilmente era uno giovane che voleva farsi un nome.
Come tutti, del resto.

Zed chiuse gli occhi.
Il cuore gli batteva all'impazzata.
Una goccia di sudore, gelida come la morte, dalla fronte scivolò giù sulla guancia, fino al collo, bagnandogli la camicia.
I suoni si fusero assieme, riportandolo indietro nel tempo:
duelli...cavalli...cecchini...spari... bagliori....fiamme...
E improvvisamente, sentì quel forte odore a lui così noto.
Un odore pungente che si insinuò nel naso e discese alla bocca e alla gola, e più giù, contaminandogli il corpo e la mente. Fu quasi sul punto di vomitare.
Le vene delle tempie pulsavano impazzite.
Polvere... povere da sparo.

Qualcuno dette un colpetto alla spalla di Zed.
Quel gesto fu troppo per lui.
Con un urlo che avrebbe fatto impallidire il diavolo in persona e gli occhi fuori dalle orbite, Zed si avvento sullo sconosciuto brandendo il martello.


In più racconti del West si narra di uomini che andarono incontro al proprio destino.
Alcuni sorridendo. Altri piangendo.
Altri ancora guardarono negli occhi la propria fine e non la riconobbero.

Quel giorno Zed T. Shevenz, cacciatore di taglie e novello colono, ci saltò letteralmente sopra.

:eek:----Fine Seconda Parte----:eek:
 
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DeletedUser1668

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suspance!:eek:

"per non parlare poi del più grande chiacchierone del West, Michael Cappy, o Cap per gli amici.
Si diceva avesse raggiunto (e combattuto su) quasi ogni mondo esistente, anche se le storie sul suo conto erano per la maggior parte una via di mezzo tra leggende e sbruffonate."

troppo buono!:cool::rolleyes:

dai fai l'altra parte!!!
 

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Eh, datemi il tempo di scrivere le altre parti... Pazientate ancora un pò.;)
 

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Con un urlo agghiacciante Zed si avventò sul suo nemico.... ed ebbe una brutta sorpresa.
Davanti a lui non c'era un bandito o un assassino, ma un ragazzo ben vestito che poteva avere la sua età, se non più giovane. Era completamente terrorizzato mentre osservava il martello sospeso in aria.
Ma che diavolo stava facendo? Voleva forse spaccargli la testa solo per averlo chiamato per nome?
<<Hey voi due! Fermi!>> Una voce irritata risuonò per la strada <<Non vi muovete! Che succede?>>
Zed voltò la testa e si accorse che era lo sceriffo: chi altri poteva parlare con fare tanto autoritario quanto borioso? Più velocemente che poteva, si rialzò in piedi, reinfilando il martello nella cintura.
<<Che succede qui?>> ripeté lo Sceriffo avvicinandosi con la mano sulla pistola mezza estratta dalla fondina.
Da quanto era lucida la stella di latta portata sul panciotto e la cura con la quale erano stati tagliati i suoi lunghi baffi neri, lo sceriffo sembrava aspettare solo l'occasione giusta per mettersi in mostra riempiendo di piombo il primo disgraziato di passaggio.
<<Ma nulla, capo!>> rispose Zed sforzandosi di sorridere nel modo più naturale possibile. <<Io e il mio amico...>>. Guardò il giovane che si stava rialzando da terrà. <<....Bingo...>>.
<<...Dany...>> mormorò il giovane.
<<Dandy!>> continuò Zed. <<Stavamo solo scherzando! E' solo una baruffa tra vecchi amici! Era da una vita che non vedevo questo figlio di una buona donna!>>. E scoppiò in una risata evidentemente falsa.
Lo sceriffo guardò Dany e il ragazzo chinò il capo timidamente. Poi tornò su Zed.
<<Qual'è il tuo nome, straniero?>> gli chiese
<<Zeddinsky>> rispose istintivamente Zed. In passato aveva imparato che era più utile dare dei nomi falsi ai rappresentanti della legge. Dany guardò Zed, ma mangiò la foglia e non fiatò.
<<Sono giunto proprio oggi su questo Mondo>>.
<<Allora mi ascolti bene, Mr.“Zeddinsky”>> riprese lo sceriffo, alzando la voce. <<In questa città è usanza dare ai furbi una settimana di galera a pane a acqua. Per gli attaccabrighe invece c'è l'impiego come concime al camposanto>>.
Indicò con la mano libera prima il suo ufficio lì vicino e poi la chiesa in lontananza.
<<Siete stranieri appena arrivati, per cui vedrò di chiudere un occhio. Ma alla prima lamentela che sento giuro che vi chiudo in una bara e vi sotterrò in una montagna di sterco di vacca. Intesi?>>
<<Chiaro e cristallino come il cielo del mattino, capo!>> Rispose Zed canticchiando tranquillo.
Lo sceriffo gli lanciò un occhiataccia e aggiunse la frase preferita da tutti gli sceriffi e guardie dell'intero creato:<<Vi tengo d'occhio!>>. Poi si allontano a grandi passi verso il suo ufficio, mentre la gente che si era accalcata lì intorno ad assistere alla scena si disperdeva.
<<Si si, vai vai>>. Sibilò a bassa voce Zed seguendolo con lo sguardo. <<Non vedo l'ora di conficcare un paio di chiodi nella sella del tuo cavallo prima di lasciare questo schifo>>.
 
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Dany sospirò <<C'è mancato poco!>>.
Zed si girò verso di lui. <<Hey! La mamma non ti ha insegnato che è meglio non cogliere alla sprovvista la gente?>> il tono della voce era parecchio seccato.
<<Ma l'ho solo chiamata per nome!>> protestò Danny <<Avevo bisogno di parlarle e...>>.
<<Ok, ok!>> Lo interruppe Zed. <<Non c'è bisogno che ti scusi. Lascerò correre la tua mancanza di educazione per questa volta... niente di rotto, vero?>>
<<No, no!>> rispose il giovane.
<<Bene, allora presentiamoci, già che tu sai chi sono io, ma io ho qualche difficoltà a ricordare chi sei tu...>>.
<<Ah!>> fece il ragazzo sorpreso <<Mi chiamo Daniel Ninty, ma può chiamarmi Dany>>.
<<Ok, Dany! Piacere di conoscerti.>> E gli porse la mano.
<<Oh!>> disse Dany, stringendogli la mano. <<Noi ci siamo già incontrati, non ricorda? Sul vecchio mondo. La BTK!>>
Zed rimase sorpreso. Effettivamente ora si ricordava di averlo già visto da qualche parte.
<<Ero di Black Mesa quando lei si occupava...>>
<<Non una parola di più, amico>> lo fermò Zed. <<C'è un posto migliore della strada dove ricordare i vecchi tempi e parlare con calma... e poi vorrei mettere qualcosa sotto i denti, se non ti dispiace>>.
E indicò a Dany il vicino Saloon.

:eek:----Fine Terza Parte----:eek:
(ho avuto poco tempo per scrivere oggi)
 
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