La leggenda dell'oro d'America

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ciao a tutti ragazzi! provo anche io a postare un capitolo del mio racconto per testare il territorio. spero d'avere dei commenti a riguardo e se sarà il caso potrei continuare a postare il continuo. a presto!

Capitolo 1°

Una pioggia sottile e prepotente infangava quel che restava dei miei luridi stracci. Non era ancora calata la notte ma il cielo nero e carico di acqua faceva presagire che quella sarebbe stata una notte ostile da passare all'aperto.
Erano almeno 3 i giorni di interminabile cammino che avevo trascorso e trovare quella grotta in un posto desolato come quello in cui ero mi sembrava una benedizione per me che fino a quel momento avevo patito la fame e la sete. Un rifugio sicuro mi dava l'opportunità di riposare più del solito ed in sicurezza così da recuperare le energie e mettermi a caccia questa volta di una preda che avrebbe soddisfatto la mia fame.
Appena trovatomi al riparo dalla tempesta, posai i miei abiti inzuppati e con del materiale di fortuna accesi un fuoco. Aste spezzate di picconi a pezzi, alcune carriole ditrutte, furono il combustibile per il mio fuoco, e furono loro che mi fecero capire che quella in cui mi trovavo non era una grotta qualsiasi, ma una vecchia miniera d'oro abbandonata.
Quando il fuoco si fece più vivo mi aggirai più volte all'interno della grotta trovandomi al cospetto di uno scheletro che mai avevo visto prima. Il suo cranio era integro e la bocca praticamente spalancata. I suoi vestiti poveri e ormai putridi non presentavano fori particolari, come un foro di un proiettile o di un coltello. Le ossa per lo più integre non trovavano continuazione presso gli arti inferiori, tranciati dalla caduta di un masso su di esse.
Non mi impressionai più di tanto, non era la prima volta che vedevo un cadavere e quel cadavere era stato sicuramente di un minatore molto sfortunato.
Mentre decisi di controllare se lo scheletro avesse qualcosa con se, un riflesso del focolare che avevo creato mi rese visibile una cosa che non immaginavo di trovare...una montagna di altri cadaveri.
Erano in posizioni diverse, quasi accatastati uno sull'altro, ma c'era qualcosa di molto più inquietante che mi fece venire i brividi alla schiena. Tutti i cadaveri avevano la bocca spalancata, come se prima di morire qualcosa gli avesse spaventati a morte.
Mi vennero tante cose in mente in quel momento, come le storie che mio nonno, Jax Callagan I, mi raccontava quando ero solo un piccolo marmocchio. Queste storie narravano di certi spiriti evocati dai nativi d'America per proteggere le terre che gli dei avevano offerto a quella popolazione.Testimonianze avrebbero collocato la maggior parte di questi spiriti nelle miniere d'oro, anche a causa delle frequenti perdite misteriose di uomini che accadevano in quelle grotte anguste, dove solo il semplice scavare poteva costare cara la vita. La storia narrava che migliaia furono i morti della mia razza a causa di queste orribili arti scure. Tuttavia quando crebbi, mio padre Steve Callagan mi rivelò che quelle erano solo storie per tenermi lontano dalla miniera d'oro della mia città, per non farmi mettere nei pasticci e per far crescere dentro di me l'idea che i nativi d'america fossero gente da tenere lontano dalle nostre città.
Ora a distanza di anni quelle storie mi tornavano in mente come se qualcuno le stesse sussurrando alle mie orecchie. Era tutta una coincidenza oppure le storie di mio nonno avevano un fondo di verità?
Mentre la mia immaginazione prendeva il largo, la stanchezza si fece sentire fino a farmi perdere in un sonno profondo.
 

