Il diario di Auriel

DeletedUser

Guest
>> segue Assalto alla Diligenza

Mi appoggio allo schienale mentre guardo i miei compagni di viaggio, una bella famigliola puritana con una piccola dagli occhi luminosi che siede fra me e la mamma, che non alza mai lo sguardo, se non pertener la figlioletta a freno, mi par di rivivere ricordi ormai lontani, di fronte a noi siede compostamente e severamente il padre, decisamente troppo giovane per aver un’aria così austera, accanto a lui ma in modo da non sfiorarlo neppure siede un tipo che pare troppo simpatico per esser vero, veste pantaloni eleganti, un panciotto marrone, una bombetta ed una marsina nera, dalla cui tasca ogni tanto prende un sorso di una boccetta d’elisir, che dice esser un tonico prodigioso, adatto a lenire tutti i malanni, dal mal di denti al mal di vivere, diffidi un poco sempre di tali persone, assomigliano un pò troppo ai ciarlatani che vedevo all’opera per gabbare gli incauti… a proposito di gabbare… per un momento mi ero distratta… ma che avranno in mente quei quattro? Un bel problema cercare il bandolo di una matassa arruffata di tutte quelle idee che devono frullargli in testa.

Un sospetto improvviso, che sia stato un piano per liberarsi di me? No, ad un esame più approfondito non regge, poi do un’occhiata rapida, il denaro è nella borsa è tutto quel che hanno vinto, il mistero s’infittisce, cosa staranno studiando ancora, ma non riesco a venirne a capo, bene pensiamo ad altro, guardo ancora i miei compagni di viaggio, l’unica che reputerei interessante al punto da poterci parlare è la piccola occhi lucenti, nei suoi occhi la limpidezza e la curiosità tipica dei piccoli che però verrà presto tenuta a freno ed imbrigliata dalla convenzioni sociali, è da sola e non avrà la forza di resistere alle pressioni che l’attendono a meno che non sia ribelle più di quanto non creda, ci sta un piccolo lampo in quegli occhi vivaci che sarebbe un delitto spegnere, ma non voglio metterla nei guai, già il padre mi guarda col cipiglio tipico del capofamiglia responsabile che mai permetterebbe ad una donna sola di viaggiare così, la sua aria di disapprovazione totale non mi tocca per nulla, e guardare lo pseudo gentiluomo è ancora peggio, torno a rifugiarmi nei miei pensieri.

La diligenza va corre fra nugoli di polvere che per fortuna le tendine tirate ci risparmiano un poco, solo il suo traballare fa capirne la veloce andatura, il postiglione incita i cavalli ad un galoppo rapido, oziosamente mi chiedo il perché, non pare una zona pericolosa, i soliti cactus, la solita pianura con le salsola che rotolano nel vento formando intricati grovigli spinosi che viaggiano anche per lunghe distanze portate dalle correnti d’aria calda, il paesaggio corre ora la diligenza col suo rollare regolare stimola il sonno, la giovane donna s’è appisolata colla figliola, il padre è immerso nella lettura del libro sacro, il gentiluomo dopo tentativi inutili di intavolare conversazioni, si abbassa la bombetta sugli occhi e anche lui si ritira in un suo mondo, io continuo a pensare fitto fitto allo strano comportamento dei …fratelloni, ma non riesco ad arrivare a nessuna plausibile motivazione.

Sembra tutto rallentare, il tempo sembra fermo ed immoto, tutto pare fissarsi in una atmosfera sonnolenta e pacifica, nessuna cosa a rompere un equilibrio quasi perfetto, il silenzio è una dimensione surreale, neppure il nitrir dei cavalli od il colpir il terreno cogli zoccoli veloci, riesce a turbare quel momento, ma ecco un variare della velocità, un aumento improvviso, lo schiocco della frusta aumenta la sua frequenza, s’ode un grido lontano, che tuttavia pare aumentare velocemente, ci guardiamo ora perfettamente attenti, non pare il grido dei coyotes o di altre bestie… pare paiono grida umane, no non è esatto non son grida… son urla… urla che hanno solo uno scopo terrorizzare e ci riescono bene, la madre stringe a se la piccola, quasi a proteggerla, ma ancora non si sa da cosa, il gentiluomo sussurra solo una parola… “indiani” il padre si fa il segno di croce chiamando a protezione chi forse non sa, ma rappresenta la sua ancora, la sua sicurezza, non ho la sua stessa certezza, ma lo capisco bene, le urla si fan sempre più vicine e risuonano agghiaccianti.

Si sentono sibilare frecce, il loro fischio le porta troppo vicine, i postiglioni rispondono col fuoco, uno guida come un forsennato, l’altro cerca di tamponare l’assalto dei guerrieri, nessuno di noi si affaccia, una freccia si conficca nella portiera, gli spari ora tacciono dopo un grido di dolore, la carrozza si ferma lentamente, gli indiani ci raggiungono, il gentiluomo impallidisce, “irochesi” ci dice “ la tribù più sanguinaria e feroce del West, non conoscono alcuna pietà per nessuno, se avete un dio che vi ascolti raccomandatevi a lui, non sperate pace o misericordia da lor, sperate solo in una morte veloce” gli si era risvegliata la parlantina, peccato che la usava a sproposito, raccontando che usavano torturare lentamente le loro vittime fino alla morte e mangiarne pezzi del corpo, usavano prendere donne bianche e bambine come prede di guerra, costringendole a essere le loro schiave e strappavano via gli scalpi facendone merce di scambio, alla fine sbottai “tacete una buona volta”, nel frattempo i guerrieri indiani ci avevano raggiunto, uno di questi in francese ci intimò di scendere, così facemmo, naturalmente scesi per prima, dopo di me il padre, tenendo per mano moglie e figlia, il gentiluomo scese per ultimo.

Colla coda dell’occhio notai che i tre compagni del guerriero erano rimasti indietro e ci tenevano sotto la mira degli archi, ma non si avvicinarono più di tanto, da lontano erano possenti guerrieri indossavano casacche di pelle di daino e pantaloni colle frange, nei capelli portavano piume, i loro visi erano dipinti coi colori che presumo fossero di guerra, ma non ne ero sicura, sembravano statue da quanto erano immobili, ma all’occorrenza sapevano muoversi colla rapidità e la pericolosità di un serpente, i miei unici contatti erano stati di ben altro genere, rispetto a questi, adesso il loro capo o quello che credo sia tale ci rivolge una lunga tirata in francese, di cui naturalmente non capiamo nulla, si vede che comprende la nostra incapacità e passa ad un inglese che pare stentato e dice “Io, Fortebraccio… loro potenti guerrieri” indicando i compagni, poi riprende” voi, carne da macello” e sputa per terra con disprezzo, la donna dietro di me si aggrappa al marito terrorizzata, più terrorizzato di lei, ma che cerca di far coraggio a lei ed alla piccola che nasconde il viso nella giacca del padre, fa veramente paura quella figura, dipinta con colori violenti fra cui il nero ed il giallo con strisce di rosso a nascondergli i lineamenti di uomo deciso a tutto per ottenere ciò che volesse.

