Storia di un soldato

DeletedUser435

Guest
Ricordo che mi trovavo seduto, la schiena contro la palizzata di legno, un coyote uggiulava lontano e il canto lugubre di una civetta gli faceva eco. Faceva piuttosto freddo sulla torre, eppure era piena estate. Come e strano il deserto di giorno si arroventa al punto che il cervello pare scoppiare sotto il cappello, mentre la notte montare di guardia senza una mantella rischi di prenderti un malanno. Maledetto il giorno che decisi di arruolarmi. Figliolo fallo per il Sud, ripeteva mio padre. Eccomi qui al freddo a controllare il deserto, come se a qualche unionista importasse venire fino a qui per controllare questo sperduto lembo di terra dannatamente arida e dimenticata da Dio.
Questa sera gli uccelli notturni sono più attivi del solito. Dannati animali, se non sono scopioni, sono serpenti o ragni velenosi. Nemmeno due giorni fa il povero Pibody ha rischiato la cancrena, uno di quei dannati gli si era infilato in uno stivale, gli era diventato il piede blu, fortuna che il colonnello medico gli ha applicato le sanguisughe, se le era portate direttamente da Boston. Accidenti quanto e lontanta la civiltà da qui, magari più tardi finita la guardia trovo ancora un poco di fagioli nella marmitta. Capita raramente ci sia della pancetta ma proprio ieri sono arrivati i rifornimenti. Non molti, un carro ma sicuramente ci sarà della pancetta. Gli ufficiali loro si che se la godono, ho visto scaricare una cassa di liquori francesi. D'altra parte hanno qualcosa da festeggiare, pare che gli indiani della zona si siano finalmente arresi. A parte qualche esploratore non ne ho mai visto uno da vicino. Sono persone strane, con uno strano senso dell'onore. Un rumore mi fece girare di scatto. Mi alzai e gridai verso la torre alla mia destra. Hei Thomas tutto bene? Sentii un sibilo e una freccia con una piuma bianca mi sibilò accanto al volto andandosi a conficcare nella palizzata. Restai immobile, come paralizzato dalla paura, fu allora che lo vidi, vestito di pelli con due penne bianche che gli penzolavano dalla testa, avanzava di corsa verso di me con un lungo coltello che brillava alla poca luce della luna. Non riuscivo a muovermi, sentii uno sparo. Ragazzo che io sia dannato, che ti e preso suona quella dannata tromba che ti porti al collo prima che venga io a prenderti a calci in ****.
Presi la tromba come in trance, ma il suono che ne usci non era un allarme, sembrava più che altro una pernacchia. Forza ragazzo molla quella tromba e imbraccia il fucile ci stanno attaccando. Il mio fucile era a terra accanto all'indiano morto. Presi il fucile appena in tempo, un altro indiano brandendo una mazza si lanciò su di me, sparai facendolo cadere direttamente sulla camerata. Ululavano all'unisono in uno strano verso, era il caos, miei camerati uscivano dalle case semisvestiti brandendo armi e sparando a casaccio, ci mancò poco, un proiettile mi colpì il lembo della divisa pur lasciandomi incolume. Presi a sparare a chiunque non indossasse mutandoni o una divisa, colpendone un paio e ricaricando la mia arma. Vidi il sergente venire colpito al volto da una freccia cadere a terra in una posa assurda in ginocchio. Poi il crepitare della mitragliatrice, il rumore martellante, andò avanti per tre caricatori, poi un silenzio irreale, il fumo denso, l'odore acre per un attimo pensai di potermi trovare nel vecchio mondo nella tranquilla londra ammantato dalla nebbia. Fu un grido a richiamarmi alla realtà, un urlo straziante, cui ne seguì un altro e un altro ancora, ma c'era qualcosa di strano, come in ringhio di un animale e dei tonfi secchi e il suono quasi simile allo spezzarsi di rami secchi. Rimasi immobile come stordito, perso in una concezione quasi personale dello scorrere del tempo. Un alito di vento mosse il fumo facendomi percepire la luna nel cielo e i contorni del forte.
Scesci lentamente nello spiazzo, a terra trovai una sciabola da ufficiale. Un gufo emise il suo lugubre strepitio facendomi gelare le ossa. Allora chiamai, chiamai i miei compagni senza ricevere alcuna risposta. Ogni fuoco era spento e avanzando a tentoni inciampai. Di scatto fui subito in piedi, dietro di me un ringhio, cosi giratomi velocemente feci scattare la lama nel vuoto senza toccare nulla. Poi alla mia destra improvvisamente uno scalpitare, come qualcosa stesse correndo verso di me, misi la spada davanti al corpo, qualcosa in corsa mi investì facendomi sbalzare lontano con una violenza inaudita. Il buio, come un nefasto sudario mi avvolse, sentivo il gusto ferroso del sangue in bocca e il mio ultimo pensiero fu la considerazione che non ne valesse la pena morire per pochi dollari.
Il sole era già alto nel cielo quando un cane mordendomi ai polpacci mi risvegliò, per poi darsela a gambe. Ero ricoperto di sangue, attorno a me i corpi straziati dei miei compagni. Il corpo del capitano era diviso in due. Vomitai anche l'anima. Nessuno era ancora in vita, apparivano come assaliti da un orso, ma quale orso avrebbe potuto fare quello scempio? Mi diressi alle stalle, tutti i cavalli erano morti, che speranze avrei avuto di affrontare il deserto? Non potevo nemmeno seppellire tutti quei cadaveri, raccolsi cosi 4 borracce, 2 pistole, 1 fucile e cibo per 5 giorni e mi diressi verso la frontiera.
Quasi comico pensai, se avessi incontrato qualcuno lungo la via sarebbe stato un unionista e mi avrebbe sicuramente sparato ancora prima che io ...... cosa avrei potuto mai dire...
Non importa in marcia... io sono un soldato della Confederazione.
 
In cima