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ecco qui il secondo capitolo, spero che vi piaccia. ciao

Capitolo 2

Una voce melodica scandiva ripetutamente le stesse parole. Io non riuscivo a capirle, sembravano così lontane. Ad un tratto l'odore intenso di legna bruciata stuzzicò il mio naso svegliandomi da quello che era uno dei sogni più strani che avessi mai fatto. Quella notte passata tra i cadaveri mi aveva suggestionato parecchio. Mi affrettai a raccogliere le mie cose e a portarmi all'uscita della miniera.
Respirare aria pulita mi aveva schiarito le idee. Mi vergognavo quasi per quella senzazione di timore che avevo avuto nella grotta. Ora con un leggero sorriso mi mettevo in marcia per raggiungere la città più vicina. Alberi da frutta sul mio cammino mi evitarono di prepararmi per la caccia, per cui non avevo le energie necessarie.
Il mio girovagare mi aveva insegnato molte cose: la prima era che non si sa mai chi si incontra sul cammino, la seconda era che l'unica maniera per affrontare un viaggio più tranquillo degli altri era fare questo viaggio con un'arma. Ora il problema era che la mia arma era un semplice pietra appuntita che avevo trovato nei pressi della miniera.
Non ci sarebbe stato nessun problema se durante il mio cammino non avessi smarrito la strada più sicura e non fossi entrato nelle terre degli nativi. Alcuni disegni sulle cortecce degli alberi mi fecero capire che anche se quello non fosse stato il loro territorio, sicuramente erano presenti nelle vicinanze.
Mio padre Steve Callagan, che era un grande esploratore, mi aveva insegnato tanto. Oltre i suoi consigli per dei viaggi altamente sicuri, mi metteva in guardia dicendomi:<< Figlio mio, non c'è molto di cui aver paura tra le nuove>> come le chiamava lui <<terre del west! Ricordati sempre che l'unica tua preoccupazione sono i briganti e le teste calde. Chi dice che gli indiani siano pericolosi mente. Anzi, ti dirò che sono loro ad avere paura di noi!>>
Avevo pensato fino a quel preciso momento che mio padre avesse avuto ragione, ma quando sentii un potente bruciore sulla gamba, capii che in quel caso gli indiani non avevano avuto paura di me.

Quando ripresi conoscenza avevo le mani e i piedi legati. Appeso ad un legno che era tenuto dalle due estremità da due robusti pellerossa, mi sentivo come un porco allo spiedo. Non so perchè in quel momento con quel pensiero che mi vagava per la testa non pensai alla mia vita, ma al fatto che ero ancora affamato. A destarmi da quel banchetto mentale fu il brusco colpo che ricevetti alla schiena quando mi fecero cadere a peso morto sulla dura ed irregolare terra. Ero stranito e forse era la prima volta che non sapevo assolutamente come tirarmi fuori da quella situazione. Un indiano muscoloso e dai lineamenti severi mi sollevò dalle spalle per mettermi a sedere. Un altro di loro con un coltello d'osso molto affilato mi libera prima i piedi e poi le mani dalle corde vegetali tipicamente indiane. Ora anche se circondato da almeno una decina di loro, mi sentivo più sollevato. Pensavo che io un prigioniero non l'avrei liberato una volta portato al mio villaggio, eppure i loro sguardi mi fissavano come per percepire ciò che stavo pensando. Ora si faceva avanti un altro indiano questa volta molto diverso da quelli che mi circondavano. Capì che questi era un anziano saggio sia dai lineamenti del volto che dal maestoso copricapo che a differenza di quelli che indossavano alcuni di loro era ornato molto finemente ed era unico nel suo genere. Quando il vecchio pellerossa mi fu a due passi, alcuni degli uomini che mi avevano portato al villaggio mi presero per le braccia e mi fecero alzare al cospetto del loro anziano assicurandosi che io non non mi potessi muovere tenendomi saldamente.
<<Karumalà! eya onooà!!>> pronuncio per parecchie volte, prima sibilando, poi aumentando il tono della voce. I pellerossa che erano al mio fianco chinarono il capo sussurrando anche loro le parole del vecchio. In quel momento speravo che se avessero voluto uccidermi l'avrebbero fatto in fretta. Il vecchio indiano prese un coltello d'osso, a differenza di quello degli altri pellerossa, molto più ornato e ricco di dettagli. Avvicinò la lama al palmo della sua mano e ripetendo quelle parola che per me erano senza senso strinse il pugno sul quale aveva il coltello fino a far uscire un fiotto di sangue. Un indiano che aveva terminato un preparato di erbe in un calice di argilla si avvicinò al vecchio e quest'ultimo fece cadere qualche goccia di sangue dentro di esso. Con un metodo rudimentale accesero il fuoco da cui avrebbero preso un pezzo incandescente di legno e l'avrebbero messo nel calice. All'improvviso un fumo dolciastro e denso iniziò ad evacuare dal calice e dalle mani del vecchio indiano. Gli altri pellerossa che erano vicino a me iniziarono a cantare o a pregare. Il vecchio era ormai ad un passo da me, ad un palmo dal mio viso quando mi disse: <<Ogni uomo ha una verità dentro di se>>. Credevo d'aver immaginato quelle parole, non credevo che quei pellerossa sapessero parlare la mia lingua. Non mi rimase tanto tempo per fantasticare su come quell'indiano avesse appreso la mia lingua che mi addormentai ancora una volta, vittima dei fumi creati da quella specie di sciamano.
 