Scende da cavallo ma non si avvicina, mi fa cenno di andare da lui, “vieni donna” quando sento un tono del genere di solito mi ribolle il sangue e forse è questo che mi fa tenere a bada la paura, ebbene sì lo ammetto…Auriel sa cosa sia la paura, per se per gli altri, ma la affronta a testa alta, si muore una volta sola, ma chi ha paura muore ogni giorno un poco e la paura non mi fermerà… mai, mi avvicino a lui piano a testa alta, non deve veder la paura nei miei occhi, potrà sopraffarmi tranquillamente, sono circa poco più della metà di lui, ma non gli darò la soddisfazione di mostrargli la mia paura, appena sono vicina mi prende davanti a se imprigionandomi con un braccio e puntando il machete che aveva al fianco alla mia gola, adesso indica il gentiluomo chiacchierone “ tu, porta qui tutto il denaro, e quello che ci sta di prezioso, svelto” alla faccia dell’inglese stentato, ma il machete alla gola chissà perché mi convince a star zitta, del resto la sua stretta mi soffoca, il gentiluomo si affretta a mettere denaro e gioielli in una borsa e sta per portargliela, ma Fortebraccio sibila “ Fermo” fa un cenno del capo ai guerrieri che mandano un paio di cavalli verso di noi, uno mi pare di conoscerlo, assomiglia così tanto al mio Pegaso che mi vengono i lucciconi, …va beh non mostrare paura al nemico, ma quando ci sta… ci sta.

La lama del machete brilla di un lucido splendore pare un gioiello rilucente al sole, il suo filo è un rasoio, appena poggia sulla mia pelle, e sento qualcosa scivolare piano, come piccole gocce, ma non ci sta dolore solo la consapevolezza che stavolta la storia di Auriel sta per terminare, in un assolato meriggio del West, non una morte da eroina, la morte non è mai tale, non si muore da eroi o da vili, la morte è solo una, ci sta lei e non ci sei più tu, vedo il terrore nel volto dei miei compagni di viaggio, pensano che sia finita anche per loro, Fortebraccio fa segno al gentiluomo di posare tutto sui due cavalli, anche la mia borsa che giaceva a terra dove l’avevo lasciata cadere sperando che non se ne accorgesse, e dove ci stavano tutti i denari vinti a poker, da Kublyk ecco che i due cavalli hanno più di quanto possano portare e la situazione par volgere al peggio, non ci sta nulla che si frapponga fra noi e la morte ora e probabilmente solo il coraggio di chi non ha più nulla da perdere mi fa tentare l’ultima carta che il destino mi ha messo in mano, barattare la mia vita per la loro, per quella dei miei compagni di viaggio e mi sento dire… sento la mia voce che dice in un sussurro” prendi me e lascia viver loro” una risata che stilla scherno mi risponde, dura, “ io prendo quello che voglio senza patti, tu verrai con me, loro moriranno” è stato tutto inutile, anche il mio tentativo, mi preparo al bacio mortale, alla gelida carezza dell’acciaio sulla mia pelle, l’unico bacio d’amore che riceverò in vita mia, un amore totale che da la morte in cambio della vita, sono lì pronta.
 
Ultima modifica di un moderatore:

DeletedUser

Guest
>> segue Assalto alla Diligenza

Un suono lontano si ode, par lo squillar delle trombe degli angeli, già son cosi vicina al punto di non ritorno da udirle o già son morta, ma ancora sento scorrere il sangue nelle vene, sento il freddo bacio dell’acciaio, il filo che morde appena la mia carne, ancora però le trombe risuonano, in lontananza e non sono solo io a sentirne il suono, Fortebraccio con un violento spintone mi manda addosso ai miei compagni, non sarebbe il capo che è se non capisse che avrei rallentato il loro muoversi rapido non sapendo quanti fossero i soldati che quella tromba annunciava, ed eccolo risalire a cavallo velocemente, prendere i cavalli col bottino e tornare verso i suoi guerrieri, non senza avermi prima lanciato uno sguardo che non prometteva nulla di buono, ero ancora la sua preda sfuggitagli per un caso fortuito, si allontanano velocemente, mentre la tromba si avvicina, ma solo un cavaliere arriva a gran velocità, nessun altro lo segue, appena giunge vicino lo riconosco subito è Malinconia, ma fa finta di non conoscermi e chiede cosa sia successo, smontando da cavallo, dato che vede la diligenza crivellata di frecce come fosse un istrice.

Tutti di colpo iniziano a parlare, meno io, sto ancora rigirando nel mio cervello due o tre cose che non mi convincono del tutto, la prima perché Malinconia finge di non conoscermi, la seconda che quegli indiani si tenevano troppo lontani, anche se lì per lì, ho pensato che fosse per tenerci meglio sotto tiro, poi il cavallo che somigliava al mio Pegaso, ed infine perché non abbia tagliato la mia candida gola dato che ero in suo potere, o perché non mi abbia portato con se come diceva di voler fare… intendiamoci non è che mi dispiaccia esser ancora viva… tutt’altro, ma i troppi misteri mi fanno pensare un bel po’, ma ecco che Malinconia si avvicina e mi sorride gentilmente prima di dire “milady voi che siete l’eroina di questa avventura volete venire per le cure al mio forte così darò l’allarme e cercheremo quei vigliacchi in tutte le gole in cui possano nascondersi” i miei compagni di viaggio, mi dicono di accettare solo io posso descrivere al comandante del forte, la banda di predoni indiani e solo lì posso curare la mia ferita grave, adesso mi ricordo d’esser ferita, grave quella? Davvero non san quel che dire, accosto la mano alla gola e la ritraggo sporca di sangue, del mio sangue, possibile che debba andare a finire sempre nel modo sbagliato per me? o magari è il mio giorno fortunato.

