Nathan Dunston, il trapper avventuriero

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Nato all'incirca nel 1816 da una povera famiglia disagiata, all'età di undici anni ho dovuto abbandonare la mia casa natia. Non avevamo libri a casa, se non una vecchia a sgualcita Bibbia dalla quale, nelle fredde sere d'inverno, trovavamo conforto nella lettura di mia madre. Malgrado i suoi sforzi per insegnarmi a leggere e scrivere, il lavoro per i proprietari terrieri m'impegnava già allora tutto il mio tempo e le mie energie. Lavori di fatica, è vero. Ero ancora troppo piccolo per lavorare con gli animali, quindi spalavo i loro escrementi, portavo l'acqua dal fiume, portavo la legna...
Fatto sta, quando me ne andai da casa avevo già un certo fisico, in compenso sapevo a malapena scrivere il mio nome. Ringraziai mia madre per gli insegnamenti nella lettura. Quei pochi rudimenti mi servirono per non farmi mettere completamente nel sacco.
Fossi nato dopo sarebbe arrivata la ferrovia, oppure il pony express... Invece no, mi ritrovai a cacciare per l'esercito. Non era male tutto sommato. Dal vecchio trapper con il quale mi ritrovai a lavorare imparai a sparare con un fucile ed ad usare un coltello per scuoiare. È vero, inizialmente era faticoso, l'odore del sangue, della carne, il peso di quei freddi corpi da sistemare sui travois per il trasporto... Mi ricordo ancora le prime volte, il mio mentore che rideva a vedermi vomitare l'anima.
Stavo acquisendo una discreta conoscenza con il fucile, oggetto sino a quel momento di predilezione nella caccia, con il coltello per le varie pellicce che toglievo alle mie prede al fine da rivenderle per farmi altri soldi (tanto ai marmittoni interessava solo la carne), ma scoprii che poteva anche essere un valido supporto ai pugni in certe circostanze poco simpatiche.

1837, avrò avuto una ventina d'anni... Il mio vecchio mentore raggiunse i verdi pascoli, come erano soliti chiamare il paradiso i Cheyenne.
Mi resi conto che gli anni erano passati per tutti, e pensai ai miei vecchi. Decisi di lasciare il mio lavoro, almeno per un po', per tornare a casa. Nessuno era disposto ad assumere un povero vecchio quale lo era ormai mio padre. Scoprii che avevano venduto la baracca che nei miei primi undici anni di vita avevo chiamato casa. Li cercai per un po', sino a trovarli nella Missione Battista Shawnee, sempre situata in Kansas. Mia madre aiutava come poteva in cucina, e mio padre... mio padre era sul letto di morte.
Rimasi con loro per un paio d'anni; a dire il vero mio padre morì sei mesi dopo il mio arrivo, e mia madre... bhè, mia madre rimase in vita sino a metà del 1839. Forse è stato meglio così, non penso sarebbe riuscita a seguire la Missione Metodista sino nel Missouri, dove fu spostata.
Durante questi due anni avevo continuato a cacciare, per la missione questa volta, e decisi di ritrovare un posto di lavoro quale cacciatore.
Non ne trovai, così pensai d'usare il mio fisico. Ripresi a fare il boscaiolo, lavoro intrapreso precedentemente accessoriamente a quello di trapper, e li trovai la possibilità di continuare anche a cacciare. Era sempre utile, quanto gradito, avere nel piatto un po' di carne. Al fine di riuscire anche a trovare un po' di tempo per me, iniziai ad utilizzare le trappole. In questo modo riuscivo a catturare qualche coniglio o qualche tacchino selvatico senza sforzi eccessivi e, come scoprii in seguito, in maniera molto più discreta.
Era divertente lavorare per i boscaioli, specialmente quando si facevano le gare di tiro del tronco, il "tiro alla fune" od ancora il combattimento a mani nude senza troppe regole che da incontri di pugilato potevano tramutarsi in lotta libera, degna degli orsi che combattono per il loro territorio. Raggiunsi la quarantina. Si iniziava a sentire voci di scaramucce, anche serie, tra chi difendeva l'idea dello schiavismo e chi invece prorogava una vita libera per tutti. Ripensai a quel giorno del 1841, quando da dei vagoni della Union Pacific vidi gli emigranti diretti verso quella distesa d'acqua che tutti chiamavano "Pacifico". Fu solo allora che mi chiesi cosa avessero mai scoperto, semmai avessero scoperto qualcosa, la nell'est della nostra nazione sull'orlo di una guerra.
La guerra. La guerra arrivò pochi anni dopo quelle prime scaramucce. Se quel foglio appeso al trading post era attuale, in quel mese d'aprile del 1861 avrò avuto su per giù quarantacinqu'anni.
Non m'importava niente della guerra, le questioni della "civiltà" non le sentivo mie, avevo passato ormai troppo tempo a lavorare nei boschi. Le persone con le quali avevo un certo contatto erano o persone semplici (a volte burbere ed attacca brighe, è vero, ma semplici) o Cheyenne. Non m'importava, e mi ritirai nelle montagne del Colorado, dove avevo già passato lunghi periodi in solitudine.
Tornai quando smisi di sentire gli echi dei mortai e dei cannoni, così come quelli delle trombe con le quali i graduati impartivano gli ordini ai sottoposti.
Ed ora eccomi qui, a girovagare tra gli stati, alla ricerca di qualcosa; avventura? me stesso?

Semplicemente... qualcosa.
 

DeletedUser1195

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Complimenti per l'italiano forbito e per la conclusione...ma...un po'...nons o come spiegarlo, diciamo che le frasi devono essere più sciolte meno cacofoniche (come dice mia madre). comunque ti ho dato 4 stelle;)
 

DeletedUser

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Ho scelto uno stile "cacofonico" in quanto il periodo è quello dove si usavano formule tali :)

In ogni caso, felice che ti sia piaciuta ;)
 

DeletedUser

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nn è male mi è piaciuta tanto!!!!
ti ho dato 5 stelle;):D
 

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io gliene davo 150 di meno comunque bella 4 stelle e mezzo:D
 

DeletedUser5284

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tolto il quote onde evitare una lunghezza eccessiva (ed eccessivamente inutile :)) ;)

nathan mi stai simpatico ma non te la prendere se non lego tutto il racconto,
 
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