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ecco qui il secondo capitolo, spero che vi piaccia. ciao

Capitolo 2

Una voce melodica scandiva ripetutamente le stesse parole. Io non riuscivo a capirle, sembravano così lontane. Ad un tratto l'odore intenso di legna bruciata stuzzicò il mio naso svegliandomi da quello che era uno dei sogni più strani che avessi mai fatto. Quella notte passata tra i cadaveri mi aveva suggestionato parecchio. Mi affrettai a raccogliere le mie cose e a portarmi all'uscita della miniera.
Respirare aria pulita mi aveva schiarito le idee. Mi vergognavo quasi per quella senzazione di timore che avevo avuto nella grotta. Ora con un leggero sorriso mi mettevo in marcia per raggiungere la città più vicina. Alberi da frutta sul mio cammino mi evitarono di prepararmi per la caccia, per cui non avevo le energie necessarie.
Il mio girovagare mi aveva insegnato molte cose: la prima era che non si sa mai chi si incontra sul cammino, la seconda era che l'unica maniera per affrontare un viaggio più tranquillo degli altri era fare questo viaggio con un'arma. Ora il problema era che la mia arma era un semplice pietra appuntita che avevo trovato nei pressi della miniera.
Non ci sarebbe stato nessun problema se durante il mio cammino non avessi smarrito la strada più sicura e non fossi entrato nelle terre degli nativi. Alcuni disegni sulle cortecce degli alberi mi fecero capire che anche se quello non fosse stato il loro territorio, sicuramente erano presenti nelle vicinanze.
Mio padre Steve Callagan, che era un grande esploratore, mi aveva insegnato tanto. Oltre i suoi consigli per dei viaggi altamente sicuri, mi metteva in guardia dicendomi:<< Figlio mio, non c'è molto di cui aver paura tra le nuove>> come le chiamava lui <<terre del west! Ricordati sempre che l'unica tua preoccupazione sono i briganti e le teste calde. Chi dice che gli indiani siano pericolosi mente. Anzi, ti dirò che sono loro ad avere paura di noi!>>
Avevo pensato fino a quel preciso momento che mio padre avesse avuto ragione, ma quando sentii un potente bruciore sulla gamba, capii che in quel caso gli indiani non avevano avuto paura di me.

