DeletedUser13492
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Riflessioni di un pistolero
Capitolo I
Come quasi ogni giorno della sua esistenza errabonda vissuta fino ad allora, egli se ne andava in giro in groppa al suo fidato destriero, da lui chiamato Edgar. Nome strano per un cavallo, certo. Tale nome glielo aveva appioppato per il fatto che fin da giovane era sempre stato un grande appassionato di letteratura, e tra le sue letture preferite vi erano state le opere di Edgar Allan Poe. La notevole mole delle letture da lui intraprese lo avevano reso un uomo di cultura piuttosto invidiabile; le sue nozioni superavano di gran lunga quelle della maggior parte degli abitanti della frontiera, con cui egli era pur solito confrontarsi quotidianamente. Questa insolita situazione era resa ancor più strana dal “mestiere” che Basil aveva deciso di intraprendere: egli era infatti un pistolero, un duellante di professione, con il solo scopo di misurarsi con la maggior quantità possibile di avversari ad ogni polverosa cittadina che incontrava lungo il suo cammino. Oramai ovunque era conosciuto il nome di Basil Thunder; persino uomini duri, decisi e considerati pistoleri infallibili, al pari di Johnny “Sei Colpi” Lookford, oppure addirittura Pablo “ Killer” Cayetano , una volta confrontatisi con le canne delle sue armi, avevano avuto la peggio, ed erano andati ad ingrossare le file delle vittime del duellante, il quale, nonostante la sua già notevole fama, all’epoca del racconto aveva appena 28 anni. Ma la vita della frontiera – si sa – fa maturare in fretta. Basil aveva iniziato a maneggiare le pistole fin da dieci anni. Era infatti figlio di una coppia di coloni, i coniugi Jack e Marion Thunder, che, al pari di numerose altre famiglie, avevano scelto di intraprendere la dura via del West per sperare in un futuro migliore. In tali condizioni, saper maneggiare un’arma (preferibilmente da fuoco) era d’obbligo: suo padre diceva sempre al piccolo Basil, mettendogli una pistola tra le mani: “Ricorda, figliolo: Se non sai usare una di queste, non sei nessuno.”. In effetti, numerosi erano i pericoli di quelle zone: indiani, fuorilegge, lupi, puma, e ogni altro genere di belve, sia selvagge che “civilizzate”. Non aveva tutti i torti, Jack, quando diceva queste cose al figlio. Ma Basil aveva preso molto sul serio i consigli del padre, tanto che, appena i genitori erano morti, ossia quando Basil aveva 19 anni, egli aveva venduto il ranch, tenendosi solamente poche manciate di dollari e un cavallo, che gli sarebbe stato utile per i futuri spostamenti. Da quel momento, intraprese la vita dell’errabondo, vagando da un posto all’altro al solo fine di dimostrare, a sé stesso e agli altri, quanto ci sapeva fare con le armi, perché “se non le sai usare non sei nessuno”. Eppure qualcosa non lo convinceva.
Capitolo I
Come quasi ogni giorno della sua esistenza errabonda vissuta fino ad allora, egli se ne andava in giro in groppa al suo fidato destriero, da lui chiamato Edgar. Nome strano per un cavallo, certo. Tale nome glielo aveva appioppato per il fatto che fin da giovane era sempre stato un grande appassionato di letteratura, e tra le sue letture preferite vi erano state le opere di Edgar Allan Poe. La notevole mole delle letture da lui intraprese lo avevano reso un uomo di cultura piuttosto invidiabile; le sue nozioni superavano di gran lunga quelle della maggior parte degli abitanti della frontiera, con cui egli era pur solito confrontarsi quotidianamente. Questa insolita situazione era resa ancor più strana dal “mestiere” che Basil aveva deciso di intraprendere: egli era infatti un pistolero, un duellante di professione, con il solo scopo di misurarsi con la maggior quantità possibile di avversari ad ogni polverosa cittadina che incontrava lungo il suo cammino. Oramai ovunque era conosciuto il nome di Basil Thunder; persino uomini duri, decisi e considerati pistoleri infallibili, al pari di Johnny “Sei Colpi” Lookford, oppure addirittura Pablo “ Killer” Cayetano , una volta confrontatisi con le canne delle sue armi, avevano avuto la peggio, ed erano andati ad ingrossare le file delle vittime del duellante, il quale, nonostante la sua già notevole fama, all’epoca del racconto aveva appena 28 anni. Ma la vita della frontiera – si sa – fa maturare in fretta. Basil aveva iniziato a maneggiare le pistole fin da dieci anni. Era infatti figlio di una coppia di coloni, i coniugi Jack e Marion Thunder, che, al pari di numerose altre famiglie, avevano scelto di intraprendere la dura via del West per sperare in un futuro migliore. In tali condizioni, saper maneggiare un’arma (preferibilmente da fuoco) era d’obbligo: suo padre diceva sempre al piccolo Basil, mettendogli una pistola tra le mani: “Ricorda, figliolo: Se non sai usare una di queste, non sei nessuno.”. In effetti, numerosi erano i pericoli di quelle zone: indiani, fuorilegge, lupi, puma, e ogni altro genere di belve, sia selvagge che “civilizzate”. Non aveva tutti i torti, Jack, quando diceva queste cose al figlio. Ma Basil aveva preso molto sul serio i consigli del padre, tanto che, appena i genitori erano morti, ossia quando Basil aveva 19 anni, egli aveva venduto il ranch, tenendosi solamente poche manciate di dollari e un cavallo, che gli sarebbe stato utile per i futuri spostamenti. Da quel momento, intraprese la vita dell’errabondo, vagando da un posto all’altro al solo fine di dimostrare, a sé stesso e agli altri, quanto ci sapeva fare con le armi, perché “se non le sai usare non sei nessuno”. Eppure qualcosa non lo convinceva.
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