Storia di un cowboy qualunque...

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STORIA DI UN COWBOY QUALUNQUE . . .

Arizona, lontano e selvaggio west, fine del 1800

Il sole come ogni giorno illumina le vaste praterie e i deserti del sud-ovest. Proprio qui, in mezzo a queste terre sperdute, ai confini della civiltà si trova Maxilandia, una piccola cittadina di lavoratori dove la gente vive confrontandosi con il duro lavoro quotidiano e con l’allegria delle serate in compagnia. Questa città di artigiani, contadini e cowboy va avanti grazie alle serate comuni intorno al fuoco, con carne e fagioli, buon vino e whisky; prodotti delle loro fatiche e del loro sudore.

Tra queste terre un giorno nel ranch dei Bill nasce Andrew, soprannominato Raf per la somiglianza con il nonno Raphael. Sin da giovanissimo viene subito addestrato alla “sella”, prima sui muli poi sui pony del ranch.

Purtroppo quando Raf Andrew è poco più che adolescente, i suoi genitori si ammalano di tifo, lasciando a lui il ranch con la responsabilità che ne deriva. Lo zio Nathan Bill, contadino e instancabile lavoratore decide di prendersi cura del nipote, insegnandogli sia le tecniche agricole che il mestiere del padre. Per Raf Andrew Bill inizia cosi un periodo duro, fatto di fatica e sudore. Supera i suoi limiti imparando la durezza dei mestieri della terra; dalla semina alla mietitura, dal pascolo dei greggi fino alla pulizia del fieno nelle stalle del ranch.

Un giorno galoppando sul suo pony lungo le rive del fiume, vede da lontano una mandria di mucche, esattamente come quelle del suo ranch. Si ferma ad osservarle e per la prima volta nota i vari comportamenti dell’animale a seconda della situazione. Il mandriano lo vede, gli offre un pugno di fagioli e chiedendo cosa facesse li inizia una lunga conversazione col ragazzo. Il ragazzo inizia il suo racconto mentre poco più in la il fuoco illumina il cielo dell’imbrunire, il mandriano rendendosi conto della situazione offre al ragazzo la possibilità di aiutarlo nel portare al pascolo la mandria da un campo all’altro. Il ragazzo accetta entusiasta e si corica sotto uno straccio di fortuna incredulo, cercando di dormire; sa bene che la sveglia sarà prima dell’alba.
Il mattino seguente, prima dell’alba il mandriano lo chiama e lui prontamente risponde salendo in fretta sul suo pony. “Sai usare un lazo?” dice divertito verso il ragazzo. “Ok ho capito, ti insegnerò io” voltandosi. “Prima di tutto si fa passare la corda nel nodo, poi si fa cosi…” lanciando il lazo e recuperando una mucca che si stava allontanando dal sentiero. Il ragazzo prova, ma come ben si sa quando uno è emozionato spesso si sbaglia. “Riprova ragazzo” sorride il mandriano “e chiamami Wesley, non signore”. Il ragazzo annuisce mentre nel frattempo cerca di mettere in pratica gli insegnamenti dello zio col lazo. “Certo che con i vitelli era piu semplice” borbotta tra se e se.

La vita del ragazzo continua tra le giornate polverose di questo lavoro. Un giorno mentre se ne sta seduto sui sassi a mangiare da una pentolaccia in ferro la sua razione di carne e fagioli, rimane sorpreso dal paesaggio che ha di fronte. Ad sud il deserto sconfinato che va verso le terre del Texas e del Messico, a ovest praterie verdissime che si congiungono verso nord con delle montagne. Il colpo d’occhio delle nevi perenni delle montagne rocciose, le cascate tra i sassi e i prati verdi e lo spettacolare colpo d’occhio nel passaggio dalle praterie al deserto. Proprio li nota un denso polverone con una mandria di bisonti che cavalca verso sud, dopo qualche minuto un branco di coyote fa capire al ragazzo il perché di quella fuga nel deserto. Continua ad ammirare quel panorama mozzafiato, dicendo inconsciamente a se stesso che dovrà visitare quei posti. Dopo una mezzoretta abbondante, il richiamo del corno di Wesley fa capire a Raf Andrew che è giunto il momento di riportare a casa la mandria.

E’ quella notte che decide: è giunto il momento di portare la propria mandria fino ai mattatoi di Boston e investire nel ranch di famiglia. In questo frangente sente un rumore: un bandito che si avvicina e lo attacca. Raf viene ferito e corre via. Wesley e Nathan si avvicinano, svegliati dal frastuono del duello. Fanno capire al ragazzo che non è il caso di rattristarsi. “Bisogna pensare” dice Nathan “se sei in grado di sconfiggerlo vai, altrimenti attendi momenti migliori”. Raf Andrew si alza e rincorre il bandito. Lo attacca con la sua fionda e lo mette in fuga, correndo poi verso il ranch a comunicare l’accaduto ai due che prontamente mettono in guardia il giovane: “non sarà sempre cosi semplice, impara a non farti accecare dalla rabbia ragazzo. La rabbia è un’arma ma va sparata nel momento giusto” poi dopo aver dato una pacca sulla spalla del giovane cowboy si allontanano.

Passano i giorni e la vita del ranch continua ad animare lo spirito del ragazzo, tutto preso dai mille preparativi per la partenza. Ad un certo punto scorge una sagoma a cavallo; è l’illustre sindaco Maxest che saluta il ragazzo visibilmente emozionato dicendo “mi raccomando figliolo, buon viaggio e ricorda che noi siamo qui ad aspettarti”. Il ragazzo annuisce, vedendo poi sparire all’orizzonte Maxest e rimanendo tra se e se immerso nei pensieri più vari. Paura della nuova situazione, ma anche curiosità ed entusiasmo mentre continua a marchiare i suoi vitelli pronti alla lunga camminata.
“A dormire ora” a voce alta soffiando sul residuo di candela “domani ci attende una lunga camminata” e coricandosi sul lato sinistro si addormenta mentre tutto intorno al ranch i grilli riempiono l’aria coi loro versi…

(CONTINUA)
 
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