Anche il postiglione che credevamo morto si rialza adesso, era solo svenuto per un sobbalzo della diligenza, a questo punto non mi resta che accettare l’offerta di Malinconia, prendo la mano che mi tende per aiutarmi ad alzarmi, poi vado con lui verso il suo cavallo mentre la famigliola mi ricopre di benedizioni, la piccola mi fa ciao ciao colla manina ed il gentiluomo dice che mi ritroverà ovunque perché ha ammirato il mio coraggio e non lo dimenticherà più, come non dimenticherà la mia bellezza, unica e rara come un gioiello prezioso, le solite chiacchiere che fanno gli uomini, ecco che Malinconia sale a cavallo ed ancora mi tende la mano per aiutarmi a salire sul suo candido destriero, davanti a lui, ed ecco che fra la commozione di tutti ci allontaniamo viaggiando verso il sole che muore, viaggiando verso un forte immaginario che non vedo l’ora di ammirare… e di chiarire quello che ci sta da chiarire, prima con Malinconia, poi cogli altri, ma intanto viaggiamo nel riflesso del sole al tramonto, il soldato e la bella fanciulla del West fra le braccia del suo prode salvatore.
 
Ultima modifica di un moderatore:

DeletedUser

Guest
Un nuovo nome Iroquois

Ci inoltriamo nella prateria, seguendo il sole che scende all’orizzonte, sono molto stanca, l’avventura avuta mi ha scosso profondamente e mi sento uno straccetto, vorrei fare a Malinconia mille domande, ma non ne possiedo materialmente la forza, riesco solo a mettere la sciarpa bianca che mi ha dato alla gola per stagnare un poco il sangue, questa si tinge subito di rosso, anche se è superficiale, sanguina molto, mi appoggio al torace di Malinconia e chiudo gli occhi, non sprona il cavallo a correre, non ha fretta ora, l’andatura è di poco superiore al passo, anzi cerca di fare in modo di non procurarmi scosse eccessive, gli sono grata di queste attenzioni, non parla molto mi dice solo di stare tranquilla, è finito tutto ed ora sono al sicuro, lui baderà a che nessuno possa anche solo sfiorarmi con un dito, le sue braccia un sicuro rifugio, per adesso, il cavallo prosegue sicuro, quasi conoscesse da solo la via.

Arriviamo ad un accampamento provvisorio, anche se al momento appare deserto, sicuramente, gli altri non saranno molto lontani, appena il cavallo si ferma Malinconia scende, mi lascio scivolare fra le sue braccia e per fortuna ci sta lui a sorreggermi, non riesco neppure a reggermi, l’adrenalina fa brutti scherzi, quando cala rapidamente, ti lascia debole come un gattino bagnato, mi accompagna quasi sorreggendomi vicino al focolare, si è accorto che sto tremando violentemente, reazione ritardata, non ci sta nulla di meglio del calore e della presenza di qualcuno accanto per farla passare, mi fa sedere e si siede accanto a me, mi passa del caffè caldo e mi abbraccia ancora, restiamo così a guardare il sole che scende in un rosso trionfo di colore puro, che sfuma in lampi violetti e verde cupo per trascolorare piano.

La polvere all’orizzonte non mi stupisce più ormai lo so che il deserto non è poi così deserto, anzi è davvero affollatissimo sto cosi bene ora, a guardare il fuoco che arde piano dello stesso colore del tramonto e Malinconia che non parla ammira il tramonto con me, è uno di quei momenti dove la poesia leva le sue ali a portare in alto qualcosa che ci fa sentire al tempo stesso piccoli e grandi, piccoli granelli sperduti nel vendo caldo, ma grandi a comprendere che tutto fa parte di un unico disegno, di una stessa dimensione, che portiamo la natura dentro facendone parte, quei momenti che ti fanno apprezzare la bellezza unica della vita, il suo esistere, la sua unicità, tutti siamo importanti per l’equilibrio della natura, quel momento è li per noi, se non fossimo noi ad ammirarlo non avrebbe la stessa dimensione, non lo stesso significato, ne avrebbe un altro, magari lo stesso unico e bello, ma ora quel momento è nostro e nessuno lo potrà togliere, lo abbiamo vissuto noi e tale resterà nella mente di tutti e due.

La nube di polvere si avvicina, ma son sei cavalli e solo quattro occupati, un brivido mi scuote, Malinconia se ne accorge e mi stringe ancora di più, quasi a proteggermi, ora che son più vicini li vedo, sono gli indiani dell’attacco alla diligenza, cerco di sollevarmi e di mettere in guardia Malinconia, gli dico “attento…riparati, sono quelli che ci hanno attaccato" ma il suo abbraccio ora si fa morsa, non vuole che mi muova, ma perché, lo guardo in volto e sorride, ma che …diamine succede? Stanno per attaccarci e non si muove? In quel momento non so davvero che pensare, ora son vicinissimi, il primo a farsi avanti è Forte Braccio, il capo della banda, che guarda Malinconia e gli dice “bel lavoro, è filato tutto liscio” non riesco a credere a quello che sento, si conoscono e Malinconia mi impedisce di agire? che è d’accordo con loro? il mio sguardo chiaro splendente di fuochi verdi colmi di indignazione va dall’uno all’altro, che sta per succedere, non lo so, so solo che mi sento tradita da colui in cui avevo riposto fiducia.

Anche gli altri indiani ora sono vicini e riesco a distinguerli bene in volto, ed ecco che a momenti non inizio davvero ad urlare, dato che non son altro che Mad Dog Madison, Colomba e Kublyk, vestiti da indiani, ora viene il bello, tiro un sospirone per calmarmi e per iniziare a dirgliene quattro, mi divincolo dall’abbraccio di Malinconia, adesso le spiegazioni devono essere più che buone per farmi calmare, e devono essere più che esaustivi, li guardo uno per uno, fisso per poi dire “ bene adesso ditemi chiaramente quello che mi son persa per strada”, aspetto di sentire quello che hanno da dire prima di decidere se prendere la colt e sparare a cerchio o sospendere il giudizio e mettermi a ridere data la espressione che mostrano, chiaramente non si aspettavano la mia reazione, non so certo cosa pretendessero ma adesso sentiamo quel che hanno da dire.

Forte Braccio inizia a parlare, “Donna” al che lo guardo dolcemente e gli dico "già mi hai chiamato così, rifallo una terza volta e ti prometto che non lo farai ancora”, mi guarda come se avesse visto spuntarmi coda e baffi, magari sto pure bene non saprei e mi dice “come dovrei chiamarti uomo? Ho definito quello che sei, e di sicuro non sei un uomo” finisce con una occhiata divertita, non c’è che dire ha uno sguardo notevole, uno di quegli sguardi che… va beh non è poi così interessante, ma insomma decido di rispondergli “ da dove vengo io quel termine, di solito viene inteso in tono offensivo”, mi guarda con la sua aria da cercare di capire il perché e prosegue “ in natura ci sono uomini e donne e a volte variazioni sul tema, ma perché è offensivo dichiarare quello che si è?” alla faccia di chi non parlava inglese, fra poco mi aspetto una disquisizione filosofica sull’essere o meno umani a questo mondo, ma prosegue a parlare, anzi mi si avvicina, anche se molto piano, del resto ho in mano il mio coltello e non sa quanto sia brava o meno ad usarlo.