Quando ripresi conoscenza avevo le mani e i piedi legati. Appeso ad un legno che era tenuto dalle due estremità da due robusti pellerossa, mi sentivo come un porco allo spiedo. Non so perchè in quel momento con quel pensiero che mi vagava per la testa non pensai alla mia vita, ma al fatto che ero ancora affamato. A destarmi da quel banchetto mentale fu il brusco colpo che ricevetti alla schiena quando mi fecero cadere a peso morto sulla dura ed irregolare terra. Ero stranito e forse era la prima volta che non sapevo assolutamente come tirarmi fuori da quella situazione. Un indiano muscoloso e dai lineamenti severi mi sollevò dalle spalle per mettermi a sedere. Un altro di loro con un coltello d'osso molto affilato mi libera prima i piedi e poi le mani dalle corde vegetali tipicamente indiane. Ora anche se circondato da almeno una decina di loro, mi sentivo più sollevato. Pensavo che io un prigioniero non l'avrei liberato una volta portato al mio villaggio, eppure i loro sguardi mi fissavano come per percepire ciò che stavo pensando. Ora si faceva avanti un altro indiano questa volta molto diverso da quelli che mi circondavano. Capì che questi era un anziano saggio sia dai lineamenti del volto che dal maestoso copricapo che a differenza di quelli che indossavano alcuni di loro era ornato molto finemente ed era unico nel suo genere. Quando il vecchio pellerossa mi fu a due passi, alcuni degli uomini che mi avevano portato al villaggio mi presero per le braccia e mi fecero alzare al cospetto del loro anziano assicurandosi che io non non mi potessi muovere tenendomi saldamente.
<<Karumalà! eya onooà!!>> pronuncio per parecchie volte, prima sibilando, poi aumentando il tono della voce. I pellerossa che erano al mio fianco chinarono il capo sussurrando anche loro le parole del vecchio. In quel momento speravo che se avessero voluto uccidermi l'avrebbero fatto in fretta. Il vecchio indiano prese un coltello d'osso, a differenza di quello degli altri pellerossa, molto più ornato e ricco di dettagli. Avvicinò la lama al palmo della sua mano e ripetendo quelle parola che per me erano senza senso strinse il pugno sul quale aveva il coltello fino a far uscire un fiotto di sangue. Un indiano che aveva terminato un preparato di erbe in un calice di argilla si avvicinò al vecchio e quest'ultimo fece cadere qualche goccia di sangue dentro di esso. Con un metodo rudimentale accesero il fuoco da cui avrebbero preso un pezzo incandescente di legno e l'avrebbero messo nel calice. All'improvviso un fumo dolciastro e denso iniziò ad evacuare dal calice e dalle mani del vecchio indiano. Gli altri pellerossa che erano vicino a me iniziarono a cantare o a pregare. Il vecchio era ormai ad un passo da me, ad un palmo dal mio viso quando mi disse: <<Ogni uomo ha una verità dentro di se>>. Credevo d'aver immaginato quelle parole, non credevo che quei pellerossa sapessero parlare la mia lingua. Non mi rimase tanto tempo per fantasticare su come quell'indiano avesse appreso la mia lingua che mi addormentai ancora una volta, vittima dei fumi creati da quella specie di sciamano.

strano ho trovato una cosa identica a questa su google:D
 

DeletedUser

Guest
o.o

giuro che sto inventando tutto di sana pianta. sono nuovo del gioco e prendo spunto da quello che vedo in game, lo elaboro e cerco di fare qualcosa di originale. magari mi linki il sito sono curioso di vedere cosa dice.

speravo che dal primo post qualcuno mi scrivesse un suo parere anche per questo.
 

DeletedUser

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ma è bellissima io ho votato 5 stelline ( eccellente ) facendoaumentare la media di 1

jax sei il migliore dai continuala
 

DeletedUser

Guest
carina...continua così.Ho però trovato una cosa identica su google!!Cm lo spieghi?
 

DeletedUser

Guest
Occhio! Copiare testi altrui – in toto o in parte – e attribuirli a se stessi, oltre a denotare una triste mancanza di fantasia, è un REATO. Si rischiano denunce, non è uno scherzo. Non credo ne valga la pena.
 

DeletedUser

Guest
Personalmente non ho riscontrato esiti positivi su google con tali testi, qual'ora vi fossero prove reali (e non solo voci per tender a "sminuire" un lavoro altrui), comunicatemelo pure privatamente.

Per il reato del riportare pari pari un testo, esso può effettivamente esser passibile di sanzioni legali per violazione di copyright (in primis). Il definirsi poi come autori dell'opera comporta altri problemi ancora...

In parole povere:

spazio all'autore se effettivamente è farina del suo sacco. Qual'ora dovessi trovare un documento uguale a quello presente qui, provvederò a chiudere ed eliminare la discussione (rammento: eventuali link di segnalazione VIA MP!)
 
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