L'ultima sigaretta

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I rurales, i poliziotti messicani, quel giorno erano su di giri: avevano arrestato un hombre ricercato da tempo.

Di professione bandito, Lemuel Dekkard era molto più pericoloso di quanto lasciassero intuire gli avvisi di taglia che lo ritraevano. Da tempo fiancheggiava la guerriglia degli apache contro i messicani.

Rubava piccole mandrie di cavalli, intercettava convogli di armi e vettovaglie, assaliva le diligenze con le paghe dei soldati. Non ci si arricchiva di certo con queste sue prodezze: si teneva lo stretto necessario per vivere, e il resto lo regalava agli indiani. Si diceva che così si fosse guadagnato la stima del Popolo Rosso, e che qualche vecchio stregone avesse diviso con lui arcani segreti.

Questo spiegherebbe come mai è riuscito a non farsi beccare per tanti anni, pensò il sergente Gutierrez.

Non volendo correre rischi, il sergente ordinò la fucilazione immediata di Dekkard. Gli era stata data carta bianca, aveva il potere di farlo.

Gli erano arrivati addosso poco prima dell’alba, mentre dormiva ancora. Era furbo, el bandido, si era accampato su un pianoro a picco sul fiume, da cui si poteva tenere d’occhio tutta la zona, ma il sergente era stato più furbo ancora. Gli uomini ai suoi ordini, lui in testa, si erano mossi che ancora era buio, silenziosi come gufi. Avevano fasciato di stracci gli zoccoli dei cavalli, e l’ultimo tratto l’avevano fatto a piedi, per di più scalzi.

Ora però si presentava un problema. Su quel dannato costone di roccia non c’era niente che somigliasse a el paredon, il muro dove far poggiare il condannato.

Poco male, si disse Gutierrez.
Gli fecero dare di spalle al burrone e si schierarono.
– Ehi – disse Dekkard – vabbé niente processo, ma l’ultima sigaretta me la dovete!

I soldati si guardarono perplessi tra loro, e tutti insieme guardarono il sergente, che ci pensò un po’ e non ci trovò niente di male. Qualcuno rovistò nella sacche di Lemuel, ne uscirono dei cigarillos profumatissimi. Ne presero tutti, nonostante le proteste dello yanqui, ridacchiando e passandosi rumorosamente i sigarini tra il naso e i baffi.
– A te non servono più – gli dissero, e si sedettero a fumare.

A un tratto, Dek scattò in piedi; lo videro alzarsi in volo tentando di passare il canyon come fosse un uccello. Urlando per la sorpresa e la paura, i rurales imbracciarono i fucili e spararono all’impazzata. Videro Dek cadere a peso morto, come un’anatra impallinata, nel fiume trenta metri più giù.

I soldati si affacciarono all’orlo del precipizio, con gli occhi sgranati.
Non sarebbero riusciti mai a scendere fin là sotto, e anche se ce l’avessero fatta non avrebbero comunque mai recuperato il corpo, trascinato via dalla corrente. Ma soprattutto, nessuno aveva voglia di occuparsi di un uomo capace di volare. Saltarono sui cavalli e diedero di sprone.

Uscendo da un cespuglio sul pianoro, Dek rise e pensò: Cosa ci metteranno gli Apache dentro ’sto tabacco?
 
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