Appena abbastanza vicino, mi guarda coi suoi occhi scuri, e mi chiede gentilmente “posso?” al mio cenno d’assenso, mi toglie delicatamente la sciarpa insanguinata dalla gola, poi indietreggia, lo guardo stupita, il taglio era appena un graffio, e non sanguina più, solo la sciarpa è rossa di sangue ormai scuro, seguita a guardarmi fisso, mentre prende il coltello Bowie dalla cintura e lo accosta alla sua mano, quella con cui tiene la sciarpa, si procura un taglio alla mano con un gesto deciso e sempre guardandomi, mi dice “ ho ammirato il tuo coraggio alla diligenza, non hai mai corso alcun rischio, ma non lo sapevi, se fosse stato un vero attacco ti avrei preso prigioniera, ti avrei torturato personalmente e lentamente al mio campo fino alla tua morte e poco prima avrei preso il tuo scalpo tenendolo con me in tuo onore, ed avrei mangiato poi un pezzo del tuo fegato, del tuo cuore e del tuo cervello per assorbire in me la tua essenza e il tuo coraggio in modo che si unisse al mio, ma sei una persona che i miei amici considerano sacra e intoccabile,” indicando Malinconia, Mad Dog Madison, Kublik e Colomba, per proseguire poi “per questo saremo fratello e sorella di sangue” mentre mescola il sangue che esce dal taglio che si è procurato al palmo della mano, con quello sulla sciarpa di modo che si mescolino e restino uniti, poi ancora prosegue “ da questo momento il tuo nome iroquois per me sarà Sacajawea, ed il mio sangue è tuo, dovrai solo chiedere per averlo”.

Dire che sono basita è dire poco, decisamente son felicissima di avere evitato di essere il suo onorevole nemico, sull’aver meritato l’onore di essere sua sorella di sangue gliene ne sono grata e commossa, per lui deve essere un dono grandissimo da non dare a chiunque ma solo a persone che veramente ammira e ritiene speciali, detto da un guerriero come lui è veramente una cosa unica, per un momento resto senza parole, e di solito non è da me, ma in qualche modo devo donare a lui qualcosa che rivesta la medesima importanza simbolica, sovrappensiero, colla mancina sto inanellando una ciocca di capelli, ed ecco che comprendo improvvisamente cosa conti per lui, un rapido gesto e taglio la ciocca dei miei capelli col coltello, mai nessuna forbice li ha toccati, e sono una parte di me, arrotolo la ciocca sulla mia mano e vi pongo sopra un piccolo fiore giallo che sta vicino al mio piede e che raccolgo per poi porgerlo a lui “una parte della mia anima unita a madre terra” non so perché ma so che è la cosa giusta da fare, un dono per un dono, vedo che lo prende con attenzione e lo mette fra le cose che porta sempre con se.

Quel magico ed intenso momento è passato, poi ci sediamo tutti attorno al fuoco, a questo punto guardo un pò di traverso Mad, Kublyck, Colomba e Malinconia mentre gli dico “aspetto spiegazioni” nei loro occhi vedo una mescolarsi di sensazioni ed amozioni, ma quella che predomina è il divertimento, inizia a parlare Mad Dog Madison “il piano era pronto da tempo, intendo, l’assalto alla diligenza, poi il tuo tocco lo ha reso solo più perfetto” Kublyk aggiunge “senza di te sarebbe stato molto più difficile e rischioso restare al campo trapper” Colomba per parte sua aggiunge “ sei stata lo zuccherino della torta” coll’aria di chi si intende di …zucchero, e termina Malinconia dicendo “ nessuno mai ti avrebbe fatto del male, ne eravamo più che certi, sapevamo che il trasporto di quella diligenza era molto prezioso e non ci siamo sbagliati, è stato un buon bottino, più quello che deriva dalla partita a poker e che non era preventivato, ma ci sta bene lo stesso”, bella la loro certezza, a me son venute in mente mille cose che potevano andar storte, ma Mad soggiunge “ non ci siamo avvicinati perché ci avresti riconosciuto e la tua reazione non sarebbe stata genuina ma artificiale, e si sarebbe visto per questo non ti abbiamo detto nulla” ed io che credevo d’essere imperscrutabile, come ci si inganna a questo mondo.
 

DeletedUser

Guest
non mi sono perso una puntata!o_O.
Bellissimo, e molto ben strutturato:eek:
 

DeletedUser

Guest
Attorno al fuoco

In queste notti accade qualcosa di molto speciale è come se il riunirsi accanto al fuoco potesse in qualche maniera aprire un piccolo varco per mostrare un pezzetto dell’anima di ciascuno, a volte si deve poter fare, se ne sente la necessità, come se la notte potesse in qualche maniera capire, comprendere il motivo per cui si agisce in un modo piuttosto che in un altro, potesse sapere quale sia quello che si nasconde in noi, a volte anche a noi stessi, che non capiamo e ci sentiamo soli, soli di fronte a qualcosa troppo grande per noi che è spaventoso, è bellissimo ed incomprensibile e forse questo ci spinge a raccoglierci attorno ad un fuoco che allontani da noi le tenebre dell’anima, quelle tenebre da cui non v’è ritorno, che sentiamo incombere e premere su quella piccola fiammella che è la nostra luce e parliamo cercando di comprendere e far comprendere che non siamo mai soli, che quella paura, quella tenebra non ci avrà mai, finchè riusciremo a vedere l’altro da noi, specchio e legame, immagine e presenza.

Comincio io, ho in mano il mio coltello, non lo ho mai usato per ferire nessuno, sì posso essere in molti modi, anche non simpatici, non farei mai male a qualcuno, adesso e finora, ma se un giorno mi si chiedesse questo, sarei capace di farlo? Saprei por termine ad una vita o torturare od uccidere in nome di qualcosa o di qualcuno, di un principio o di un ideale oppure non agendo e causare così un danno ancora maggiore? Non lo so davvero, non conosco la risposta, ma non parlo di questo mentre le fiamme rosseggiano sulla superfice lucida rilasciando bagliori argentei e vermigli, parlo delle illusioni e dei sogni di una bimba cresciuta troppo sola che si ribellava ad un mondo che vedeva falso, dove una verità veniva usata per coprire una bugia, di vicoli stretti, dove il sole non entrava se non per pochissimo tempo, contrapposta ad una grande casa dove tutto riluceva di chiarezza e splendore che serviva ad accecare per non vedere quello che oscuro giaceva sottostante, intolleranza, pregiudizio ed orgoglio malinteso, Forte Braccio, Mad Dog Madison, Colomba, Kublyk e Malinconia mi ascoltavano, attenti, come se narrassi favole lontane da loro e sicuramente per quegli uomini lo erano.

Adesso parla Forte Braccio, le sue parole sanno di foresta, di neve, di grandi spazi aperti, profumano di aghi di pini, vi scorre il mormorio dei ruscelli, la voce possente dei grandi fiumi, ma narrano una vita dura spesso ai limiti del sopravvivere, di giochi rudi fra ragazzi già adulti prima di esserlo veramente, di guerrieri feroci che non conoscono riposo, parla di torture e del loro significato mistico, ma son racconti che trasudano sangue e morte e passione, quella passione che ti fa andare avanti anche quando credi tutto perduto, anche quando sei solo, anche di fronte al palo della tortura perché sai che oggi sei lì, domani potresti esservi legato, ed apprendi a farlo tu personalmente, se devi farlo devi farlo tu non delegare ad altri, le mani di lui paion grondare sangue, è orribile quel che racconta, tremendo farlo, osceno subirlo ed ascolto le sue parole, non vorrei davvero farlo ma seguo attenta anche se non vorrei, vorrei solo urlargli di tacere, ma mi accorgo di non aver voce bastante per far tacere, la voce di un popolo che attraverso le sue parole si erge fiero, narrando le sue storie.

Le sue parole graffiano la mente di chi sente, lacerano pregiudizi, fanno a pezzi convinzioni, non è un selvaggio assetato di sangue che parla, ma un uomo fiero di esser tale “ ho ucciso uomini in ogni modo, li ho strangolati tagliati a pezzi, affogati, bruciati vivi, seppelliti e persino soffocati nei loro stessi escrementi, non ho molta dolcezza nel cuore, sono un guerriero e lo sono sempre, uccido per vivere, uccidere è la mia vita, sono un guerriero, ma
il guerriero per noi é chi sacrifica se stesso per il bene degli altri, non farei mai quello che non sono disposto a subire, la mia vita conta solo per portare al mio popolo la possibilità di un altro giorno da vivere, lungo o corto che sia, per riuscire ad avere pace, una
"Pace non é solo il contrario di guerra,
non é solo lo spazio temporale tra due guerre.
Pace é di più. Pace è la Legge della vita.
E' quando noi agiamo in modo giusto
e quando tra ogni singolo essere regna la giustizia."


E ci parla della preghiera dei guerrieri del suo popolo, il popolo delle lunghe capanne, quella preghiera che rivolgono al grande spirito:

O grande Spirito, la cui voce ascolto nel vento, il cui respiro dà la vita al mondo, ascoltami.
Fa' che io possa vivere bene e che i miei occhi possano scorgere i rossi tramonti.
Rendi le mie mani rispettose delle cose che hai creato ed il mio orecchio attento alla tua voce.
Rendimi acuto affinchè io possa comprendere le cose che hai insegnato al mio popolo. Aiutami ad affrontare ogni cosa mostrando sempre forza e serenità in volto.
Fa' che io impari le lezioni che tu hai nascosto in ogni foglia ed in ogni roccia.
Aiutami a mantenere puri i pensieri e ad agire per aiutare gli altri.
Aiutami a provare compassione senza che la pietà mi travolga.
Cerco la forza non per essere più grande di mio fratello ma per combattere il mio più grande nemico: me stesso.
Fa' che io sia sempre pronto a venire a te con mani pulite e sguardo onesto.
Così, quando la vita declina come il sole al tramonto, possa il mio spirito giungere a te senza vergogna.


Poi parla di quelle lunghe case dove le donne vivono, e reggono le sorti di quel popolo, la cui linea di sangue è femminile e matrilineare e le matrone delle lunghe case avevano il dovere di decidere dei matrimoni nel loro clan; organizzavano e partecipavano nelle cerimonie religiose e nelle festività; potevano decidere della sorte dei prigionieri o quanto meno influenzare il pensiero del consiglio ed infine potevano esprimersi politicamente solo all’interno di un controllo maschile delle cariche e potevano parlare in consiglio, tramite un portavoce maschile e decidere quale capo eleggere ed eventualmente deporlo se considerato inadeguato al compito, gli uomini e le donne occupavano e gestivano differenti spazi vitali, i primi l’esterno e la foresta, le seconde l’interno e la radura del villaggio, che non erano separati secondo relazioni economiche o politiche, ma di parentela, definendo se stessi “Noi Che Appartengono Alla Tenda Estesa”.

Ci narra anche delle guerre che li dividevano, prima che fosse fondata la confederazione delle tribù, le 5 grandi che si riunirono in seguito ad un sogno di Hiawatha che divise le varie tribù in clan, e ad ogni clan assegnò un animale totem e ci racconta come avvenne:

“Seduto al margine della radura, in vista dei villaggio Mohawk, l'uomo fumava tranquillamente la pipa. Nelle foreste dei Nordest, questa era la buona regola di comportamento, in prossimità di un villaggio straniero. Significava: "Vengo in amicizia". I Mohawk si avvicinarono guardinghi: l'uomo era pur sempre un Urone, uno dei loro tradizionali nemici. Affermò di chiamarsi Deganawidah e di essere latore di un importante messaggio. Condotto dinanzi ai capi Mohawk, Deganawidah disse: "La mia mente è ispirata dal Signore della Vita. La mia missione è porre fine allo spargimento di sangue tra gli esseri umani. Il mio messaggio è che tutti i popoli dovranno amarsi e vivere assieme in pace". "E' un buon messaggio", dissero i capi. Così i bellicosi Mohawk, chiamati per la loro crudeltà "I mangiatori d'uomini", furono il primo popolo ad accettare la Grande Pace. Qualche tempo dopo, tra i Mohawk giunse Haiawatha, un nobile capo Ononda, in volontario esilio dalla sua tribù. Tra gli Irochesí una società di sciamani, le Facce False, curava i malati con l'ausilio di grottesche maschere di legno rappresentanti gli spiriti, talmente brutte da far scappare via il malanno. Anche Haiawatha aveva desiderato la pace. Ma il capo guerriero Tadodaho, dalla folle sete di sangue e dalla chioma attorcigliata come un groviglio di serpenti, l'aveva sconfitto con le sue arti magiche e gli aveva ucciso le figlie. Senza più seguaci, sconvolto dal dolore, Haiawatha era fuggito. Poi vi fu Deganawidah. Insieme, i due profeti portarono ai popoli vicini la Grande Pace: "Primo: la Buona Parola, che è rettitudine nell'agire e giustizia per tutti. Secondo: la Salute, che è mente sana in un corpo sano e la pace sulla terra. Terzo: la Forza, che è la fondazione di un'autorità civile, e l'aumento dei potere spirituale in accordo con il volere del Signore della Vita". Dopo i Mohawk, li ascoltarono gli Oneida. Poi i Cayuga e i Seneca. Restavano gli Onondaga. E, miracolosamente, anche il crudele Tadodaho fu redento dalla nuova dottrina di pace. Era nata la Lega delle Cinque Nazioni Irochesi.

Lo stesso clan era presente in tutte le tribù, così il clan dell'orso aveva appartenenti nei Cayuga, negli Oneida, negli Onondaga, nei Seneca, nei Mohawk e nei Tuscarora, questo univa la lega indissolubilmente essendo ogni clan solidale e protettivo verso i membri dello stesso di qualunque tribù fossero parte, Haiawatha fu eletto capo supremo della nazione e portò non solo la pace ma anche delle leggi uguali per tutti che in un primo tempo furono tramandate oralmente e in seguito incise sopra a speciali cinture che i capi dovevano portare per applicarle i wampum, cinture o fasce fatte con perline colorate ricavate da conchiglie, forate e poi tessute assieme. Per mezzo di differenti colori e simboli grafici, i wampum si possono leggere dai narratori di storie.

Queste leggi sono la base su cui fu costruita la costituzione degli Stati Uniti d'America.
 

DeletedUser

Guest
>> segue Attorno al fuoco

Poi guardandomi dice il canto di una donna rivolta all’uomo che sceglie come suo compagno:

Non mi interessa cosa fai per vivere, voglio sapere per cosa sospiri e
se rischi il tutto per trovare i sogni del tuo cuore. Non mi interessa
quanti anni hai, voglio sapere se ancora vuoi rischiare di sembrare stupido
per l'amore, per i sogni, per l'avventura di essere vivo. Non voglio sapere
che pianeti minacciano la tua luna, voglio sapere se hai toccato il centro
del tuo dolore, se sei rimasto aperto dopo i tradimenti della vita o se
ti sei rinchiuso per paura del dolore futuro. Voglio sapere se puoi sederti
con il dolore, il mio o il tuo; se puoi ballare pazzamente e lasciare l'estasi
riempirti fino alla punta delle dita senza prevenirti di cautela, di essere
realisti, o di ricordarci le limitazioni degli esseri umani. Non voglio
sapere se la storia che mi stai raccontando sia vera. Voglio sapere se
sei capace di deludere un altro per essere autentico a te stesso, se puoi
subire l'accusa di un tradimento e non tradire la tua anima. Voglio sapere
se sei fedele e quindi hai fiducia. Voglio sapere se sai vedere la bellezza
anche quando non è bella tutti i giorni. Se sei capace di far sorgere
la tua vita con la tua sola presenza. Voglio sapere se puoi vivere con
il fracasso, tuo o mio e continuare a gridare all'argento di una luna piena:
SI! Non mi interessa sapere dove abiti o quante ricchezze hai, mi interessa
se ti puoi alzare dopo una notte di dolore, triste o spaccato in due, e
fare quel che si deve fare per i bambini. Non mi interessa chi sei, o come
hai fatto per arrivare qui, voglio sapere se sapresti restare in mezzo
al fuoco con me e non retrocedere. Non voglio sapere cosa hai studiato,
o con chi o dove, voglio sapere cosa ti sostiene dentro, quando tutto il
resto non l'ha fatto. Voglio sapere se sai stare da solo con te stesso,
e se veramente ti piace la compagnia che hai …nei momenti vuoti” . (canto indiano)

Ora tace lasciando che le sue parole scendano al suolo pesanti come pietre, leggere come acqua che scorre lieve, ed è come se una tempesta fosse passata su di noi, violenta, improvvisa, ma che ha rinfrescato gli animi che ascoltano, solo il suo sorriso adesso illumina come il fuoco, non credo che abbia mai espresso così profondamente il suo pensiero, ma è come se un lampo per un attimo avesse illuminato le nostre menti, un lampo per lo spazio breve di un batter di ciglia, che ci lascia attoniti a far i conti coll’anima e la mente, una unione con ciò che non conoscevamo finora, e che adesso fa parte dei nostri ricordi.

Quell’impronta che ogni incontro lascia nella nostra mente, quelle conoscenze che ci fanno dire, *ho incontrato un fratello che per quanto lontano da me, posso comprendere, posso capire cosa lo spinge, posso intendere come anche questo viva una vita degna d’esser chiamata tale, anche se con un credo diverso e con usi diversi dai miei, ne migliori ne peggiori, solo diversi e che forse anche io, dal colore della pelle diverso dal suo, se fossi cresciuta in quella cultura potrei apprezzare ciò che ora mi ha fatto inorridire, esiste solo il posto dove nasci a far di te quello che sei, ma poi sei tu a dover scegliere chi e cosa essere e cosa fare di te e della tua vita e sei solo tu ad esser responsabile di questo, tu a scegliere il tuo destino*.

Ormai la notte scende rapidamente, le lingue del fuoco si levano alte, le stelle rifulgono nel cielo notturno, quel mix di emozioni e di sensazioni si rivela potente come due o tre bottiglie di quella roba che si stanno allegramente passando, decido di lasciarli soli a festeggiare, e mi ritiro, nel rifugio preparato alla bell’e meglio e che mi garantisce un pò di solitudine, ho bisogno di fermare quel mare che sembra essersi messo in movimento e volermi travolgere di colpo, saluto i miei compagni lasciandoli a congratularsi con se stessi per la buona riuscita di quel piano, realizzatosi brillantemente e senza intoppi di alcun genere e … buonanotte ragazzi.
 

DeletedUser5596

Guest
Ci meriteremo noi cani sciolti un trattamento così generoso e gentile?
Come è brava la cara Auriel ;)
E che bel cuore che ha...
 

DeletedUser

Guest
Ci meriteremo noi cani sciolti un trattamento così generoso e gentile?
Come è brava la cara Auriel ;)
E che bel cuore che ha...

Non mi interessa cosa fai per vivere, voglio sapere per cosa sospiri e
se rischi il tutto per trovare i sogni del tuo cuore. Non mi interessa
quanti anni hai, voglio sapere se ancora vuoi rischiare di sembrare stupido
per l'amore, per i sogni, per l'avventura di essere vivo. Non voglio sapere
che pianeti minacciano la tua luna, voglio sapere se hai toccato il centro
del tuo dolore, se sei rimasto aperto dopo i tradimenti della vita o se
ti sei rinchiuso per paura del dolore futuro. Voglio sapere se puoi sederti
con il dolore, il mio o il tuo; se puoi ballare pazzamente e lasciare l'estasi
riempirti fino alla punta delle dita senza prevenirti di cautela, di essere
realisti, o di ricordarci le limitazioni degli esseri umani. Non voglio
sapere se la storia che mi stai raccontando sia vera. Voglio sapere se
sei capace di deludere un altro per essere autentico a te stesso, se puoi
subire l'accusa di un tradimento e non tradire la tua anima. Voglio sapere
se sei fedele e quindi hai fiducia. Voglio sapere se sai vedere la bellezza
anche quando non è bella tutti i giorni. Se sei capace di far sorgere
la tua vita con la tua sola presenza. Voglio sapere se puoi vivere con
il fracasso, tuo o mio e continuare a gridare all'argento di una luna piena:
SI! Non mi interessa sapere dove abiti o quante ricchezze hai, mi interessa
se ti puoi alzare dopo una notte di dolore, triste o spaccato in due, e
fare quel che si deve fare per i bambini. Non mi interessa chi sei, o come
hai fatto per arrivare qui, voglio sapere se sapresti restare in mezzo
al fuoco con me e non retrocedere. Non voglio sapere cosa hai studiato,
o con chi o dove, voglio sapere cosa ti sostiene dentro, quando tutto il
resto non l'ha fatto. Voglio sapere se sai stare da solo con te stesso,
e se veramente ti piace la compagnia che hai …nei momenti vuoti” . (canto indiano)

:censored:
 

DeletedUser

Guest
Assalto al treno per Yumax

Il giorno dopo arriva, ancora una volta il sole brilla all’orizzonte, il caffè già borbotta nella cuccuma, nel bivacco spira aria d’attesa, ma ancora non si sa di cosa, in ogni caso, mai stare senza caffè la mattina, non riesco ad ingranare per nulla, un mio difetto sicuro, ma ad un buon caffè non resisto, caldo, nero, forte e bollente, solo dopo averlo bevuto inizio a ragionare e guardarmi intorno, guardo i miei compagni, strano hanno l’aria più innocente del mondo, per quanto poco possa averlo frequentati, mi accorgo che un fuoco sta covando sotto la cenere, un fuoco che aspetta solo di essere alimentato, Forte Braccio, pare in comunione con la madre terra, credo di aver già detto che un indiano o nativo americano, come meglio pare, se decide di stare immobile pare una statua di marmo rosso, Kublyk passa il tempo smazzando le carte e facendole girare velocemente, è affascinante guardarlo, le sue mani son velocissime, Mad Dog Madison, guarda lontano coll’aria di chi aspetta una notizia portata da qualcuno e Malinconia siede accanto a me sorbendo la sua tazza di caffè con aria meditabonda, Colomba dal canto suo è vicino ai cavalli come se stesse controllando qualcosa, bel quintetto di amici.

Troppo silenzio ha il potere di innervosirmi un bel po’ e quando sono nervosa giocherello con il mio coltello fino a che dopo un poco sbotto “ma che cosa stiamo aspettando” Fortebraccio mi guarda con l’aria di chi dica, *pazienza sorellina*, Malinconia mi dice “ma nulla stiamo qui a riposarci” gli altri tre non proferiscono verbo, si limitano a guardarmi, …fra un poco esplodo e caccio un urlo che a confronto le grida di guerra delle battaglie sembrano deboli squittii di topolini, non devono conoscere bene l’estensione vocale che posso raggiungere se debitamente incoraggiata e ci siamo molto vicino, ma ecco all’orizzonte la solita nuvoletta di polvere che s’avvicina rapida, ma pare un solo cavaliere, che man mano s’avvicina.

Arriva vicino a Colomba , smonta rapido come un fulmine a ciel sereno si avvicina al fuoco che arde ed al caffè che profuma, mi guarda e sbraita “chi è quella” , a questo punto una precisazione è necessaria, già lo sbraitare così senza motivo è altamente ineducato, rivolgersi ad una signora con quel tono non ne parliamo proprio, lasciarsi andare ad intemperanze verbali, oltre ad essere inappropriato, non è molto elegante e per di più parlare di me in terza persona come se non ci fossi, beh non ho certo la pazienza di Giobbe, lo squadro dal basso in alto, con estrema indifferenza, ma l’effetto è garantito, è con voce angelica, gli chiedo a chi mai possa riferirsi con quell’epiteto così generalizzato, guardandomi poi intorno, con aria interrogativa, una delle mie interpretazioni più riuscite, devo ammetterlo, sissì, Malinconia sogghigna apertamente, anche Forte Braccio non riesce del tutto a nascondersi dietro la sua imperturbabilità, dagli altri silenzio divertito, voglion vedere come va a finire fra noi.

Presto detto, il mio sguardo torna sullo sconosciuto e la mia voce angelica che dichiara, come se mi trovassi ad una festa da ballo, nella più pura società, “ piacere di fare la vostra conoscenza Mylord, il mio nome è Auriel”, il suo colore iniziava a diventare piuttosto acceso, il mio tono sempre più svagato e leggero mentre continuavo “non credo che ci abbiano presentato …Mylord” col più elegante accento londinese che conoscessi, a questo punto Mad Dog Madison ci fa il dono di una sua parola, un intervento volto a calmare le acque ed impedire il fortunale che si stava addensando rapidamente, “Daxson, lascia perdere, è Auriel, una amica”, a questo punto Daxson fa per protestare che non mi conosce e non si deve far amicizia con estranei, soprattutto donne, hanno la lingua troppo lunga, si prospetta veramente una amicizia forte ed a prova di Colt, se va avanti a questo modo, una mia risposta adatta a questo sproloquio viene interrotta sul nascere da Malinconia che avvisa Daxson di non tirare troppo la corda, lo guardo come a chiedergli perché mi abbia interrotto sul più bello quando Kublyk, gli dice “stavamo aspettando te e le notizie che porti, muoviti” mentre Colomba che si è avvicinato interviene, “ forza con queste notizie” Daxson non è molto convinto e con uno sguardo che lascia chiaramente capire come la pensa, non pare convinto, chissà perché, comunque lui fa buon viso a cattiva sorte, secondo il suo modo di vedere ed io …lo ammetto non sono proprio disposta a concedergli il beneficio del dubbio, sentirmi definire “quella” ancora mi ribolle il sangue e medito come fargliela scontare, più prima che poi, ma son curiosa di conoscere le notizie di cui par essere latore.

Brevemente espone le notizie, suo fratello Kain a cui è molto legato, lo ha informato che la ferrovia sta collocando nuovi binari in direzione ovest, facendo arrivare uomini e materiali e che sta viaggiando un treno speciale con un grosso quantitativo di denaro, dollaroni sonanti e fruscianti per le spese, ecco che vedo brillare gli occhi di tutti, Forte Braccio la reputa una buona occasione per danneggiare il cavallo di ferro che sta distruggendo pascoli e terreni, disperdendo ed eliminando le grandi mandrie di bufali che assicurano la vita per la sua gente, Mad Dog Madison la ritiene un buon modo per arrivare a dollari facili, Kublyk, beh per lui è un’ennesima avventura da vivere, per Malinconia… forse un’ombra nel suo sguardo, ma che passa subitanea come una nube scura, per Colomba forse un modo per esprimere la sua avversione per tutto quello che comporta legalità e …per un pugno di dollari in più è disposto a tutto.

Ora la ideazione di un piano che assicuri un buon bottino, da potersi poi spendere in pace, altrimenti serve a poco, nessuno lo ha mai portato con se altrove da questa terra aspra e dura, si dice che le ricchezze non contino, ma è meglio piangere in carrozza ed abiti eleganti che in stracci, non sono molto d’accordo con questo modo di vedere, ma sentiamo il piano che viene formulato da Mad Dog Madison, semplice e lineare, del resto, io e Malinconia, che siamo le persone meno sospettabili del Wild Wild West, saliamo sul treno alla stazione vicino, diretti alla città di Yumax, una coppia ideale, un soldato e la sua dolce metà che si trasferiscono al forte vicino alla città, anche Kublyk, un gentiluomo che si traferisce in un’altra città, ma il suo compito sarà occuparsi del macchinista, far sì che si fermi al momento giusto, alla cisterna per il rifornimento dell’acqua, e Mad, Forte Braccio, Colomba e Daxson aspetteranno il treno a quella fermata.

Io, Malinconia e Kublyk ci dirigiamo alla stazione di ferrovia, mostrando di non conoscerci, aspettiamo il treno, e saliamo io e Malinconia seduti vicini a guardarci con aria sognante, mi riesce bene devo dire, anche senza sforzarmi più di tanto ed ogni tanto lancio un’occhiata distratta a Kublyk come per caso, per poi riportare la mia attenzione totale al soldato in blu accanto a me, ma adesso siamo giunti nei pressi della cisterna, Kublyk, consulta il cipollone che ha con se e si alza accostandosi alla porta che separa la carrozza dal vagone del macchinista, apre la porta portandosi sul predellino, come a prendere una boccata d’aria e richiude la porta dietro se, di li a poco ecco che il treno si ferma, una lunga frenata ed il vapore che esce dalla caldaia fischiando, la cisterna è li, ecco che sul treno salgono i banditi, assieme all’indiano, tengono sotto mira i presenti, Malinconia fa per intervenire, come deve fare un soldato, ma ecco che vengo messa sotto il tiro delle armi e presa in ostaggio da Colomba, Malinconia viene costretto a consegnare la sua arma, pena ritorsioni su me, i banditi depredano i viaggiatori facendosi consegnare, gioie dollari e preziosi, poi scendono dalla carrozza passeggeri portandomi con loro, Malinconia prontamente li insegue tra gli sguardi di ammirazione dei presenti.

Colomba mi trascina via rudemente, e mi fa salire sul suo cavallo, con modi poco gentili, devo dire, ma gli faro rimostranze adeguate al momento giusto, e si allontana velocemente, inseguito da Malinconia deciso a salvare la sua fanciulla del West dal bieco e selvaggio rapitore, le dame presenti lo ammirano con aria sognante desiderando d'esser loro eroine e protagoniste d'una simile grande storia d'amore e di passione e di violenza, l'inseguimento si fa serrato ed in breve ci porta fuori dalla linea di tiro.

Nel frattempo gli altri son saliti sulla carrozza portavalori, impadronendosi del contenuto della cassaforte, legando ed imbavagliando il Marshal federale che scortava i valori, poi ecco che scendono e si danno alla fuga conducendomi con loro mentre Malinconia li insegue cercando di salvare la sua amata, ma ecco che il Marshal si libera e fa fuoco sui banditi che fuggono insieme ad altri uomini, le pallottole fischiano, l’aria è piena di piombo, si incrociano le pallottole, fra la polvere dei cavalli ci allontaniamo da quel treno, il cavallo di Mad Dog Madison viene colpito, rallenta, noi siamo ormai fuori tiro, però si continua a sparare, ancora, per cercare di dar tempo a Mad di raggiungerci, ma ecco che Mad si ferma, ci fa segno col cappello di andare, una gragnuola di pallottole si abbatte su di lui, si ferma, impavido di fronte al fuoco, e risponde per dar tempo a noi di andarcene, per lui è ormai finita, affronta la morte a testa alta come ha affrontato la vita, lo vedo, fra le lacrime cadere abbattuto dal soverchiante fuoco dei Federali, nei giorni futuri a venire, sarà cantato come uno dei più feroci e spietati banditi che il Selvaggio West abbia mai calpestato, il suo nome sarà leggenda, Mad Dog Madison.
 

DeletedUser

Guest
madonna veramente bellissimo...mai pensato di fare la scrittrice??

oppure magari già lo sei :D

Povero :bang: MAD..ahahah
 

DeletedUser

Guest
Auriel....
mi sono registrato solo per te nel forum
perchè i miei pensieri sono qualcosa che la mia anima teme,e non riesco mai ad esprimerli in parole.....
vorrei dirti,che sei una creatura speciale, che bevo ogni tua parola... e sono assetato di te.
Come se tu fossi i il sapore d'acqua di fonte sulle mie labbra riarse ....
 

DeletedUser

Guest
veramente fantastico......hai una scrittura scorrevole e molto bella da leggere.
Non ho parole per descrivere le emozioni che sto provando in questo momento
 

DeletedUser

Guest
Auriel mia principessa....

:bang:

ho finito di sparare a salve....
ti leggerò ogni giorno mia sirena ....
raggiungo mad dog madison,
devotamente tuo
Fabio
 

DeletedUser

Guest
polvere d'oro

ciao auriel , volevo chiederti se per trovare la polvere d'oro è più facile col fazzoletto da novellino , fammi sapere sono ai totem . ciao gian .:OK:
 
In cima